Intervento Commissione Sanità Regione Sarda 03/03/2010

Intervento del Rettore dell’Università di Sassari Prof. Attilio Mastino nella riunione della Commissione Sanità della Regione Sarda del 3 Marzo 2010.

Intervento del Rettore dell’Università di Sassari Prof. Attilio Mastino nella riunione della Commissione Sanità della Regione Sarda del 3 Marzo 2010, ore 17, alla quale hanno partecipato anche il Prof. Giuseppe Madeddu, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ed il Prof. Giulio Rosati, Delegato Rettorale alla Sanità.
Il testo che unifica la Proposta di legge Meloni Vargiu Cossa Dedoni Fois Milia n. 48 ed il disegno di legge Liori n. 99 rappresenta un passo in avanti significativo per la Sanità in Sardegna rispetto alla LR 10 del 28 luglio 2006.
L’Università di Sassari apprezza il disegno complessivo che semplifica il quadro, la filosofia, gli obiettivi, le azioni e la nascita della Macroarea Sardegna che tende a gestire servizi comuni. Nasce un SSR costituito dalle 8 Aziende Sanitarie regionali, dalle due Aziende Ospedaliero Universitarie (AOU) di Cagliari e Sassari, dall’Azienda Ospedaliera Brotzu, da 4 Aziende ospedaliere di Nuoro, Gallura, Oristano, Sulcis Iglesiente e con possibilità di istituire altre Aziende ospedaliere e di modificare la composizione di quelle già esistenti.

Riguardo alle Aziende Ospedaliero Universitarie, preoccupa l’accentramento entro un’unica Macroarea del tema della gestione del patrimonio universitario che come è noto viene regolato dal DLgs. 507/99 (art. 8, comma 4, punto a), del reclutamento come viene ipotizzato nell’attuale proposta di Legge 48/99 (art. 3, commi 2a e 2b), della formazione ecc., che costituiscono elementi fondanti la specifica diversità dell’AOU. L’Università ritiene necessario evitare un gravissimo squilibrio territoriale con la nascita di un’unica Macroarea con sede a Cagliari e suggerisce la costituzione di due distinte Macroaree, per coprire anche la Sardegna settentrionale soprattutto con riguardo al reclutamento del personale.
Un altro tema rilevante è quello della specificità delle due Aziende Ospedaliero Universitarie di Sassari e Cagliari che sono regolate da leggi nazionali che hanno ridefinito i rapporti tra Servizio Sanitario e Università: il loro disegno è funzionale al rilancio delle due Facoltà mediche solo se le due Aziende saranno messe nelle condizioni di svolgere la propria specifica missione, che è quella di integrare la programmazione generale dell’assistenza (di cui è titolare il Direttore Generale, attualmente il Commissario) con la programmazione didattico-scientifica della Facoltà di Medicina (di cui è titolare l’Università).
L’AOU di Sassari è nata con gravissimi ritardi rispetto al Decreto Legislativo 517/99 e con un bilancio iniziale (80 milioni di Euro) inferiore a quello reale caratterizzato da un disavanzo finanziario programmato pari al 20% rispetto alla spesa storica di oltre 100 milioni di euro di quando le strutture universitarie erano convenzionate con l’ASL n.1 La situazione gestionale organizzativa dell’AOU è ancora precaria e non è del tutto autonoma. Con l’applicazione del Piano sanitario Regionale alcuni reparti universitari essenziali sono stati inoltre assorbiti nella ASL n.1 (Neurochirurgia, Dermatologia, Oncologia) con gravi ricadute per la Facoltà trattandosi di discipline fondamentali. Si è vissuti per anni anche con l’incubo di vedere l’Università soffocata dalle spese per il servizio sanitario per inadempienze dell’ Azienda Sanitaria con la quale la Facoltà di Medicina è stata convenzionata per oltre 20 anni. Finalmente è nata l’AOU che, debitamente potenziata, deve diventare lo strumento per recuperare ritardi e disfunzioni, per ritrovare efficienza al servizio della collettività, e non deve concentrarsi esclusivamente su criteri puramente legati all’aziendalizzazione che prevedono enormi risparmi di gestione e di tagli delle spese pretendendo allo stesso tempo una elevata qualità dell’assistenza ma con scarsi investimenti sulla formazione e ricerca che stanno alla base di una assistenza di eccellenza, criteri di aziendalizzazione a volte crudeli perché si corre il rischio di mettere in secondo piano i risvolti umani del singolo paziente che devono essere considerati al primo posto in qualsiasi riforma sanitaria venga proposta.
