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UBI ERAT LUPA
UBI ERAT LUPA

Scritto da Administrator | 06 Giugno 2016

Nicola Tanda, 22 dicembre 1928 – Londra 4 giugno 2016

È scomparso ieri a 88 anni di età a Londra, assistito dal figlio Ugo, il nostro maestro e amico Nicola Tanda, presidente onorario della giuria del Premio Ozieri e attivo protagonista di altri importanti Premi letterari in Sardegna, punto di riferimento per tante generazioni di poeti e scrittori sardi. La lunga stagione di Nicola Tanda ha avuto molti successi e molta forza. Sullo sfondo c‘è una scelta non scontata, la progressiva codificazione e circolazione letteraria plurilingue che è alla base anche dell’edizione del Premio Ozieri negli ultimi anni.

Presiedeva il Centro di studi filologici sardi nato nel 1980 e ne ha diretto la collana, che continua a pubblicare (con la casa editrice Cuec) le edizioni critiche delle opere degli scrittori sardi. Il Centro promuove gli studi sulla cultura sarda e sulle lingue impiegate nell'uso scritto in Sardegna in epoca medioevale e moderna. Dirigeva inoltre la collana di letteratura sarda plurilingue “La biblioteca di Babele”, che ha scoperto progressivamente intelligenze nascoste, facendo emergere molti colleghi, allievi, autori non sempre noti. Dal 1997 faceva parte del Consiglio direttivo nazionale dell'Associazione Internazionale per gli Studi di Lingua e Letteratura Italiana.

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Scritto da Administrator | 31 Maggio 2016

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Presentazione del volume di Paolo Savona
Dalla fine del laissez-faire alla fine della liberal-democrazia.
L’attrazione fatale per la giustizia sociale e la molla di una nuova rivoluzione sociale
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Rubettino, 2016
Sassari, martedì 31 maggio 2016

Solo la mia incoscienza può giustificare il fatto che io abbia accettato l’invito di Carlo Delfino e oggi sia seduto qui a questo tavolo a presentare questo difficile e ruvido volume  di Paolo Savona, un vero e proprio manuale per studiosi di economia, dedicato alla formazione dei giovani economisti, che in modo inusuale si muove lungo i secoli, attraversa la storia e si interessa delle radici filosofiche del pensiero politico, partendo da figure che amiamo, come Pericle, Platone, Aristotele ad Atene, Cicerone, Orazio e Marco Aurelio a Roma, Agostino a Ippona, fino ai grandi pensatori dei nostri tempi, tra i quali James McGill Buchanan scomparso negli Stati Uniti appena tre anni fa, Ralf Gustav Dahrendorf in Germania e Robert Nozick a Cambridge, ultimo dei 100 componenti il Pantheon dei liberali più amati dall’autore. Proprio in Inghilterra, nel Nuffield College dell’Università di Oxford del resto questo libro è stato scritto, a breve distanza da quel Christ Church College fondato dal Cardinale Thomas Wolsey sotto Enrico VIII, dove anch’io ho studiato per qualche tempo l’epigrafia romana, frequentando l’annessa cattedrale anglicana e mangiando nella grande sala decorata coi ritratti dei professori, con sulla tavola  i piatti e le posate che ostentano lo stemma cardinalizio cinquecentesco. Un rimpianto lontano per la chiesa di Roma.  Luoghi che amiamo per la dimensione raccolta dei centri di ricerca, degli archivi,  delle biblioteche, perfino dei musei, ma anche per i fiumi e i canali con le  gare di canottaggio, i ponti, i boschi, il verde dei prati, gli edifici gotici e medioevali, soprattutto per il silenzio e il rispetto verso chi è impegnato in una ricerca.

Ma questo lavoro in realtà è iniziato nel silenzio e nella bellezza della natura di San Giovanni di Sinis in Sardegna, per opera di un autore che in un’altra vita ho conosciuto come ministro dell’industria del commercio e dell’artigianato nel Governo Ciampi, nel 1993, quando rappresentavo la Provincia di Nuoro nel grandissimo tavolo di confronto di Via Veneto, sopra la scalinata monumentale. Tempi lontanissimi e davvero oggi rimpianti, soprattutto per questa capacità del Ministro di ascoltare, di costruire, di affrontare i problemi, fi fare sintesi – lo abbiamo constatato stasera – senza trascurare l’ironia.

