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17 giugno 2023 : Forum Traiani

Stasera a Fordongianus tra tanti amici a parlare delle colonie di Cesare e di Augusto in Sardegna e delle Ninfe salutari sul Tirso al contatto con le civitates Barbariae: A. Mastino, P. Ruggeri, Il territorio di Forum Traiani e la pertica della Colonia Iulia Augusta Uselis: pagi, fora e civitates tra il I e il II secolo d.C.

Le Aquae Ypsitanae propongono il problema della loro pertinenza al territorio o alla pertica di una città contigua. L’assetto viario originario del territorio, antecedentemente la costituzione di Forum Traiani, con la via diretta a Karalis attraverso Uselisfino ad Aquae Ypsitanae, ci porta a escludere la città di Othoca, di cui ignoriamo lo statuto, raccordata a Forum Traianicon un percorso di 18 miglia a partire presumibilmente da Traiano e, di contro, ci suggerisce di comprendere le Aquae Ypsitanae nella pertica della colonia Iulia Augusta Uselis, suddivisa in pagi, già all’atto della deduzione o, comunque, della costituzione coloniaria.

Gli studiosi collocano la presenza romana alle Aquae Ypsitanae sul Tirso già all’epoca delle grandi rivolte del II secolo a.C. presso le sorgenti termali di Caddas, “le (fonti) calde”, localizzate ai piedi di una potente bancata trachitica. Il sito è già noto a Tolomeo (3, 3,7) come Ydata Ypsitanà. A prescindere dagli antecedenti preromani, individuabili nel centro (religioso e di mercato?) del populus indigeno degli Ypsitani, il villaggio aveva quattro funzioni, città termale, vicus capoluogo di un pagus collocato oltre il Tirso, nodo stradale delle due viae a Turre e a Karalis e infine stanziamento militare della cohors I Corsorum. Di tale cohors conosciamo un praefectus, Sex. Iulius Sex. f. Pol(lia tribu) Rufus ( CIL XIV 2954), che rivestì in età augustea tale prefettura congiuntamente a quella delle civitates Barbariae, le comunità non urbanizzate ultra Thyrsum, che fecero atto di omaggio all’imperatore (Augusto o Tiberio) proprio presso le Aquae Ypsitanae (ILSard. I 188).

Piero Meloni ha per primo affermato che gli Ydata Ypsitanà dipendessero da un’organizzazione paganica, dunque da un *pagus Ypsitanus. Nonostante l’assenza di fonti dirette non si esclude che il centro termale di Aquae Ypsitanae venisse costituito come vicus, dotato di una sua limitata organizzazione giuridica, all’interno della competenza dei magistrati – i IIviri – della colonia di Uselis. L’attestazione di due personaggi, il servus publicus delle Aquae Ypsitanae, [Fe]lix Ypsitan[orum servus] (ILSard.. I 194), autore di un atto indeterminato relativo a una piscina, e il sessantenne Aquensis fisci (servus) (AE 1992, 880) di un epitafio della I metà del II secolo d.C., ma che dovette assumere il nome Aquensis in età pretraianea, riflettono l’esistenza di un’amministrazione pubblica delle aquae, pertinenti al fiscus, con servi publici, detti Ypsitani o Aquenses, presumibilmente tali perché figli di schiavi pubblici.

L’analisi urbanistica delle Aquae Ypsitanae nella fase precedente   la costituzione del Forum Traiani ad opera di Traiano è relativamente incerta. Le Aquae Ypsitanae distavano da Useliscirca 17 miglia attraverso la citata strada a Karalis dotata di pietre miliari nel 46 d.C. da Claudio, che presumibilmente ristrutturò la viabilità preesistente forse già di età tardo-repubblicana. L’individuazione di ceramica a vernice nera (Campana A e a pasta grigia locale), in sigillata italica, in sigillata sud-gallica nell’area delle Aquae Ypsitanae indizia una continuità insediativa del sito fra l’età tardo-repubblicana e l’età flavia, precedente alla monumentalizzazione delle Aquae in età traianea. Lo sviluppo planovolumetrico del complesso termale fra l’età augustea e quella flavia è incerto, benché non si escluda che l’impianto principale incentrato su una natatio gradata e porticata possa risalire a fase pretraianea. Indubbiamente una piscina delle Aquae è attestata dalla iscrizione citata di [Fe]lix Ypsitan[orum servus], certamente del I secolo d.C.

