Gli ottanta anni del maestro Elio Pulli

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Scritto da Administrator | 11 Agosto 2014

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Gli ottanta anni del maestro Elio Pulli
Comune di Sassari, 8 agosto 2014

Cari amici,

volevo esprimere in apertura la gratitudine al Signor Sindaco per avermi scelto ad intervenire in questa occasione solenne.

Parlare degli ottanta anni di Elio Pulli qui a Palazzo Ducale significa partire dalle straordinarie ceramiche collocate nell’anticamera del Sindaco, donate dal Banco di Sardegna a Gianfranco Ganau qualche anno fa, con questa rappresentazione dei candelieri davvero originale, con il basso e massiccio obriere maggiore con le bandiere che sintetizzano il senso di una festa che nei prossimi giorni la città di Sassari rinnoverà ripensando a una storia lunga, che risale all’indietro fino al Cinquecento spagnolo e che accomuna i Gremi sintesi dell’intera città nella pittoresca Faradda, quale espressione dei ceti produttivi e artigianali, i piccapedre, i viandanti, i contadini, i falegnami, gli ortolani, i calzolai, i muratori, i sarti, i massai, o fabbri, i macellai, i contadini e così via. Una storia lunga che si ripete, coinvolgendo da oltre quattro secoli il Comune, la città, la Chiesa, l’Università. Giovedì ho visto i piccoli candelieri tanto orgogliosi di ereditare una tradizione e di concorrere ad una festa che esprime gioia e simpatia.

Per usare le parole di Pompeo Calvia

Chi canzoni e chi alligria

Vi so sott’a la bandera !

Pari giunta primabera

Anche noi vorremmo che ora venisse davvero la primavera per la Sardegna come nei mandorli in fiore di Elio Pulli, proprio mentre si annuncia la chiusura del Museo Nivola di Orani, si affronta la crisi di tante cooperative impegnate nel settore del patrimonio artistico, si estende la disoccupazione giovanile, ma finalmente si parla anche del  riconoscimento del valore del titolo professionalizzante per gli operatori dei beni culturali.

Se c’è una cosa che caratterizza la produzione artistica di Elio Pulli fin dai primi lavori del 1952 è questo suo entrare in sintonia con la sua terra, con i momenti più profondi della tradizione popolare e religiosa della Sardegna, come nei suoi crocifissi, nelle sue madonne, nei suoi dipinti o nelle sue terrecotte, come a Bancali nella chiesa dei martiri Gavino, Proto e Ganuario. Non so quali generose indulgenze abbia ottenuto l’artista dal parroco di Bancali don Antonio per quel crocifisso doloroso che si inserisce in una storia che ora si affianca al crocifisso seicentesco da lui restaurato e a quel crocifisso disegnato da Eugenio Tavolara e realizzato da Gavino Tilocca, raccontati qualche giorno fa da Pasquale Porcu. E poi la Regina di Bancali, recentemente arrivata fino a Roma e benedetta da Papa Francesco a Piazza San Pietro.

Ma penso alla generosità dell’artista, a favore di tante istituzioni, ad esempio per le nostre cliniche ospedaliere, come a breve in occasione del Congresso Nazionale della Società italiana di ortopedia, dedicato alla traumatologia dello sport. O in tante altre occasioni, religiose, laiche, civili, come per l’inaugurazione della nuova questura di Sassari, con quei proiettili che trafiggono come frecce il corpo dei poliziotti feriti o uccisi.  Penso ai tanti riconoscimenti ottenuti fuori dalla Sardegna, come a Santa Croce di Firenze o a Pisa o a Milano o in tante altre mostre in Italia e all’estero, che l’hanno visto protagonista.

Ho visitato più volte negli ultimi mesi, in compagnia di Eugenia Tognotti, Maria Pina Dore, Pasquale Porcu la bottega, il laboratorio-museo che il Maestro Pulli ha messo su a Tramariglio, all’interno del Golfo delle Ninfe, a due passi dalla Falesia di Capo Caccia e dall’Isola Foradada, un luogo che per Manlio Brigaglia esprime insieme il silenzio marino della sua casa e una solitudine che finisce per essere metafora di un’orgogliosa rivendicazione di originalità rispetto ai modelli tradizionali dell’arte sarda. Accanto ai forni per la lavorazione della ceramica, oltre il campo di bocce, al di là del disordine creativo della bottega che mantiene un sapore antico, c’è una deliziosa saletta-museo dove sono esposte molte opere di pittura, ma soprattutto le spettacolari ceramiche dalle trasparenze metalliche, con i colori immaginati dall’artista prima della cottura. Ecco, il tema dei colori è centrale per l’arte di Elio Pulli, come per i suoi Costantino Spada, Libero Meledina e Antonio Atza, partendo da quella bottega o da quel circolo di artisti in Corso Vittorio e poi in Corte di Cogno sopra la Stazione, per Mario Ciusa Romagna tanto simile a una bottega rinascimentale, dove il padre Giovanni lo aveva incaricato come apprendista di realizzare in ceramica il viso, le gambe, le mani delle madonne fatte di cartapesta, di paglia e di fil di ferro. Qui Elio si occupava di restauro, studiava scultura, intaglio, decorazione, con umiltà e voglia di apprendere.

