Stimoli e delusioni nel post-Concilio
Facoltà Teologica della Sardegna
Intervento del prof. Attilio Mastino
Sassari, 12 aprile 2013
Cari amici,
cinquanta anni fa, l'11 ottobre 1962 all'immediata vigilia della crisi per i missili sovietici a Cuba, con il discorso Gaudet Mater Ecclesia Giovanni XXIII apriva a Roma il XXI Concilio Ecumenico, il Vaticano II, l'evento più notevole della chiesa del secolo scorso, quasi un vessillo innalzato tra le nazioni, un evento di profezia e di resurrezione: il Papa chiedeva che la Chiesa riprendesse a parlare con il mondo, anziché arroccarsi su posizioni difensive e interpretasse positivamente i “segni dei tempi”, riprendendo la polemica di Cristo con Farisei e Sadducei riferita da Matteo 16,3: <<Quando si fa sera, voi dite: "Bel tempo, perché il cielo rosseggia!" e la mattina dite: "Oggi tempesta, perché il cielo rosseggia cupo!" L'aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni dei tempi non riuscite a discernerli?>>. Nella stessa serata, forse ispirandosi proprio al vangelo di Matteo, Giovanni XXIII improvvisava quel discorso della luna che ci è rimasto nel cuore e che rende bene l'offerta di amore al mondo che stava dietro la convocazione del Concilio.
Temi che Paolo VI nel suo primo radiomessaggio del 22 giugno 1963 avrebbe poi interpretato a suo modo, ponendo tra i principali obiettivi del Concilio il rinnovamento della chiesa cattolica e il dialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo. Pochi mesi dopo, il 22 novembre successivo sarebbe stato ucciso a Dallas il Presidente Kennedy.
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