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Scritto sulle epigrafi: malattie, cause di morte e medici in età imperiale romana.

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Attilio Mastino
Scritto sulle epigrafi: malattie, cause di morte e medici in età imperiale romana
Sassari, 11 ottobre 2014

Il tema che propongo oggi in occasione della nascita del Centro studi antropologici, paleo patologici, storici dei popoli della Sardegna e del Mediterraneo è davvero inusuale: riservandomi un approfondimento nel testo scritto, vorrei tentare di leggere in estrema sintesi le scritture antiche, di ricostruire le parole incise sulla pietra, partendo da quelle epigrafi che ci conservano in particolare una serie di notizie, spesso frammentarie, sulle malattie, sulle cause di morte e sui medici in età imperiale romana. Il testo non pretende di esaurire una documentazione ampia, complessa e fin qui poco studiata, ma si propone di fornire solo alcuni esempi particolarmente significativi. .

Il tema può essere solo accennato nelle sue linee essenziali, per indicare piste di ricerca che riescano a partire dalle caratteristiche dell’epigrafia sacra e funeraria nel mondo antico. A differenza delle iscrizioni funerarie moderne, gli epitafi latini conservano le più svariate informazioni sulla vita e sulla morte dei defunti, sulla salute, sulle malattie, sulle cause del decesso, sul dolore dei parenti sopravvissuti, sulla durata della vita, sull’agonia, come ad Olbia per l’epitafio cristiano di Valeria Nispenini di dolcissima memoria, ricordata dal marito Pribatio e dal figlio Balentinus, morta a 55 anni nel corso del IV secolo, compianta anche per le sofferenze di una morte che è arrivata implacabile dopo 13 lunghi giorni di agonia, doluit dies XIII. Così a Roma Probina, vissuta 17 anni, 100 soli giorni con il marito, ammalata per 45 giorni, aegrotavit dies XXXXV prima di riposare in pace (ICUR I 3903 = CLE 1339 = ILCV 3330).

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Apertura della 12th Conference of the International Committee for the conservation of mosaics ICCM

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Attilio Mastino
Apertura della 12th Conference of the International Committee for the conservation of mosaics ICCM
Sassari, 27 ottobre 2014

Cari amici,

sono onorato di accogliere tanti colleghi, tanti ricercatori, tanti illustri ospiti provenienti da 24 diversi Paesi nell’Aula Magna dell’Università di Sassari, negli ultimi giorni del mio mandato di Rettore: già ieri sera ad Alghero l’Ateneo vi ha accolto sul mare del Golfo delle Ninfe, nei nuovi locali del Dipartimento di Architettura design e urbanistica, ma oggi volevo portare il saluto dei colleghi antichisti, archeologi e storici dell’Arte dei nostri altri Dipartimenti, il Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione, il Dipartimento di scienze umanistiche e sociali, il Dipartimento Scienze della natura e del Territorio, che apprezzano l’azione svolta dall’International Committee for the Conservation of Mosaics, a partire dalla sua costituzione nel 1977 e che seguiranno questa 12a Conferenza triennale dell’ICCM, al quale oggi aderiscono oltre cento Stati.

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Conclusioni al Convegno su “Bosa, la città e il suo territorio dall’età antica al mondo contemporaneo”

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Attilio Mastino
Conclusioni al Convegno su
“Bosa, la città e il suo territorio dall’età antica al mondo contemporaneo”
Bosa, 24-25 ottobre 2014

Cari amici,

dopo due giorni di lavori davvero intensi, dopo tante novità, tante piste aperte, tanti colori e tante immagini, spetta a me concludere questo Convegno, fortemente voluto dal direttore del Centro interdipartimentale di studi storici Antonello Mattone e dai direttori del Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione Maria Margherita Satta e ora Marco Milanese.

