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UBI ERAT LUPA
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| 05 Novembre 2020

La scomparsa dell’archeologa Antonietta Boninu

Antonietta Boninu se ne è andata a 72 anni il 30 ottobre scorso, in silenzio, con stile, senza raccontarci nulla della malattia che l’aveva colpita quasi sei mesi fa e che ha affrontato negli ultimi giorni assieme al suo parroco don Massimiliano Salis a Mater Ecclesiae : la vogliamo ricordare oggi come storica direttrice della Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro, antica compagna di studi e di mille progetti comuni, indimenticabile amica e generosa studiosa della Sardegna.

L’avevamo conosciuta alla Facoltà di Lettere a Cagliari, dove era stata allieva di Piero Meloni e Giovanna Sotgiu, per poi laurearsi con Mario Torelli in archeologia classica, con una tesi intitolata Catalogo della ceramica "sigillata chiara africana" del Museo di Cagliari (pubblicata nel 1972 sulla rivista diretta da Giovanni Lilliu “Studi Sardi”); un argomento che avrebbe segnato una vera e propria svolta non solo negli studi sulle relazioni tra Africa e Sardegna ma anche sulla classificazione scientifica dei materiali e sulle fabbriche di ceramica da mensa e in «sigillata chiara», di ceramica da cucina e di lucerne, precisando cronologie, trasferimenti per nave e mercati transmarini delle officine africane. La sua classificazione avrebbe permesso negli anni successivi di datare gli strati degli scavi anche in siti urbani o ostiensi.

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Scritto da Administrator | 01 Novembre 2020

I risultati V Edizione del premio "Giancarlo Susini"

Cecilia Ricci Presidente della Società Scientifica “Terra Italia” e Attilio Mastino direttore del Periodico internazionale di Epigrafia “Epigraphica” anche a nome delle Edizioni Fratelli Lega hanno proclamato il 26 ottobre 2020  il vincitore della V edizione del <<Premio Giancarlo Susini>>, in occasione di un collegamento Zoom promosso per una conferenza di Hernán Gonzáles Bordas (Bordeaux) e di Ali Cherif (Tunisi) su  Le grandi iscrizioni agrarie dell’Africa, la lex Hadriana de rudibus agris, conferenza nella quale sono stati generosamente presentati numerosi dati inediti su uno dei temi centrali della ricerca epigrafica in Tunisia negli ultimi anni. Grazie alla collaborazione della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine, erano collegati oltre 60 specialisti, studiosi di molte sedi e centri di ricerca della Francia, della Spagna, dell’Austria, dell’Italia e molti studenti, dottorandi o laureandi, delle Università di Bologna, Campobasso, Cagliari e Sassari.

La conferenza è stata seguita da un ampio dibattito al quale hanno partecipato tra gli altri Francesca Cenerini, Antonio Corda, Antonio Ibba, Sergio Lazzarini, Paola Ruggeri.

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| 20 Settembre 2020

La scomparsa dell’archeologo Mario Torelli (1937- 2020)

È scomparso il 16 settembre a Palermo un gigante dell’archeologia italiana, Mario Torelli: laureato a Roma nel 1960, ispettore presso la Soprintendenza dell’Etruria Meridionale, aveva partecipato nel 1968 al primo concorso di Epigrafia Latina in Italia bandito dall’Università di Cagliari e poi aveva preso servizio l’anno dopo come professore aggregato di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana, facendosi amare dagli allievi con quel suo primo seminario sull’isola sacra di Delos e per i decennali scavi del santuario greco di Gravisca, l’antico porto di Tarquinia.

Nel 1975 è stato chiamato a Perugia come professore ordinario, poi visiting in decine di università straniere,  membro di Società scientifiche (la nostra Scuola archeologica italiana di Cartagine) e di Accademie italiane (l’Accademia Nazionale dei Lincei) e straniere, direttore della rivista di antichistica “Ostraka”.

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| 02 Giugno 2020

Presentazione del volume L’epigrafia del Nord Africa: novità, riletture, nuove sintesi, a cura d. S. Aounallah, A. Mastino, Collana Epigrafia e antichità, 45, Faenza 2020, pp. 13-14

È davvero un onore per noi presentare questo volume dedicato a «L’epigrafia del Nord Africa: novità, riletture, nuove sintesi», all’interno della collana “Epigrafia e antichità”: lo facciamo con emozione e gratitudine ricordando Angela Donati,  Christine Hamdoune e Enrique Gozalbes Cravioto e tornando indietro fino a quel lontano dicembre 1983 quando si svolse il primo dei convegni de “L’Africa Romana” fortemente voluti da Giancarlo Susini, Marcel Le Glay, Hédi Slim.