Il culto delle acque, ampiamente sviluppato nella civiltà protosarda, suggerisce l’eventualità che gli Ypsitani lo potessero coltivare, in forme non determinate, presso quelle aquae ferventes che, secondo Solino (4,4,6), oltre a possedere virtù terapeutiche, si utilizzavano per pratiche ordaliche. È possibile che il culto delle acque indigeno si fondesse, sincretisticamente, in età ellenistica con il culto di divinità salutari, come sembrerebbe desumersi dall’iconografia di due statuine in trachite, rinvenute nel 1899 nell’area delle Aquae, rappresentanti il dio egizio Bes, che probabilmente era utilizzata dai punici per il loro dio guaritore Eshmun, ossia, nell’interpretazione greco-romana, Asklepios-Aesculapius. Una terza statuetta, ugualmente in trachite grigiastra, un tempo conservata nel municipio di Fordongianus e derivata al pari delle altre due dall’area termale, rappresentava una divinità femminile purtroppo acefala. Ne possiamo ricavare l’ipotesi che presso le Aquae Ypsitanae si prestava il culto a due divinità, una femminile, l’altra maschile, variamente reinterpretate in età imperiale. Ad età augustea si assegna, su base paleografica, un’arula in trachite dedicata a Aescul(apius )(AE 1986, 272) in scioglimento di un votum da parte di un L. Cornelius Sylla, probabilmente un discendente di un liberto del dittatore Silla, nell’area delle Aquae Ypsitanae.

Un culto idrico femminile delle Aquae, già in età augustea o tiberiana, è indicato da una stelina timpanata, con crescente lunare tra due astri, in trachite rosata, da riportarsi con grande probabilità a Fordongianus, con dedica alla d(ea) s(ancta) A(tecina) T(urobrigensis), posta da Serbulu(s) in scioglimento di un voto (CIL X 7557). Serbulu(s), un lusitano stanziato ad Augustis, dov’era acquartierata la cohors VII Lusitanorum nei primi due decenni del I secolo d.C., dovette dedicare ex voto una stele alla divinità femminile delle Aquae Ypsitanae, identificata con la sua dea Ataecina di Turobriga, un centro non localizzato della Lusitania, dove si prestava un culto a questa deità della luna e dei fontes calidi.

Accanto al centro termale di Aquae Ypsitanae e alla statio d’arrivo della via a Karalis e della via a Turre dovevano essere, con estrema probabilità, i castra della cohors I Corsorum con il pretorio del praefectus cohortis et civitatum Barbariae, da supporsi sulla spianata trachitica sovrastante, a mezzogiorno, l’area termale. Forse all’area dei castra piuttosto che a quella delle terme si riferiscono la già citata dedica delle civitates Barbariae ad Augusto o Tiberio (ILSard. I 188), impaginata su tre lastre marmoree di cui una sola parzialmente superstite e l’epigrafe e l’architrave in marmo di un edificio sconosciuto con dedica posta dall’equestre T. Iulius Pollio, verosimilmente governatore della Sardinia nella tarda età neroniana (CIL X 7863).

Se non abbiamo documenti archeologici diretti relativi alla topografia dei castra della cohors I Corsorum delle Aquae Ypsitanae è opportuno osservare che l’anfiteatro di Fordongianus, collocato nella vallecola di Apprezzau, potrebbe costituire il perno della strutturazione degli accampamenti militari della coorte. In effetti, sin dal 1990, Yann Le Bohec aveva osservato che a Fordongianus «à l’exception de l’amphithéâtre d’Aprezzau qui, s’il n’est pas trop tardif, pourrait avoir été utilisé pour l’exercice, l’entraînement, l’archéologie n’a rien livré de militaire». Lo studioso francese individuava, dunque, seppure dubitativamente, per l’anfiteatro sul Tirso una origine militare, in considerazione del carattere sistematico della costruzione di anfiteatri militari per tutti i grandi campi di un limes. Del resto gli anfiteatri militari più antichi, fin qui conosciuti, risalenti a età augustea, furono quelli realizzati dalle truppe stanziate, in ambito alpino occidentale, a Segusium (Susa) e a Cemenelum (Cimiez), quest’ultimo con l’intervento di una cohors Ligurum. Entrambi gli anfiteatri, a struttura piena, di piccole dimensioni, riflettono la necessità di assicurare una struttura, simile per grandezza al ludus per l’esercizio dei gladiatori, nella quale i soldati potessero compiere le esercitazioni, stante anche il rapporto funzionale e di formazione fra il ludus e le armate.