Grazie ai Vescovi Mauro Maria Morfino, Paolo Atzei, Pietro Meloni, grazie a mons. Antonio Francesco Spada, a Suor Alessia per la straordinaria ospitalità nell’auditorium del Palazzo Vescovile di Bosa, al Rettore Emerito dell’Università di Cagliari Pasquale Mistretta, a Tonino Oppes, a Maria Antonietta Mongiu, a Roberto Porrà, a Guido Melis, ai tanti relatori, agli autori dei 40 posters, ai nostri carissimi studenti, alle autorità, ai tantissimi cittadini presenti, primo tra tutti il sindaco di Bosa, mio fratello Luigi Mastino, l’Assessore Foffo Campus, l’ex Sindaco Piero Casula e l’ex Assessore Lilli Piu. I tanti amministratori dei comuni della Planargia e del Montiferru che hanno voluto essere con noi.

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Premiazione degli studenti meritevoli dell’Ateneo di Sassari, 31 ottobre 2014

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Premiazione degli studenti meritevoli dell’Ateneo
Sassari, Aula Magna dell’Università, 31 ottobre 2014

Cari amici,

ho il piacere di chiudere oggi il mio mandato di Rettore, d’intesa con il Rettore eletto prof. Massimo Carpinelli,  premiando i nostri centododici migliori studenti. Un saluto affettuoso di benvenuto a tutti, studenti, familiari, amici, colleghi e, in particolare, ai valorosi “meritevoli”. Questa aula magna è davvero la vostra casa.

Oggi è un giorno di festa. Per voi che siete stati davvero bravi ma anche per noi che siamo i vostri docenti. Sono presenti anche i direttori dei dipartimenti, il presidente del Consiglio degli studenti Riccardo Zanza che con Battista Matteo Mameli, Giulio Tupponi, Salvatore Bulla e Marco Pilo, vi rappresentano negli organi accademici e che hanno con grande intensità sostenuto questa iniziativa, portata avanti innanzi tutto dal Prorettore Vicario Laura Manca e dal Direttore Generale Guido Croci.

Ieri abbiamo appena inaugurato la Biblioteca del Mediterraneo del Comune e dell’Università ad Alghero,  oggi le nuove aule e i laboratori infornatici della Facoltà di Medicina e Chirurgia: sappiamo che consegnare nuove strutture significa migliorare anche la vita da studente. E’ un impegno costante che l’Ateneo non può e non vuole trascurare. Ogni anno abbiamo fatto di tutto per tentare di perfezionare e potenziare l’esistente.

Assieme ai  vostri rappresentanti abbiamo fatto ogni nostro sforzo per difendere i vostri diritti e a voi chiediamo ancora impegno e responsabilità dentro l’università e nella vita professionale. Sono certo che nei vostri studi avete messo anche tanta passione e tanto entusiasmo. Sono tutti valori che si completano e si compensano per garantire i migliori risultati e per raggiungere il merito.

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Le origini e il destino dell’uomo, le risposte della scienza di Francesco Feo

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Le origini e il destino dell’uomo, le risposte della scienza di Francesco Feo

Sassari, 20 ottobre 2014

Le origini e il destino dell’uomo, le risposte della scienza è il terzo volume della collana Scienze microbiologiche, generali e cliniche diretta da Giuseppe Antonio Botta dell’Università di Udine per Aracne editrice : il compito che  questa collana si prefigge – scrivono gli editori – è quello di propagare le conoscenze nei vari settori del sapere microbiologico mediante pubblicazione di contributi di giovani ricercatori, facilitando ad esempio la diffusione di meritevoli tesi di dottorato, attentamente vagliate dal Comitato di redazione, testi originali di autori italiani e stranieri, se opportuno anche in lingua inglese e, quando utile, la traduzione di testi stranieri di particolare rilevanza per il pubblico colto e per gli specialisti del nostro Paese.

Francesco Feo non è propriamente un “giovane ricercatore”; eppure questa collana è particolarmente adatta ad ospitare una sintesi matura di riflessioni durate tutta la vita, presentate in conferenze, prolusioni, lezioni agli studenti, con la voglia forte di farsi capire e di rendere accessibile anche la teoria più complessa, è il concentrato di un pensiero, di un modo di affrontare la ricerca, di una visione del mondo che rivelano curiosità, passioni, interessi scientifici che possono essere ora condivisi e offerti al dibattito pubblico, andando ben oltre  la Patologia sperimentale, la Genetica medica, la biochimica, la biologia molecolare e genetica dei tumori. Con questo volume ci si colloca in un quadro di storia della medicina, che diventa la frontiera intermedia tra riflessione filosofica e umanistica e ricerca sperimentale ed empirica, con un susseguirsi di riposizionamenti legati alle nuove scoperte e anche ad una nuova visione del mondo.