Oggi, arrivato ad 80 anni di età, Elio Pulli continua ad essere capace di sorprendere e di meravigliare, continua ad emozionarsi e ad emozionare come un ragazzo,. come quando dipingeva dal vivo, con il suo cavalletto portatile, nei campi davanti a Santa Maria di Betlem, le carciofaie sassaresi o gli orti dove si coltivavano le fiorenti piante di tabacco. E poi le conce, Platamona, il porto di Alghero, le barche di Stintino.  Con tante curiosità, con tante passioni, con tanti desideri, con una capacità davvero straordinaria di cogliere un ambiente, un’atmosfera, un mondo che spesso non c’è più ma che sentiamo essere nostro nel profondo.

Elio Pulli è tornato anche di recente a Roma, come in occasione della mostra al Vittoriano: ho letto sul volume pubblicato nell’occasione che Claudio Strinati pensa al maestro come ad un potente artigiano, robusto dominatore di tutte le cose, insieme pittore e scultore sensibilissimo, con radici popolaresche, con una creatività forte e prorompente, con un’assoluta capacità mimetica di fronte al mondo e insieme capace di dare corpo alle fantasie più spericolate. Per Strinati Pulli <<è come impastato di verità, introverso, meditativo e incantato di fronte alla bellezza delle forme che viene elaborando>>, sempre coltivando il legame, mai interrotto, con le origini artigianali e popolari, ma con un’eleganza e una sensibilità davvero finissime.

Gli ultimi dipinti di Elio Pulli ci parlano ancora dei tramonti sulla costa occidentale dell’isola, tra Porto Conte e Capo Caccia, il nostro finis terrae, là dove la terra finisce e dove ci si affaccia sul mare che conduce alle colonne d’Eracle. Oppure le sue marine, le sue barche, l’Ardia scatenata coi cavalli di Sedilo – come non pensare a Melkiorre Melis ? -, le donne sarde in preghiera nel silenzio di un raccoglimento davvero profondissimo. Già dieci anni fa un critico (Pasquale Scanu) parlava di Pulli come di un bambino che gioca con il mondo vivo dei fondi rocciosi, capace di raccogliere squarci della natura ancora intatta, pura e maggiormente purificata dal pennello deciso che gioca quasi con le luci, le ombre, gli spazi infiniti, le varietà cromatiche, riuscendo a riempire la tela di forme ordinate, piene di serenità come l’anima dell’artista che sente il fascino della poesia.

Ecco, penso che l‘aspetto che più colpisce del suo carattere sia questa serenità, questa calma verità di vita, questa pazienza anche di fronte a visitatori molesti che non hanno la sensibilità per mettersi in sintonia con lui, soprattutto con le sue appassionate immagini dipinte.

Ma è la ceramica che veramente è diventata il nuovo grande mestiere di Elio Pulli, come tornando bambino e ritrovando una dimensione nella quale si era distinto il fratelllo Claudio scomparso oltre quaranta anni fa.

Sono orgoglioso di esser riuscito ad ottenere da Pulli una straordinaria opera dedicata ad un mostruoso uccello, un grifone della Sardegna, che ho presentato in occasione della cerimonia degli auguri di fine anno otto mesi fa. L’opera era stata esposta in quella bella Antologica chiusa il 9 ottobre 2013 al Museo centrale del Risorgimento in Campidoglio che tanto ci aveva emozionato, perché non mi aspettavo tanta gente, tante opere, tanta bellezza. Ero a Roma per la Conferenza dei Rettori e per una visita ad un altro museo ed ero stato coinvolto all’ultimo minuto dall’Assessore Dolores Lai. Ero uscito dalla grande sala commosso e davvero colpito, anche per il luogo che aveva ospitato la mostra.