La struttura originaria dell’anfiteatro di Fordongianus è costituita da due terrapieni curvilinei contrapposti, orientati in direzione nord-nord-ovest/sud-sud-est, compartimentati da setti radiali, in blocchi litici irregolari, cementati con malta di fango. Il terrapieno orientale si appoggia al pendio del colle di Montigu, inciso a mezza costa nella seconda metà del XIX secolo per realizzarvi il passaggio della strada provinciale, attualmente classificata strada statale 388. Il terrapieno occidentale, invece, collocato alla base del rilievo di Iscalleddu, risulta delimitato a ponente dalla via vecchia di Oristano, erede della viabilità romana d’accesso all’anfiteatro. Entrambi i terrapieni erano delimitati verso l’esterno da una struttura muraria costituita da pilastri, formati da quattro blocchi squadrati, messi in opera a secco, per una larghezza media di 1,30 m e uno spessore di 1,35 m, alternati a specchiature in opera cementizia con paramento esterno in opus vittatum, in tufelli di trachite grigia. Verso l’arena i terrapieni sono delimitati dal muro del podio attualmente in opus quadratum di blocchi di trachite grigia, disposti a filari, che si prolungano, nel settore nord-nord-ovest, a definire l’ingresso principale dell’anfiteatro, verso il centro urbano, mentre è presumibile che un consimile accesso fosse realizzato nel settore opposto, non ancora scavato. Il terrapieno occidentale era costituito da terra e ciottoli fluviali, presumibilmente scavati dal fondo della vallata destinata a essere l’arena ellittica dell’anfiteatro, mentre quello orientale era formato prevalentemente da scapoli di trachite grigia. L’unico maenianum della prima fase, con una larghezza di 5,80 m, era dotato di gradus costituiti in cementizio, con caementa di medie dimensioni e pozzolana e calce di non grande qualità, disposto a strati ricorrenti, onde realizzare circa sei ordini di gradini, sostanzialmente non conservati. Si è, finora, individuato un unico vomitorium, nel settore nordoccidentale della cavea, provvisto di un gradino in trachite residuo all’interno del filo della facciata, e in corrispondenza di uno degli scalaria, strombato verso l’arena, che delimitava due cunei della cavea, a destra e sinistra dello stesso vomitorium. Gli accessi all’arena, come si è detto, si dispongono lungo l’asse maggiore, benché manchi la documentazione relativa al settore meridionale, non indagato. L’ingresso principale (porta triumphalis), rivolto ad Aquae Ypsitanae e destinato alla pompa inaugurale, costruito in opera quadrata, forse dotato di un arco, misura 5,10 × 3,23 m, risultando minore, per larghezza, della media (4,70 m).

Le dimensioni dell’anfiteatro di prima fase sono, allo stato delle ricerche, ancora ipotetiche, ma paiono definire una struttura non perfettamente regolare: asse maggiore dell’anfiteatro 52,60 m (pedes 178,8); asse minore 41,55 m (pedes 140); asse maggiore dell’arena 41 m (pedes 138); asse minore 29,53 m (pedes 100); superficie dell’arena 964 mq; superficie della cavea 758 mq. Il numero di spettatori dell’anfiteatro di prima fase può calcolarsi in circa 1.895.

Nell’età traianea le Aquae furono elevate al rango di forum, con la costituzione del Forum Traiani, trasformato entro il periodo severiano (antecedentemente il 212-217) in civitas Foritraianensium (AE 1992, 892). La civitas, che potrebbe aver guadagnato lo statuto municipale nel corso del III secolo, era dotata di un consiglio decurionale (ordo decurionum) e disponeva di sacerdoti addetti al culto imperiale (conosciamo una flaminica): come è noto in Sardegna la successiva suddivisione geografica che porta alla nascita della diocesi entro l’età vandala è fondata sulle città che in precedenza ospitavano flamini e flaminiche, come Carales, Turris Libisonis, Sulci, Nora, Tharros, poi Cornus-Bosa, per non parlare di Fausiana-Olbia.

