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Oristano dalle origini alla IV provincia.

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Oristano dalle origini alla IV provincia
Lunedì 2 Aprile 2012
Sala del Consiglio Provinciale d’Oristano

Attilio Mastino

La nascita d’un libro deve essere salutata con entusiasmo, in un tempo, come questo che vede ridursi continuamente i finanziamenti destinati alla Cultura.

In particolare salutiamo oggi la nascita di un ponderoso primo tomo di una Storia, quella di Oristano dalle Origini alla Quarta Provincia, che corona, mercé l’intervento finanziario della stessa Provincia d’Oristano e della nostra Università, la celebrazione di un congresso solennemente voluto dalla provincia di Oristano, allora retta dall’onorevole Mario Diana, e dal Comune d’Oristano, allora retto dal Sindaco Tonino Barberio, per la celebrazione del trentennale della IV Provincia (1974-2004) con Capoluogo Oristano.

La scelta dell’Amministrazione Provinciale d’Oristano, oggi retta dall’On. Massimiliano De Seneen, di solennizzare la Festa statutaria della Provincia d’oristano, che cade il Lunedì Santo d’ogni anno in ricordo della Carta De Logu, con la presentazione del I tomo di questa Storia d’Oristano e del suo territorio, curata da Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca, sottolinea l’attenzione di questa Provincia alle tematiche culturali e al recupero dell’identità storica del territorio.

Prima di incamminarci nella disamina di questo I Volume vorrei auspicare che questa Amministrazione possa far seguire la immediata pubblicazione del II ed ultimo tomo della Storia, che è ormai definito dai colleghi Antonello Mattone e Pinuccia Simbula, con l’intervento di diecine di studiosi italiani e dell’Estero, e che attende solo di essere trasmesso all’Editore Carocci di Roma che assicura una distribuzione internazionale delle opere prodotte.

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Presentazione del volume Studi sul paesaggio della Sardegna romana.

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Sassari 14 maggio, Facoltà di Lettere
Presentazione del volume Studi sul paesaggio della Sardegna romana
a cura di Giampiero Pianu e Nadia Canu

Giampiero Pianu e Nadia Canu presentano questi studi sul paesaggio della Sardegna romana, un volume pubblicato dalla Nuova stampacolor con i fondi della legge regionale sulla ricerca.

Dopo un’indigestione di toponimi, di informazioni, di dati, di coordinate geografiche, di carte non tutte in scala, debbo dire che trovo difficoltà a riassumere un’opera che comunque rappresenta un passo in avanti significativo sulle ricerche che si concentrano su una nuova disciplina accademica, la archeologia dei paesaggi e che hanno l’obiettivo di ricostruire la viabilità romana in Sardegna, soprattutto nella Sardegna centro settentrionale, utilizzando una molteplicità di dati, con un’integrazione di informazioni diverse che è tipica della disciplina. Non è detto che i limiti dell’indagine non debbano essere in futuro estesi, se l’archeologia dei paesaggi si estendesse come pare doveroso anche agli aspetti ambientali, agrari e naturalistici nell’antichità.

Questo progetto unitario sulle strade e i ponti romani in Sardegna tiene sullo sfondo  il tema del rapporto tra città e campagna, dell’occupazione del territorio, delle diverse anime di una provincia come la Sardinia nella quale i Romani hanno dovuto fare i conti con la presenza di popolazioni locali insediate su un territorio interno, la Barbaria, che comunque conserva un paesaggio trasformato dall’uomo, marchiato dai nuraghi di età preistorica, spesso rioccupati in età romana, con processi di continuità, discontinuità, con rifunzionalizzazioni che non possono essere schematicamente descritti una volta per tutte.

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Convegno Internazionale di Studi “Daedaleia. Le torri nuraghiche oltre l’Età del Bronzo

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Convegno Internazionale di Studi“Daedaleia.
Le torri nuraghiche oltre l’Età del Bronzo”.
Cagliari, 19 aprile 2012
Attilio Mastino

Introduzione

Nel classico “La civiltà dei Sardi dal paleolitico all’età dei nuraghi” Giovanni Lilliu scriveva: <<Gli Achei mostrano un grande dinamismo in direzione del Mediterraneo occidentale sino in Sicilia, oltre che verso le isole dell’Egeo e dell’Asia minore. Una eco di tali movimenti di popoli è nella leggenda di Dedalo, costruttore in Sardegna di daidàleia (cioè di da-da-reio, l’anàctoron, il santurio identificabile col nuraghe), dopo che vi ebbe rifugio, fuggito da Camico di Sicilia>>[1].