La formazione in ambito sanitario, dai Corsi di Laurea alle Scuole di Specializzazione di area medica, è oggi sottoposta alla verifica dei requisiti assistenziali minimi stabiliti a livello nazionale. Il non possesso di tali requisiti determina da un lato il dimensionamento dell’offerta formativa dei Corsi di Laurea e dall’altro lato, la soppressione delle Scuole di Specializzazione. Anche la ricerca in ambito sanitario è oggi sottoposta a verifica ed è imperativo che si debba proiettare in modo efficace verso uno sviluppo futuro: occorre sostenere i gruppi di ricerca realmente produttivi, verificando i risultati finali per mezzo di indicatori internazionali riconosciuti.
Per questi motivi, se le Aziende Ospedaliero Universitarie non riusciranno ad attuare, in sinergia con l’Università e con le altre Aziende sanitarie, le proprie specifiche finalità, l’assistenza non potrà coniugarsi con i due fattori che ne condizionano la qualità: un’adeguata formazione del personale medico e degli operatori sanitari al servizio del territorio, capaci di impegnarsi con scienza e coscienza ed una ricerca in grado di promuovere l’innovazione e l’aggiornamento in campo biomedico e biotecnologico. È pertanto indispensabile operare affinché le Aziende Ospedaliero Universitarie possano realizzare la loro missione integrata, valorizzando il patrimonio di strumenti, di spazi, ma soprattutto di personale e di studenti. Per Sassari, la crescita dell’AOU è un’occasione preziosa perché si possa nel territorio operare ad armi pari e con sana competitività con nuove strutture sanitarie che tra breve sorgeranno nella Sardegna Nord-Orientale, con occasioni di sviluppo e di efficaci sinergie.
L’Azienda Ospedaliero Universitaria dovrà trovare spazi di autonomia, completando l’organico, le strutture, i servizi che debbono essere adeguati al ruolo di eccellenza che l’Azienda, specializzata nella ricerca, deve assumere fornendosi di regolamenti e strumenti operativi, come ad esempio il Codice etico con le sue procedure. Occorre soprattutto incrementare le risorse e stimolare i nuovi attori della politica regionale per consolidare un’organizzazione che porti ad una puntuale valutazione del rapporto tra posti-letto ed esigenze scientifiche e didattiche, valutato in base ai parametri nazionali di riferimento che fissano con precisione l’entità sulla base del numero di studenti e specializzandi, parametri che sono adottati in moltissime realtà sanitarie del Nord Italia, operando con coerenza ed arrivando anche al taglio dei posti-letto ridondanti, con una nuova attenzione per le specifiche problematiche del Nord Sardegna. Attraverso iniziative di collaborazione con altre Aziende del territorio, l’AOU, dimensionata secondo parametri di cui sopra per una gestione snella ed efficiente, può e deve diventare uno strumento strategico per la riqualificazione della sanità territoriale, facendo riacquistare a Sassari il proprio ruolo storico di polo regionale di riferimento, in grado di offrire alla popolazione prestazioni in linea con i livelli di eccellenza europea. Ciò richiede la destinazione di investimenti adeguati a superare il gap tecnologico che dura ormai da molti anni e che rischia di dequalificare le strutture universitarie ma anche ospedaliere di Sassari il cui parco tecnologico non è certamente migliore. Strumento essenziale, a tale