Il ponte sul fiume Tirso costituisce l’asse generatore di Forum Traiani, sul cui prolungamento (in Barbaria) si disponeva il cardo I. Tale cardo non corrisponde, nonostante le apparenze, alla via Ipsitani, aperta nel tardo Ottocento, bensì alla linea divisoria di fondi rustici, attigui all’abitato, del catasto urbano del 1909. Tale linea è normale, nel medesimo catasto, al divisorio fra i mapp. 433 e 434, probabilmente erede del decumanus meridionale. Il parcellario catastale testimonierebbe così gli assi stradali estremi nord-nord-ovest/sud-sud-est ed est-nord-est/ovest-sud-ovest della fondazione traianea; sono stati descritti i resti della viabilità nell’area, cardo e decumanus, il rapporto con le strutture e gli impianti fognari, il lastricato fatto di basoli poligonali in trachite grigia con crepidines laterali costituite da blocchi ben sagomati di trachite di 29 × 29 × 22 cm di altezza. Ad assicurarci dell’orientamento del reticolo viario, e di conseguenza delle insulae dell’abitato, lungo gli assi principali, sono i resti di tre complessi edilizi, ancora oggi rilevabili, che presentano le murature perimetrali orientate secondo gli assi suddetti.

Terme centrali. Della struttura si è rilevato un ambiente caldo rettangolare, orientato est-nord-est/ovest-sud-ovest, di 3,70 m residui di lunghezza × 6,40 di larghezza, forse un tepidarium, in opera cementizia con paramento in opus vittatum di tufelli, con impiantito di bessales su cui si impostavano le suspensurae di pilastrini litici di 60 cm di altezza, che reggevano un pavimento sospeso formato da bipedales (58,2 × 59,1 × 7 cm). Il lato breve est-nord-est comunicava con un vano di circa 30 mq, in opera cementizia, rivestito in opus vittatum mixtum, orientato con i lati brevi in direzione nord-nord-ovest/sud-sud-est. L’ambiente presentava un pavimento musivo: il mosaico, trasferito al Museo archeologico nazionale di Cagliari, è stato studiato da Simonetta Angiolillo nel suo corpus dei mosaici antichi della Sardinia: «Il campo è delimitato da un bordo […] decorato a dallage […] Lo schema compositivo del campo è basato sull’alternanza di quadrati, sui cui lati si impostano pelte, e di cerchi […] Il motivo ampiamente documentato in Africa ritorna in Sardegna a Tharros nel c.d. Tempio a pianta di tipo semitico». Per il nostro esemplare la Angiolillo si è riferita in particolare a un pavimento della Casa delle fatiche di Ercole di Volubilis, in Mauretania Tingitana, della fine del II-inizi del III secolo d.C., coevo a questo di Forum Traiani. L’ambiente in questione deve identificarsi, con grande probabilità, con il frigidarium delle terme. Presumibilmente allo stesso edificio termale corrisponde il tratto murario in opus vittatum mixtum, tra via Dante e via Vittorio Veneto.

Edificio con volta a botte. L’edificio, a pianta rettangolare, in cementizio con paramenti in opus vittatum mixtum si estende in lunghezza per 22 m e in larghezza per 10 m. L’altezza delle murature è attualmente di 2,30 m dal piano di calpestio, sopraelevato, secondo fonti orali, rispetto al pavimento della struttura romana di 2,20 m. Sul lato lungo nord-nord-ovest è visibile l’imposta della volta a botte, in opera cementizia, articolata in quattro ricorsi di laterizi che dovevano probabilmente formare una rete a linee parallele, sistema divulgato da Traiano in poi, in specie nella seconda metà del II secolo d.C. Il modulo dell’opus vittatum mixtum corrisponde a quello delle terme II, a riscaldamento artificiale, delle Aquae Ypsitanae. Si individua il prospetto dell’edificio, normale al lato lungo, realizzato in cementizio con paramento in opus vittatum mixtum, intonacato, spesso 86 cm, con aperture. Ignoriamo la funzione della struttura, che parrebbe di carattere pubblico, riadattata a edificio chiesastico nel Medioevo.