Il nostro convegno si intitola con la forma latina, con lo sguardo di Properzio, Daedaleìa,  ma rimanda, indubbiamente, ai Daidàleia, questi erga pollà kai megàla mèchri tòn nyn kairòn diamènonta, strutture grandi e numerose, opere restate fino al nostro tempo, edificate da Dedalo in Sardegna, secondo il passo della Biblioteca Storica di Diodoro, IV, 30, 1.

Fu Iolao e non Aristeo, come pure risultava da una tradizione nota a Sallustio e a Pausania, a far venire Dedalo dalla Sicilia: l’artista cretese costruì numerose e grandi opere, che da lui si chiamarono dedalee, ancora conservate al tempo di Diodoro. Anche l’anonimo autore del De mirabilibus auscultationibus, uno scritto pseudo-aristotelico forse dell’età di Adriano, ricorda come Iolao e i Tespiadi fecero edificare costruzioni realizzate secondo «l’arcaico modo dei Greci» e tra esse edifici a volta di straordinarie proporzioni.

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Presentazione del volume Antiles di Mario Medde

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Presentazione del volume Antiles di Mario Medde
Università di Sassari, 17 maggio ore 17

Attilio Mastino

Cari amici,

L’amicizia  con il segretario della CISL Sarda Mario Medde, soprattutto l’ammirazione per il suo impegno sindacale, ma anche per le sue battaglie a favore dello sviluppo e del lavoro e per la sua sensibilità civile, mi hanno portato ad accettare un invito. Quello di presentare questo libretto inusuale, queste pagine luminose che ci consentono di varcare una porta, di cogliere e toccare con mano un mondo intero sospeso tra presente e passato che ha una sua coerenza, una sua logica, un suo ordine interno. E questo con un itinerario di sentimenti e di emozioni che toccano il cuore.

Anche se non è mai citato, sullo sfondo c’è innanzi tutto un paese amato, Norghiddo- Norbello, nel cuore del Barigadu, tra Marghine e Oristanese nella vallata del Tirso, visto attraverso i monumenti, le chiese, la rete urbanistica medioevale, la strada di Sas Benas che porta a Domus, soprattutto la sua gente, la sua economia, la sua cultura agricola e pastorale che ha iniziato a fare i conti prima con lo sviluppo industriale e poi con la crisi di oggi. Un paese di confine, collocato in passato al margine del Giudicato d’Arborea, della curatoria del Guilcier e dell’antica diocesi di Bosa, oggi al margine settentrionale della provincia e della diocesi di Oristano.

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L’Università di Sassari tra passato e futuro.

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Intervento del Rettore Prof. Attilio Mastino
L’Università di Sassari tra passato e futuro.
Sassari, 24 marzo 2012

Signor Presidente, autorità, colleghi, cari studenti,

ho il piacere di accogliere a nome dell’Università di Sassari in questa solenne cerimonia tanti Rettori ospiti, tante autorità, tanti colleghi, tanti studenti, con un abbraccio ideale col quale vogliamo rinnovare in questo stesso Teatro Verdi il faustissimus eventus di 50 anni fa, che ci riporta al 30 maggio 1962 quando furono celebrati i 400 anni del nostro Ateneo, l’Alma in Sardinia mater studiorum.

Erano allora pervenuti molti messaggi da parte dei Rettori di numerose Università, che guardando alla nostra storia formulavano voti augurali che oggi rinnoviamo. Il Rettore di Lovanio così si esprimeva: <<vota igitur suscipimus (…) ut vestra Universitas Turritana Sacerensis quater saeculari sua gloria freta, ita deinceps humanitatis cultu ac scientiis excolendis et provehendis ad maiorem laudem suam omniumque magistrorum atque alumnorum et crescere et florere et in dies uberiores fructus facere pergat>>.

È un augurio che oggi facciamo nostro, perché i frutti del nostro impegno siano ancora più ricchi e abbondanti. La presenza oggi a Sassari del Presidente della Camera on.le Gianranco Fini, del Presidente della Conferenza dei Rettori Marco Mancini, del Presidente della Regione Sarda Ugo Cappellacci, della Presidente del Consiglio Regionale Claudia Lombardo, oltre che di tante altre autorità è il segno di una attenzione e di un’attesa vera.

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La scomparsa di Giulio Girardi.

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La scomparsa di Giulio Girardi
(Il Cairo, 23 febbraio 1926 – Rocca di Papa, 26 febbraio 2012)

Cari amici,

con dolore desidero informarVi che domenica 26 febbraio Giulio Girardi è scomparso dopo una lunga malattia. Aveva appena compiuto ottantasei anni di un’esistenza straordinaria di studioso, di militante e di educatore.