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Scritto da Administrator | 31 Maggio 2016

 

Roma, 12 maggio 2016 – Istituto Nazionale di Studi Romani, Piazza Cavalieri di Malta, 2
PRESENTAZIONE DEL VOLUME

Atti del XX Convegno Internazionale di studi “L’Africa romana. Momenti di continuità e rottura: bilancio di trent’anni di convegni” (Alghero - Porto Conte Ricerche, 26-29 settembre 2013). A cura di Paola Ruggeri (con la collaborazione di Maria Bastiana Cocco, Alberto Gavini, Edgardo Badaracco, Pierpaolo Longu). Tre volumi. Carocci editore, Roma 2015

PER INIZIATIVA DEL CENTRO DI STUDI INTERDISCIPLINARI SULLE PROVINCE ROMANE DELL’UNIVERSITÀ DI SASSARI E DELL’ISTITUTO NAZIONALE  DI STUDI ROMANI

  • Saluto di Paolo Sommella, Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi Romani
  • Saluto di Marco Milanese, Direttore del Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione dell’Università di Sassari
  • Introduzione di Attilio Mastino, coordinatore del Dottorato di ricerca in Archeologia dell’Università di Sassari
  • Presentazione di Sergio Ribichini, Scuola Archeologica Italiana di Cartagine
  • Presentazione di Isabel Rodà de Llanza, Universitat Autònoma de Barcelona, Ciències de l’Antiguitat i de l’Edat Mitjana Department
  • Conclusioni di Mario Mazza, Accademia Nazionale dei Lincei
  • Presentazione della Rivista "Cartagine Studi e Ricerche" e della "Collana di Monografie della SAIC" di Antonio M. Corda, Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell'Università degli studi di Cagliari
  • Firma dell’accordo tra l’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle della Tunisia e la Scuola Archeologica Italiana di Cartagine
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Scritto da Administrator | 21 Maggio 2016

La scomparsa di Pinuccio Sciola (San Sperate, 15 marzo 1942 – Cagliari, 13 maggio 2016)

Con grande dolore comunico la scomparsa dell’amico Pinuccio Sciola, ricordandolo con le parole di qualche anno fa, a proposito del libro di Ottavio Olita su San Sperate e poi del romanzo Il futuro sospeso, che racconta la guarigione del protagonista. Per un singolare gioco beffardo del destino, mentre Ottavio esce dall’angoscia della malattia, l’amico di sempre Pinuccio Sciola scopre in parallelo di avere un tumore, racconta sulla stampa la diagnosi e la sentenza dei medici, l’operazione che ha rimosso lo stomaco, la stanchezza estenuante che ora lo tormenta. Ma anche lui riprende a vivere e a sognare, a raccontarsi come a Banari, a Bosa, a Sassari, in tanti altri luoghi, a piedi scalzi, con la voglia di utilizzare al meglio il tempo che ormai gli rimaneva, di coltivare le amicizie vere, di indicare una strada per coloro che sarebbero venuti dopo di lui.

La lunga primavera di San Sperate è iniziata cinquanta anni fa, nel 1968, all’indomani del viaggio di Pinuccio Sciola in Spagna e poi nella Parigi sconvolta dal vento della contestazione del maggio studentesco e poi in Messico, alla ricerca di una dimensione mitica immaginata e desiderata a lungo: col volume su San Sperate curato da Ottavio Olita siamo condotti per mano attraverso le interviste dei tanti protagonisti di allora a riscoprire le ragioni per le quali il paese contadino del Campidano è uscito da un sonno millenario, quando i suoi abitanti tutti all’improvviso si sono appassionati di arte, hanno creduto nella rivoluzione del sorriso, hanno compiuto un percorso culturale che è stato anche un’esperienza collettiva che possiamo riconoscere ormai entrata nella storia della Sardegna. Le immagini in bianco e nero raccontano più delle parole con una profondità di campo che impressiona, fanno rivivere i tempi lontani del grigio paese di fango dall’aspetto spettrale che all’improvviso è diventato candido, ha riscoperto i colori, le figure, le emozioni, ha condiviso la passione, le curiosità, i desideri di un ragazzo come tanti, chiamato a guidare tutta la sua gente, che non è rimasta a guardare ma si è fatta incantare e quasi sedurre, ha vissuto e sofferto quasi una malattia come se fosse vittima di un’epidemia benefica.