Edificio industriale. All’interno dello scantinato dell’abitazione ubicata fra via Ipsitani e via Vittorio Veneto, si individua un ambiente rettangolare, ridotto a due spezzoni di muro, orientati rispettivamente sud-sud-est/nord-nord-ovest (per una lunghezza residua di 2,19 m) e ovest-nord-ovest/est-sud-est (per una lunghezza residua di 3,33 m). Su quest’ultimo lato, addossate alla muratura, erano disposte due vasche rettangolari, ad angoli interni stondati, dotate di foro di scarico affinché il liquido contenuto nella prima vasca fluisse, depurato, nella seconda. La struttura muraria è in opus vittatum, in filari regolari di tufelli in trachite, connessi con strati di malta di 2 cm di spessore. Dall’area archeologica provengono tegulae hamatae, forse connesse alla deumidificazione di ambienti, lastrine in marmo bianco, embrici giallastri e rossastri e ceramica comune romana – bocca di un askós, ceramica “fiammata” di bottega sarda (sulcitana?) –, lucerne a becco tondo, anfore Africane e un asse di Adriano del 134-138 d.C. L’edificio parrebbe avere avuto una fase di laboratorio industriale per la torchiatura delle olive o per la produzione vinaria.

Non possediamo allo stato delle conoscenze dati per l’individuazione della piazza forense di Forum Traiani. Una serie di iscrizioni marmoree relative a interventi evergetici o a onoranze a imperatori potrebbero riferirsi all’area forense, ma è dubbia la circostanza puntuale del loro riferimento.

Da Via Traiano, dirimpetto alla chiesa parrocchiale, proviene un frammento di lastra di marmo bianco con venature grigie recante una iscrizione che richiama un intervento (evergetico?) [ex] test(amento), forse [d(ecreto)] d(ecurionum) (ILSard. I 201).

Se lasciamo la citata dedica a Tiberio da parte delle civitates Barbariae (ILSard. I 188), probabilmente dall’area di via delle Terme, «nel centro del paese», provengono frammenti marmorei pertinenti a tre distinte iscrizioni imperatorie, da supporsi affisse nel forum o nell’Augusteum di Forum Traiani: Caracalla tra il 211 e il 213 d.C. (ILSard. I 189), Severo Alessandro tra il 222 il 235 d.C. (ILSard.I 190), infine un imperatore dominus noster (?) (ILSard. I 200). Si aggiungano due dediche a imperatori anonimi pro salute rinvenute nell’area urbana e connesse al forum o all’Augusteum della città.

L’importanza di Forum Traiani si palesa anche nella monumentalizzazione delle precedenti Aquae Ypsitanae. L’orientamento del complesso termale è il medesimo del Forum Traiani, così da autorizzare l’ipotesi di una programmazione generale urbanologica delle terme e del Forum ad opera di Traiano, ovvero la strutturazione del Forum secondo gli assi delle Aquae Ypsitanae. Il complesso termale in opera quadrata viene a essere arricchito, presumibilmente in età severiana, di nuove terme, a riscaldamento artificiale, in opera cementizia con paramenti prevalenti in opus vittatum mixtum e, parzialmente, in opus vittatum, a monte delle aquae idrotermali. A sud-sud-est del complesso termale si apre una piazza trapezoidale, basolata in lastre di trachite, delimitata a monte da un complesso di cisterne alimentate da un acquedotto, che recava l’acqua da due sorgenti extraurbane rispettivamente dalle località di Pischina ’e Ludu e S’Ispadula. Nel margine occidentale del lato sud-sud-est della piazza si localizza una scalinata in conci regolari di trachite che immette su un piano, in parte ritagliato nel plateau trachitico, in cui si leggono labili tracce di un edificio, forse a carattere sacro, come nell’analogo complesso termale di Djebel Oust in Africa Proconsolare.

Il lato est-nord-est della piazza immette in un complesso a L, in opera cementizia con paramenti in opus vittatum mixtum, articolato in un corridoio a due ali che disimpegnano piccoli ambienti quadrangolari e alcuni vani maggiori affrescati. Si tratta probabilmente di ambienti di servizio del complesso termale per assicurare l’ospitalità ai malati.

I culti prevalenti delle Aquae Ypsitanae, testimoniati da iscrizioni sacre, documentano spesso il rango sociale elevato dei devoti, fra cui vari governatori dell’isola. Le divinità femminili erano le Nymphae o più precisamente i numina Nympharum (AE 1991, 909), così come nelle Aquae Flavianae presso Mascula (oggi Khenchela) in Numidia, era venerato il numen [Ny]mpharum (CIL VIII 17722): là un centurione legionario della III Augusta poteva vantarsi di aver visto realizzati tutti i suoi desideri: optavi nudas videre Nymphas, vidi (CLEAfr. 2 101).