Per quasi vent’anni, dal 1978 al 1996, aveva insegnato Filosofia politica nella Facoltà di Magistero dell’Università di Sassari a compimento di una vicenda personale e di un percorso intellettuale orientato agli studi filosofici e teologici che già nel 1962 lo vedeva impegnato come esperto nei lavori del Concilio Vaticano II, per le sue conoscenze sul marxismo e sui rapporti con i “non credenti”. E proprio il problema del dialogo fra marxismo e cristianesimo, a partire dalle concrete esperienze nel continente americano, è stato uno dei punti centrali della sua riflessione teorica e uno dei temi ricorrenti del suo impegno militante, che lo avevano legato agli interessi scientifici di Sandro Schipani, di Marcello Lelli, di Alberto Merler, di Giovanni Lobrano, di tanti di noi, anche nell’ambito del Seminario di studi latino-americani del nostro Ateneo.

Con il rigore teoretico e metodologico del filosofo e del teologo e con la passione di chi ha sempre dichiarato con limpidezza la propria scelta di campo al fianco degli oppressi e dei più svantaggiati, Girardi è stato una delle coscienze critiche più acute della vicenda dell’America Latina nella seconda metà del XX secolo. Protagonista egli stesso di quella vicenda, è stato tra i fondatori della teologia della liberazione, interpretando la fede cristiana e l’impegno per la giustizia e per l’equità sociale come strumenti attraverso cui perseguire la liberazione degli esseri umani e l’autodeterminazione dei popoli.

Camillo Tidore lo commemora per noi con queste parole: <<chi ha seguito i suoi corsi universitari ne ricorda la disponibilità al dialogo e la ricerca costante del confronto, che si esprimeva in una non comune capacità di prendere in considerazione gli argomenti degli altri e di mettersi in ascolto, chiunque fosse il suo interlocutore. Chi lo ha conosciuto personalmente ne ha apprezzato la ferma mitezza nel sostenere le proprie idee e l’entusiasmo travolgente, spesso contagioso, nel desiderio di trasmetterle agli altri>>.

In quest’anno in cui, come Ateneo, siamo particolarmente impegnati a riflettere sul nostro passato, che il quattrocentocinquantennale ci stimola a ricostruire, e sul nostro futuro, che le sfide aperte dalle trasformazioni in atto ci impongono come comunità scientifica sempre più aperta al mondo, pensare a Giulio Girardi ci fa vedere in lui una delle figure più eminenti della nostra storia.

Attilio Mastino
Rettore dell’Università di Sassari

Incontro con il Presidente della Repubblica Sen. Giorgio Napolitano.

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Intervento del Rettore prof. Attilio Mastino
Senza l’Università non c’è futuro per la Sardegna e per il Paese
Incontro con il Presidente della Repubblica Sen. Giorgio Napolitano

Sassari, 21 febbraio 2011

Signor Presidente, Autorità, cari amici,

è un grande onore per l’Università di Sassari, per gli studenti, i professori e il personale, aprire le celebrazioni per i 450 anni dell’Ateneo, l’Alma in Sardinia mater studiorum, alla presenza del signor Presidente della Repubblica sen. Giorgio Napolitano, accompagnati da centinaia di messaggi augurali provenienti da tanti Atenei. Siamo commossi per una così alta presenza che rende omaggio alla nostra storia. Si ripete, a distanza di 50 anni, il faustissimus eventus delle celebrazioni centenarie dell’Universitas Turritana Sacerensis, aperte il 30 maggio 1962 da un altro Presidente, il sen. Antonio Segni.

In quella solenne giornata si erano concentrate le speranze per il futuro di un’università in pulcherrima insula sita che traeva origine 400 anni prima dal testamento di Alessio Fontana funzionario di cancelleria di Carlo V ma che guardava lontano: <>.

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Seminario nazionale Quale Futuro per la cultura classica?

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Attilio Mastino
Quale futuro per gli studi classici in Europa?

Oristano, 22-23 febbraio 2012
Seminario nazionale “Quale futuro per la cultura classica?”

Cari amici,

debbo all’amicizia con Guido Tendas l’invito a prendere la parola in questo Seminario nazionale “Quale futuro per la cultura classica?”, promosso dal Liceo Classico Salvator Angelo Decastro di Oristano, che nel nome ricorda il grande latinista, un protagonista della vita culturale della Sardegna dell’Ottocento a fianco di Giovanni Spano e Gavino Nino: personaggi in qualche modo coinvolti nella vicenda delle Carte d’Arborea alla quale guardiamo oggi con una qualche maggiore indulgenza, se non altro  perché espressione di un profondo amor di patria e di una straordinaria conoscenza delle fonti sulla Sardegna.