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Scritto da Administrator | 21 Maggio 2016

La scomparsa del prof. Ugo Carcassi
(Cagliari, 12 agosto 1921 – Cagliari, 16 maggio 2016)

Ho appreso mentre mi trovavo in Algeria la notizia della scomparsa, il 16 maggio, del prof. Ugo Carcassi, maestro e amico indimenticabile, che avevo incontrato per la prima volta grazie ad Eugenia Tognotti. Per noi a Sassari qualche anno fa (il 22 maggio 2014) aveva presentato il volume   ‘Un medico in Sardegna’, per le edizioni di Carlo Delfino: un testo che apriva uno squarcio sulla sua vita operosa di medico, ricercatore infaticabile, scienziato di livello internazionale, professore universitario, Preside di Facoltà, Direttore di Clinica Medica. Sempre per l’editore Delfino, Carcassi aveva studiato le patologie di personaggi come Giuseppe Garibaldi (in tre diversi volumi), Giacomo Casanova, Galileo Galilei, Vincenzo Bellini, Nicolò Paganini, Carlo V. Ma Carcassi si era occupato assieme ad Ida Mura della pubblicazione del volume Sardegna e malaria e soprattutto aveva studiato la vicenda della salma di Garibaldi a Caprera.

Il libro si apre con le preziose testimonianze dello scrittore Giorgio Todde e dell’amico e collega prof. Franco Pitzus, professore onorario di Medicina interna e promotore della organizzazione sanitaria nel Marghine e nella Planargia, che col professor Carcassi ha condiviso decenni di vita accademica e collaborazione scientifica. Giorgio Todde in quella sede gli aveva fatto il miglior complimento che un docente, un ‘maestro’ può ricevere: lo considerava, con pochi altri suoi professori, di cui conserva memoria - cioè Gian Luigi Gessa, Antonio Cau e qualcun altro - un <<pedagogo>>, nella migliore accezione del termine: <<il pedagogo non trasferisce solo conoscenza – per la quale basterebbero i libri. Ma gli strumenti per accedere alla conoscenza, metodo e regole per organizzare, classificare e ordinare il sapere>>.  Dunque un personaggio capace di appassionare, di trasmettere emozioni, curiosità, stimoli ai suoi numerosi allievi. Eugenia Tognotti e Maristella Mura avevano ripercorso - seguendo il filo dei ricordi sapientemente intrecciati nel libro - il lunghissimo e brillante percorso accademico e ricostruito  l’intensissima attività scientifica e professionale.

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Scritto da Administrator | 25 Aprile 2016

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Attilio Mastino - Stefania Frau

Jugurtha contre l’impérialisme romain à la tête de la natio des Numidae
Constantine (Algérie), 14 mai 2016
Colloque sur Massinissa

Centre National de Recherche Préhistorique, Anthropologique et Historique.

1. L’admiration de Salluste pour Jugurtha est bien connue. Dans le chapitre VI du Bellum Iugurthinum, juste après l’introduction contre la dégénération morale de la nobilitas romaine, aspect qui provoque en lui une profonde indignation et un dégoût total de la politique, Jugurtha est décrit comme un personnage positif. Jugurtha rappelle sous de nombreux aspects son grand-père Massinissa : dès sa première jeunesse il apparaît physiquement vigoureux, pollens viribus, beau, decora facie, mais surtout doué d’un caractère énergique, sed multo maxume ingenio validus (Iug. 6,1) ; actif et vif. Il ne se laissait corrompre ni par les plaisirs ni par l’oisiveté, non se luxu neque inertiae conrumpendum dedit ; mais suivant l’usage du peuple des Numides, il montait à cheval, lançait le javelot, luttait à la course avec ses amis ; il se consacrait à la pratique aristocratique de la chasse au lion et bien que l’emportant sur tous il était pourtant cher à tous (6, 1). Salluste énumère les qualités du prince numide et suit avec admiration et presque avec enthousiasme son éducation : après son émargination initiale à la cour, Jugurtha parvint ensuite à une position prestigieuse, qui indiquait qu’il était un chef charismatique, un protagoniste destiné à régner grâce à l’exercice de la virtus et à son application et à sa modération ; il était reconnu au centre du système politique et culturel du royaume de Numidie.

Selon Tite Live, Massinissa, élevé à Carthage mais profondément berbère, possède lui aussi ces qualités : il n’existait pas dans toute la Numidie de chevalier plus courageux; personne ne résistait mieux que lui à la fatigue et aux longues chevauchées dans le désert sans boire ni manger. Sa générosité envers les siens était sans limites, mais il n’avait aucune pitié des traîtres ; les échecs ne le décourageaient pas, il avait confiance en l’avenir et, dès que possible, il recommençait à lutter.

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Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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