Possediamo ben otto dediche alle Nymphae dalle Aquae Ypsitanae, incise su altari in trachite:

Nymph[hae] salutares posta dal governatore della Sardinia Aelius Per[egri]nus intorno al 201 d.C. (ILSard.I 187, vd. EDR181203);

Nymphae sanc[tiss(imae)] ricordate dal procuratore e prefetto dell’isola M. Cosconius Fronto nel 206-207 d.C. (CIL X 7560);

– le Nymfae invocate da un (M. Aurelius) Servatus, liberto imperiale, adiutor del governatore e procurator metallorum et praediorum e da un [—]ianus, ufficiale (?) di una coh(ors) II [—], stanziata nell’isola: siamo tra il 178 e il 180 d.C. e i vota sono espressi pro salute del governatore della Sardegna Q. Baebius Modestus, un cavaliere inserito nella cohors amicorum e tra i consiliarii degli imperatori.

le Nymphae invocate da parte di Flavia T. filia Tertulla e  dai Flavii Honoratia[nus] e [Marc]ellina, rispettivamente moglie e figli del governatore della Sardegna L. [F]la[vius] Honoratus, probabilmente tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C. (CIL X 7859).

– le Nymphae [–] invocate da Valeria Modestạ, liberta di Ṃ(arcus) Valerius Optạṭus,
proc(urator) Aug(usti), pṛạẹ[f(ectus)] provinc(iae) Sard(iniae)
, tra il 193 e il 217.

– I numina Nympharum evocati dal governatore della Sardegna M. Mat(idius ?) Romulus, nella seconda metà del III o del IV secolo d.C. (AE 1991, 909).

– Le Nymp[hae] e [Aescula]pius chiamati in soccorso da un anonimo, forse un Claud[ius] (AE 1988, 644).

– Le Nymphae Aug(ustae) invocate sull’arula dedicata anche ad Aescu[lapius] (ILSard. I 186).

L’associazione tra le Nymphae ed Aesculapius (anche in AE 1986, 272) non è frequente, benché documentata implicitamente proprio in località termali (ad esempio alle Aquae Lesitanae, AE 2005, 681). L’epiteto Augustae delle Nymphae Ypsitanae, essendo raramente connesso a queste divinità, testimonia dell’importanza del culto imperiale ad Aquae Ypsitanae-Forum Traiani, documentato anche dal busto marmoreo inedito di un loricato acefalo, certamente un imperatore del II secolo d.C., derivato dall’area termale, oltre che dalla citata flaminica.

Le necropoli forotraianensi di età romana imperiale sembra si estendessero a est e a sud-ovest della città, forse con una prevalenza delle deposizioni nell’area in cui fu creato nel IV secolo il martyrium del martire locale Luxurius.

Nel rinnovato quadro dell’ornatus civitatis di Forum Traianiin età severiana deve collocarsi probabilmente l’ampliamento dell’anfiteatro, con l’utilizzo prevalente del cementizio con paramenti in opus vittatum mixtum. Gli structores amphitheatri possedevano le competenze operative per la realizzazione di arcate e di volte in opera cementizia, applicate in vari edifici della città ma soprattutto nelle terme Ypsitanae e nell’acquedotto.