Nel recente passato abbiamo conosciuto in Italia un vero e proprio dilagare delle articolazioni del sistema dei Licei suddiviso in 396 indirizzi e 52 progetti assistiti. Dopo la Riforma Gelmini della Scuola secondaria di II grado la giungla è stata sfoltita.  Noi oggi sappiamo che il percorso del liceo classico può essere ancora una strada nuova,  indirizzata allo studio della civiltà classica e della cultura umanistica, perché favorisce una formazione letteraria, storica e filosofica idonea a comprenderne il ruolo nello sviluppo della civiltà e della tradizione occidentali e nel mondo contemporaneo sotto un profilo simbolico, antropologico e di confronto di valori. Il Liceo Classico favorisce l’acquisizione dei metodi propri degli studi classici e umanistici, all’interno di un quadro culturale che, riservando attenzione anche alle scienze matematiche, fisiche e naturali, consente di cogliere le intersezioni fra i saperi e di elaborare una visione critica della realtà. Guida lo studente ad approfondire e a sviluppare le conoscenze e le abilità e a maturare le competenze a ciò necessarie.

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In ricordo di Giovanni Lilliu.

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In ricordo di Giovanni Lilliu
Sassari, 19 febbraio 2012

di Attilio Mastino

Ho iniziato a leggere La civiltà dei Sardi di Giovanni Lilliu quasi cinquanta anni fa, all’inizio degli anni sessanta, quando avevo ancora i calzoni corti, a Bosa: ricordo un volume rosso, rilegato con cura, gonfio a soffietto con i ritagli degli articoli pubblicati da Lilliu su “L’Unione Sarda”,  che mio padre aveva iniziato a raccogliere negli anni e che riguardavano i temi più diversi.

Se c’è un aspetto singolare nella produzione scientifica di Giovanni Lilliu è stata questa penetrazione capillare dei suoi scritti nelle città, nei paesi e nei villaggi della Sardegna, fino a raggiungere un pubblico vastissimo, anche in misura superiore a quanto l’autore stesso non immaginasse, in parallelo con le tante pubblicazioni specialistiche pubblicate in Italia e all’estero.

Da allora è iniziato un rapporto che durava da tanti anni: un periodo lungo della mia vita – anche se Lilliu aveva iniziato a pubblicare già trent’anni prima – che ha visto in Sardegna una straordinaria crescita dell’archelogia, soprattutto quella preistorica, e non solo a livello di metodi di indagine, come disciplina incardinata nell’accademia, ma anche come passione, come tema di discussione per tanti insegnanti, per tanti studenti, ma soprattutto per tanta gente qualunque, appassionata del proprio territorio, alla ricerca delle proprie radici: un fenomeno culturale di massa che ha coinvolto intere generazioni.

Per Lilliu l’archeologia non era solo pura tecnica di scavo, ma era anche sintesi, riflessione, interpretazione, ricostruzione storica, infine scelta politica; in questo senso Lilliu considerava lo storico un protagonista,  un uomo non inutile né senza speranza.

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Elementi russi nell’identità del Mediterraneo.

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Intervento di Attilio Mastino
Elementi russi nell’identità del Mediterraneo
Sassari, 13 febbraio 2012

Cari amici,

ho l’onore di aprire a nome dell’Università di Sassari questo XXXII Seminario sulla cooperazione mediterranea promosso dall’Istituto di studi e programmi per il Mediterraneo e dal nostro Ateneo, nell’ambito delle celebrazioni per i 450 anni, in collaborazione con l’Unità di ricerca Giorgio la Pira del CNR-Università di Roma La Sapienza.

Saluto gli illustri ospiti, SE l’amico on..le Massimo Vari, Sottosegretario di stato del Ministero per lo sviluppo economico, il presidente dell’ISPROM l’on.le Salvatore Cherchi, il direttore prof. Pierangelo Catalano, soprattutto i nostri ospiti russi: guidati dal prof. Mikhail G. Nosov, vicedirettore dell’Istituto d’Europa dell’Accademia delle scienze di Russia, dal prof. Sergej N. Baburin, Rettore dell’Università Statale Commerciale-Economica Russa, dal prof. Aleksandr K. Golicenkov, Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università statale Lomonosov di Mosca, gli altri studiosi dell’Istituto di Storia russa dell’Accademia delle scienze di Russia, del Laboratorio di ricerche geopolitiche dell’Accademia delle scienze, del Dipartimento relazioni esterne del patriarcato di Mosca.

Grazie anche all’Ambasciatore prof. Luigi Vittorio Ferraris ed agli altri ospiti. Infine saluto il prof. Oleg Osipov, direttore del Centro Russo di scienza e cultura in Italia del RosSotrudnicestvo, Agenzia federale per gli affari della Comunità degli stati indipendenti, dei connazionali residenti all’estero e per la cooperazione umanitaria internazionale, con il quale oggi firmeremo un importante accordo di cooperazione scientifica, che promette significativi sviluppi.

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