Avevano partecipato a quel primo incontro anche Giorgio Bejor, Naidé Ferchiou, Ammar Mahjoubi, Sandro Schipani, Latifa Slim, Giovanna Sotgiu, Cinzia Vismara, Raimondo Zucca e tanti altri, molti colleghi delle Soprintendenze e i nostri studenti. Negli anni successivi, si sarebbero aggiunti tutti i più illustri maestri dell’archeologia nord-africana, con il diretto coinvolgimento di tante prestigiose istituzioni.

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Scritto da Administrator | 01 Marzo 2020

60° edizione del Premio Letterario città di Ozieri
Ozieri, 29 febbraio 2020
Saluto di Attilio Mastino, Presidente della Giuria

Questa performance della Banda della Brigata Sassari, queste note meravigliose ci ricordano come la Brigata Sassari sia patrimonio comune della Sardegna, e come la storia di questo reparto militare così caratterizzato sia intrecciata con la storia delle famiglie e di ciascuno di noi, cioè con la storia dei Sardi e dell'intera Isola. La Brigata ha conservato un rapporto profondo con le persone, con le famiglie, con le istituzioni della Sardegna ed eredita oggi un patrimonio di sentimenti e di affetti che non si perdono. La banda testimonia questo senso di appartenenza, il valore identitario, il contenuto di relazioni e di rapporti, le radici profonde, una simpatia davvero unica e una vicinanza.

L’Identità diventa un concetto fondamentale nel mondo che ci è dato di vivere e di conoscere, Identità come un valore positivo fatto non di chiusure su noi stessi verso una realtà tribale ripiegata sul proprio ombelico ma esattamente al contrario, facendo leva proprio sulla consapevolezza della ricchezza della nostra storia e sull’esigenza dell’incontro con l’altro.  Anche attraverso i dati sulla composizione della truppa e sull’origine geografica degli ufficiali della Brigata Sassari emerge questo straordinario radicamento nel territorio.

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Scritto da Administrator | 25 Gennaio 2020

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Convegno internazionale “La Sardegna e il Mediterraneo: dall’archeologia alla società”.
Studi e ricerche in memoria di Ercole Contu
Sassari, 17-18 Gennaio 2020, Aula Magna, Piazza Università 21
Attilio Mastino, Ossi. Eracle e le Esperidi: le ninfe della Sardegna nell’Occidente
Mediterraneo mitico

In questa sede, partendo dal culto di Eracle ben documentato in tutta la Sardegna (da Antas a Tharros, da Olbia a Posada, da Cagliari a Serri, infine Padria), ci concentreremo su un aspetto circoscritto, il mito delle Esperidi figlie di Forco re della Sardegna e della Corsica, riprendendo in mano il bronzetto scoperto  ad Ossi nel 1938 in località Monte Mammas, sulla piana di Bilikennor presso le rovine romane di età imperiale e il successivo insediamento medioevale: il cimelio  <<raffigurante Ercole, alto cm . 7,2 in ottimo stato di conservazione, di accurata fattura e di notevole valore artistico>> fu donato da Michele Macis nel 1956 al Museo Nazionale Sanna in Sassari.

Il bronzetto, che raffigura il figlio di Giove e di Alcmena, il fratellastro di Ificle figlio legittimo di Anfitrione, fu studiato in maniera magistrale da Ercole Contu su “Archeologia Classica” del 1960, con un sguardo sui possibili modelli, forse con qualche eccesso spaziando da Policleto a Lisippo, da Prassitele a Scopas e così via; articolo ripreso e commentato nel 1981 da Robert J. Rowlad jr.. e più recentemente discusso da Pina Derudas e da Maria Pieranna Masala, soprattutto da Rubens d’Oriano nel catalogo del volume curato da Paolo Bernardini e Raimondo Zucca, Il Mediterraneo di Herakles. Da ultimo Giovanni Azzena e Enrico Petruzzi hanno rilanciato il tema della localizzazione di Ad Herculem nella Sardegna nord-occidentale, richiamando l’attenzione sulla lastra marmorea rinvenuta all’inizio dell’Ottocento nel sito dove sarebbe sorto il Palazzo di Città a Sassari, con la raffigurazione di Eracle che doma le cavalle antropofaghe di Diomede (VIII fatica).

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Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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