fine, è la definizione di un progetto di gestione della formazione così come della assistenza fortemente incentrato sull’attuazione di un efficace programma di “Technology Assessment”, analogamente a quanto già avviene in Europa e nelle zone più avanzate del nostro Paese, che permetta la razionalizzazione e l’uso appropriato delle risorse al fine di una ottimizzazione della assistenza creando centri di eccellenza che ne aumenterebbe la competitività rispetto ad altre strutture sanitarie che hanno ottenuto un maggior apporto tecnologico. Per ottenere tutto questo sarà fondamentale battersi perché la Facoltà di Medicina e Chirurgia tramite la AOU non venga ospedalizzata e costruire obiettivi condivisi con il Governo regionale, anche per evitare che i programmi rimangano lettera morta o pure aspirazioni. In questo senso l’Ateneo lavorerà per una definizione urgente dell’Atto Aziendale dell’AOU indispensabile per il suo funzionamento e che risolva le numerose criticità fin qui segnalate; si deve rapidamente arrivare alla nomina dell’Organo di indirizzo che ha il compito di proporre iniziative e misure per assicurare la coerenza della programmazione generale dell’attività assistenziale dell’Azienda con la programmazione didattica e scientifica dell’Università e di verificare la corretta attenzione della programmazione.
La Sanità sassarese merita un intervento incisivo e continuo del Rettore dell’Università e della Facoltà di Medicina per quanto riguarda la partecipazione alla programmazione sanitaria regionale, i rapporti con il SSN ed in particolare con le ASL, l’attuazione del Piano Sanitario Regionale, il rapporto con il Direttore Generale e gli altri responsabili dell’Azienda Ospedaliera Universitaria. Per una sempre maggiore crescita dell’AOU occorre far leva sul personale universitario che deve mantenere un costante rapporto con l’amministrazione di provenienza, partecipando alle scelte di fondo con un attenta visione per il rispetto della mission propria dell’AOU che prevede l’integrazione fra assistenza, formazione e ricerca.
L’Università intende avviare un serrato confronto con la Regione Sarda per concordare obiettivi e reperire risorse adeguate per lo svolgimento dei Corsi di studio delle professioni sanitarie (infermieristiche, fisioterapiche e riabilitative, tecniche di laboratorio e della prevenzione etc.) oltre che delle Scuole di Specializzazione, sempre con l’occhio rivolto verso una formazione di eccellenza e di qualità assicurando in campo formativo l’accreditamento dei corsi di studio dell’area sanitaria in ambito UE, il tutto a difesa degli interessi degli studenti che meritano di conseguire un titolo spendibile sul mercato europeo.
L’Università e la Facoltà di Medicina e Chirurgia hanno già messo in atto specifiche convenzioni con le Aziende Sanitarie del territorio accreditate per il tirocinio degli iscritti alle Professioni Sanitarie e alle Scuole di Specializzazione. Per il tirocinio di questi ultimi, l’Osservatorio Regionale delle Scuole di Specializzazione sta approntando un piano che preveda reti formative adeguate per garantire la sopravvivenza di molte Scuole di specializzazione di area medica. Su questa base l’Università di Sassari ha stipulato Convenzioni con Aziende Sanitarie accreditate anche al di fuori del territorio regionale per il completamento della formazione.