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Trasporti marittimi nel Mediterraneo antico Atti Convegno su “La continuità territoriale della Sardegna: passeggeri e merci, low cost e turismo.

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Attilio Mastino
Trasporti marittimi nel Mediterraneo antico
Atti Convegno su “La continuità territoriale della Sardegna: passeggeri e merci, low cost e turismo”
Sassari 28 novembre 2014


Cari amici,

ho accettato la sfida propostami da Michele Comenale di ribaltare e trasferire il tema del vostro incontro nel mondo antico, trattando il tema dei trasporti e dell’insularità della Sardegna, con i suoi svantaggi e la sua specifica identità, quella di una terra trans marina collocata al di là di un grande mare.

Erroneamente Franco Cassano ne Il pensiero meridiano considera <<l’espressione latina mare nostrum, odiosa per il suo senso proprietario>> e sostiene che essa <<oggi può essere pronunziata solo se si accetta uno slittamento del suo significato. Il soggetto proprietario di quell’aggettivo non è, non deve essere, un popolo imperiale che si espande risucchiando l’altro al suo interno, ma il <<noi>> mediterraneo. Quell’espressione non sarà ingannevole solo se sarà detta con convinzione e contemporaneamente in più lingue>>.

In realtà l’espressione Mare nostrum non è originariamente romana, ma fu coniata in ambiente greco già con Platone, comunque molti secoli prima delle conquiste orientali di Roma, par’emin thalasse. Per Paolo Fedeli, questo è un chiaro esempio ancora una volta della mediazione effettuata dai Latini di fronte all’eredità culturale dei Greci. Del resto sappiamo che la geografia greca cresce a dismisura nel tempo e nello spazio, con le colonne d’Ercole innanzi tutto, che si spostano dalla Grande Sirte progressivamente in direzione dell’Oceano verso occidente e in direzione del Mar Nero verso oriente. Il punto di raccordo fra la tradizione greca e quella romana è unanimemente individuato in un passo del III libro delle Storie di Polibio, che fa giungere il Nostro Mare fino al Tanais, cioè fino al fiume Don che sbocca nel Mard’Azov, presso la penisola di Taman. Sull’altro versante, il nostro mare comprendeva ormai anche il mare Sardo verso occidente.

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La tribunicia potestas di Augusto: contenuti e sistemi di computo.

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Attilio Mastino
La tribunicia potestas di Augusto:
contenuti e sistemi di computo

Le radici rivoluzionarie del potere di Augusto spiegano l’adozione da parte del princeps nel 23 a.C. della tribunicia potestas, tradizionale strumento dei populares nella lotta contro l’aristocrazia senatoria, espressione di una forma di patronato nei confronti della plebe urbana e dei provinciali che richiama esplicitamente il precedente Cesariano. Per Tacito la tribunicia potestas fu la formula inventata da Augusto per designare l’autorità suprema, summi fastigii vocabulum, con lo scopo di non assumere l’odiato titolo di re o di dittatore e di innalzarsi tuttavia con qualche appellativo al di sopra di tutti gli altri poteri e magistrati.

Cinquanta anni dopo, in occasione della seduta senatoria del 22 d.C. convocata per discutere la richiesta di Tiberio per l’attribuzione della tribunicia potestas al figlio Druso, designato come particeps imperii, Tacito infatti osserva (ann., III, 56):… potestatem tribuniciam Druso petebat. Id summi fastigii vocabulum Augustus repperit, ne regis aut dictatoris nomen adsumeret ac tamen appellatione aliqua cetera imperia praemineret, dove è chiaro che l’assunzione un contro-potere o un potere negativo specifico da parte di Augusto, poi di Tiberio e di Druso era finalizzato al controllo dei titolari delle antiche magistrature repubblicane ed era pienamente avvertito come di livello superiore e di grado più elevato sia per la qualità del potere sia per i contenuti e l’ambito della sfera di applicazione.