Per me, che ho studiato in passato il vicino tabularium, l’archivio del Senato romano, l’unico edificio di stato di età repubblicana arrivato fino ai nostri giorni, quella era stata un’emozione forte. Tante storie personali che si incontravano presso l’asylum di Romolo, sotto l’auguraculum dal quale i sacerdoti e magistrati romani scrutavano il cielo verso Alba Longa per leggere attraverso il volo degli uccelli la volontà degli dei.

Quella scultura, che ho voluto collocare nell’ufficio del Rettore, rappresenta appunto un uccello, un grifone con tutta la sua apertura alare che trionfa su un cinghiale della Sardegna: esprime in qualche misura il tema della biodiversità, della ricchezza dell'ambiente naturale che amiamo, della varietà naturalistica della nostra isola.

I rapaci occupano da sempre uno spazio significativo nella letteratura sulla Sardegna per rappresentare un ambiente naturale, gli spazi solitari del Gennargentu, ma anche una cultura e una tradizione, frutto di osservazioni e di riflessioni che iniziano nel mondo antico con lo Pseudo Aristotele, che racconta il mito relativo alle favolose colonizzazioni dell’isola dalle vene d’argento e ricorda che questa terra fu prospera e dispensatrice di ogni prodotto: si narra che il dio Aristeo il più esperto tra gli uomini nell’arte di coltivare i campi, produrre il miele, l’olio, il vino, il latte, fosse il signore di Ichnussa, occupata prima di lui solo da molti e grandi uccelli. Come non ricordare che un’isola circumsarda, l’isola di San Pietro, era nell’antichità conosciuta da Plinio e da Tolomeo come Acciptrum insula – Hierakon nesos, l’isola degli sparvieri o dei falchi ?

Il tema dei molti e grandi uccelli che abitano i monti della Sardegna attraversa la letteratura sarda, passa per la Carta de Logu di Eleonora, tocca Francesco Cetti nel 700 per arrivare fino a Grazia Deledda, a Sebastiano Satta, ad Antonino Mura Ena, ad Antioco Casula Montanaru, fino all’ultimo libro di Antonello Monni, Il bambino dalla milza di legno. Infine esplode nelle immagini fotografiche del recente volume di Domenico Ruiu.

Per me i grifoni che volano larghi e si muovono tra le falesie di Capo Marrargiu e i canaloni vulcanici che conducono a Montresta passando per i costoni di Badde Orca continuano a ricordare una giovinezza lontana e luminosa, continuano a rappresentare un simbolo di libertà, un elemento identificativo della biodiversità della nostra isola.

Anche al di là della pittura, con la tridimensionalità della ceramica Pulli riesce a esprimere la profondità di una realtà che spesso ci sfugge e che osserviamo con stupore: nelle immagini degli animali, nelle rappresentazioni naturalistiche sembra quasi "che l’artista diventi un mago abilissimo che ti travolge con una raffica di trucchi inspiegabili e di veri e propri prodigi, che si stenta a spiegare razionalmente, ma che si accettano proprio per la loro fiabesca apparizione". Le sculture di Pulli, capaci di riassumere un mondo immaginario fatto di bellezza, di fantasia, di creatività, riescono a sintetizzare un sentimento, a far riemergere tanti ambienti naturali che amiamo, tante storie dimenticate, tanti rapporti tra cielo e terra.

Allora vorremmo che tutti riuscissimo a osservare la nostra terra dall’alto, che affrontassimo i nostri problemi con lo spirito di chi è capace di mantenere una distanza e insieme di saper vedere in profondità, al di là delle apparenze, con uno sguardo nitido e intenso, con un atteggiamento di qualità e di nobile distacco. Ho scritto da poco che seguendo il volteggiare dei grifoni abbiamo l’impressione forte di seguire il volo di un dio, di assumere per un istante magico lo sguardo di un genius loci che ancora ci parla.

Ho desiderato che il grifone di Pulli riesca a ricordare a tutti noi che dobbiamo volare alto, dobbiamo pensare il futuro della Sardegna e il futuro della nostra città in un orizzonte più ampio, con più passione, più generosità e più impegno.

Auguri ad Elio Pulli per questi suoi meravigliosi ottanta anni, auguri al Sindaco Nicola Sanna, auguri alla città di Sassari e ai suoi Gremi.

Ultimo aggiornamento Lunedì 11 Agosto 2014 14:05

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.


Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l'umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.

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