Un aumento demografico della popolazione di Forum Traiani e un maggiore interesse generale per i munera gladiatorum e le venationes, dimostrato dalla costruzione, dopo l’anfiteatro flavio di Carales, degli anfiteatri di Nora, Sulci e Tharros entro il II/III secolo, costituiscono i presupposti dell’ampliamento dell’anfiteatro forotraianense, consistito innanzitutto nella costruzione di una galleria periferica, obliterante la primitiva facciata. Tale galleria era articolata all’esterno in arcate su pilastri di blocchi squadrati in trachite (connessi da incavi a coda di rondine), su cui si impostavano volte rampanti ammorsate alla facciata di prima fase. Sulle volte erano realizzati in opera cementizia i gradus del secondo maenianum, disposti probabilmente su quattro ordini. In sostanza l’anfiteatro di Forum Traiani dovette presentarsi all’esterno con una facciata ritmata da fornici, benché appaia probabile che, in relazione alle differenze di quota del fondo trachitico della zona, le stesse arcate avessero un’altezza differente dal piano di calpestio. I fornici, in opera cementizia con rivestimento in laterizi rossi, strombati verso l’interno della galleria, allo stato delle indagini, sono stati individuati esclusivamente nel settore occidentale e in quello nord-orientale. La struttura della facciata, a prescindere dai pilastri e dalle arcate, è in opera cementizia con rivestimento in opus vittatum mixtum, che alterna filari di due laterizi rossi a filari di un tufello in trachite, connessi da strati robusti di malta. L’architetto responsabile dell’ampliamento dell’anfiteatro di Forum Traiani provvide a effettuare due interventi funzionali rispettivamente alla creazione di suggesta (spazi riservati alle autorità) e alla realizzazione del sacellum. Lungo l’asse minore dell’edificio, secondo i canoni anfiteatrali, a spese dei settori coassiali della cavea di prima fase, furono resecati due spazi quadrangolari, destinati rispettivamente quello a est-sud-est a sede del sacellum, sormontato da un suggestum, quello a ovest-sud-ovest a sede di un secondo suggestum, accessibile dal piano dell’arena con una scaletta ammorsata al podium. Il sacellum, a pianta quadrangolare, con volta a botte, presenta sul muro di fondo una nicchia centinata, con armilla di laterizi, che esclude la natura di carcer dell’ambiente, anche in rapporto alla sua collocazione lungo l’asse minore dell’anfiteatro, suggerendo, invece, la funzione di sede della statua del culto dei gladiatores e dei venatores, forse Nemesis-Diana, a tener conto della frequenza di Nemesea negli anfiteatri. In alternativa si è pensato al culto di Hercules. Sull’estradosso della volta, accessibile mediante una scaletta perduta, doveva impostarsi uno dei due suggesta o pulvinaria dell’anfiteatro, i posti riservati alle autorità civili, militari e religiose della città. Il secondo suggestum, conservato solamente alla base, nel settore ovest-sud-ovest, era accessibile mediante dieci gradini da parte delle autorità che dopo aver partecipato alla pompa iniziale, all’omaggio alla divinità nel sacellum, si portavano nello spazio riservato ad esse, sia al di sopra del sacellum, sia sul lato ovest-sud-ovest, meglio preservato.

Si è detto che l’opus quadratum del podium e della porta triumphalis potrebbe rimontare al generale rifacimento dell’anfiteatro di seconda fase. In effetti non pare cogliersi soluzione di continuità fra la porta triumphalis nella sua nuova costituzione, in rapporto alla galleria periferica, la primitiva porta e il podium.

L’anfiteatro di Forum Traiani nella sua seconda fase ha le seguenti dimensioni: asse maggiore dell’anfiteatro 59,30 m (pedes 200); asse minore 48,25 m (pedes 163); asse maggiore dell’arena 40,98 m (pedes 138); asse minore 29,53 m (pedes 100); superficie arena 964 mq; superficie della cavea 1.265 mq. Gli spettatori calcolabili sono 3.163. Le dimensioni di questo edificio per gli spettacoli sono inferiori in Sardinia solo a quelle dell’anfiteatro di Carales, per il quale si calcola una capienza complessiva di 12.283 spettatori. Non possediamo dati sugli spettacoli tenuti nell’anfiteatro di Forum Traiani, anche se devono ipotizzarsi sia i munera gladiatorum sia le venationes. Alla cura di gladiatores potrebbe riferirsi uno strumento chirurgico in bronzo individuato nello scavo del settore settentrionale dell’arena.

A Forum Traiani potrebbero esser citate altre divinità orientali legate al mondo militare, come Giove Dolicheno (CIL X 7862). Va infine rilevato che Forum Traiani avviò una penetrazione culturale nel territorio circostante.

Il 25 maggio 2023

Seneca

Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet;
multa saeculis tunc futuris,
cum memoria nostra exoleverit, reservantur:
pusilla res mundus est,
nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat.

Seneca, Questioni naturali , VII, 30, 5

Molte cose che noi ignoriamo saranno conosciute dalla generazione futura;
molte cose sono riservate a generazioni ancora più lontane nel tempo,
quando di noi anche il ricordo sarà svanito:
il mondo sarebbe una ben piccola cosa,
se l’umanità non vi trovasse materia per fare ricerche.