Tiberio si augurava nella lettera al Senato che gli dei volgessero i suoi disegni a vantaggio della res publica, ut consilia sua rei publicae prosperarent, e ricordava di esser stato chiamato lui stesso un tempo dal divo Augusto ad assumere quell’alta funzione, ipse quondam a divo Augusto ad capessendum hoc munus vocatus sit. Un munus che si sovrapponeva e in qualche modo coincideva con quel tribunato che per il Mommsen era stata la magistratura “più alta, più santa, più libera di tutte le magistrature repubblicane”.

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Premio Ozieri di letteratura sarda.

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Attilio Mastino
Intervento introduttivo
Premio Ozieri di letteratura sarda, Ozieri 22 novembre 2014

Mi legano da sempre al Premio Ozieri di letteratura sarda tanti sentimenti, tanti rapporti, tante storie diverse e lontane, che oggi si affollano disordinatamente nella mia mente.

Innanzi tutto la gratitudine per esser stato chiamato a presiedere la Giuria per questa 55° edizione, grazie alla volontà del Presidente Vittorio Ledda, del sorprendente segretario Antonio Canalis, soprattutto del mio carissimo Nicola Tanda presidente emerito della giuria, punto di riferimento per tante generazioni di poeti.

E poi l’anno scorso nell’edizione del 23 settembre 2013, quando mi era stato conferito il “Trofeo città di Ozieri” destinato a chi avesse contribuito a far conoscere la Sardegna e la sua cultura fuori dall’Isola: una soddisfazione grande per un premio inatteso, che ho ricevuto con orgoglio e gratitudine, perché c’è chi ha capito e c’è chi ha saputo guardare con saggezza oltre le polemiche e forse anche oltre gli errori.

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Enzo Aiello studioso di Costantino

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Attilio Mastino
Enzo Aiello studioso di Costantino
Messina, 29-30 ottobre 2014

Sono davvero commosso per esser stato chiamato a ricordare oggi a Messina il nostro Enzo Aiello, a oltre un anno da quel giorno in cui ci ha lasciato a 56 anni di età, ripercorrendo con affetto le tappe che già Lietta De Salvo aveva tracciato ad Alghero con il suo commosso ricordo del 29 settembre 2013 per il XX Convegno de L’Africa Romana.

Grazie dell’invito a tutto il Dipartimento di civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina e all’Associazione di studi tadoantichi, per aver promosso questo convegno internazionale Fra Costantino e i Vandali per Enzo Aiello, studioso tra i più acuti della figura del primo imperatore cristiano, soprattutto amico vero col quale tutti avremmo voluto condividere ancora pienamente per i prossimi decenni aspirazioni, desideri e curiosità scientifiche comuni. Almeno fino a quella data del 25 luglio di un anno fa, quando fu stroncato da un’atroce fulminante malattia, che recise alla base tante speranze e tanti progetti. Eravamo nell’anno costantiniano, e nel giorno dell’acclamazione di Costantino.

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Questi cinque anni, un tentativo di sintesi.

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Attilio Mastino
Questi cinque anni, un tentativo di sintesi

31 ottobre 2014

Grazie per la presenza così numerosa a questa festa di fine mandato.  Vedo molta allegria, e per un attimo ho avuto il dubbio che l’allegria fosse troppa, come se mi si volesse festeggiare soprattutto per il fatto che finalmente me ne vado.  Mi avete sopportato per 12 anni come Prorettore di Alessandro Maida, 5 anni come Rettore.

Del resto ho ricevuto in questi giorni tali e tante manifestazioni di affetto e di apprezzamento, che mi è venuta in mente – si parva licet – la biografia di Vespasiano scritta da Svetonio. Di fronte ai troppi complimenti, Vespasiano esclamò, ohi ohi, qui qualcuno mi vuole morto.

A parte gli scherzi, volevo solo dirvi grazie.

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