L’Università è ben consapevole che per la Facoltà di Medicina e Chirurgia l’assistenza è lo strumento di lavoro essenziale integrato alla didattica ed alla ricerca; l’assistenza rappresenta un settore sul quale bisogna intervenire incisivamente tramite l’AOU alla quale è imperativo fornire i mezzi necessari per dare risposte adeguate, per esempio, per far cessare i tragici viaggi della speranza, specialmente in ambito oncologico, un fenomeno in crescita come effetto delle recenti politiche regionali, sia per indagini diagnostiche che per procedure terapeutiche altamente sofisticate. Ci si aspetta sia dal Consiglio che dalla Giunta Regionale una piena consapevolezza dei numerosi problemi che affliggono l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari, una collaborazione più stretta rispetto al passato che parta dal riconoscimento del valore del patrimonio di esperienze, di idee e di conoscenze che la Sanità Sassarese globalmente considerata ha saputo accumulare nel corso degli anni ma che recentemente sembra aver segnato il passo a causa della vetustà delle strutture e della inadeguata innovazione tecnologica per il mancato stanziamento di fondi regionali. Ai pazienti del territorio di Sassari e del Nord Sardegna in genere deve essere garantita la possibilità di accedere a prestazioni sanitarie che siano comparabili con quelle di altri Ospedali prestigiosi regionali che hanno avuto la fortuna di trovare più ascolto nelle sedi istituzionali regionali e di Ospedali privati la cui dotazione tecnologica all’avanguardia è ben nota.
L’Università chiede alla Regione di mantenere gli impegni a suo tempo assunti anche sui FAS per completare gli investimenti edilizi a favore delle strutture cliniche e dei reparti che presentano condizioni di grave criticità, tenendo in debita considerazione anche il fatto che tali strutture devono essere adeguate anche alle necessità didattiche e di ricerca.
Questi due aspetti, l’inadeguatezza e l’obsolescenza del patrimonio strutturale e la mancata innovazione tecnologica dell’AOU, rappresentano il problema dei problemi. Senza l’assegnazione di risorse adeguate a riqualificare l’AOU sul piano strutturale e tecnologico, quest’ultima non potrà mai assumere quel ruolo di Azienda ad elevata specializzazione e complessità che la Legge le attribuisce, con conseguenze profondamente negative per la Sanità Sassarese nel suo complesso e per la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Si chiede pertanto con forza che vengano mantenuti ed erogati gli investimenti previsti per l’AOU di Sassari nella deliberazione RAS n. 58/25 del 28 ottobre 2008. Il Piano straordinario per gli interventi strutturali di cui alla predetta delibera prevede un intervento complessivo di 120 milioni di Euro, dei quali 60 su fondi FAS regionali e 60 su fondi statali di cui al “Progetto per la Salute, Sviluppo e Sicurezza del Mezzogiorno”. È urgente acquisire al più presto i 60 milioni su fondi FAS, al fine di avviare il progetto edilizio illustrato qualche mese fa alla Facoltà da parte del Direttore Generale dell’AOU con unanime parere favorevole. Il piano straordinario per gli investimenti tecnologici prevede come prima tranche un intervento dell’importo di appena 3 milioni di Euro, del tutto insufficiente per colmare le carenze esistenti, che richiederebbero un investimento dell’importo di circa 26 milioni, come era già stato identificato anche dallo stesso Assessorato alla Sanità nella precedente legislatura. Si rende pertanto necessario un forte impegno da parte della Regione Autonoma della Sardegna per adeguare l’importo degli investimento alle esigenze reali.
Il rapporto fra Università e AOU dovrà essere regolamentato attraverso protocolli di intesa anche sui temi della sicurezza e della raccolta dei rifiuti speciali. L’Università vigilerà, inoltre, sull’applicazione del Contratto collettivo di lavoro riguardante il personale universitario docente e tecnico-amministrativo secondo quanto stabilito rispettivamente dal D.Lgs. 517/99 e dal DPR 761/79. Occorre in particolare promuovere i diritti dei docenti che svolgono attività assistenziale all’interno dell’AOU che attendono da oltre 10 anni l’applicazione delle normative nazionali sulle indennità stipendiali con un contenzioso che si è esteso nel tempo spesso a danno del bilancio universitario e che è ora arrivato fino al Consiglio di Stato, al contrario delle altre Regioni italiane nelle quali la normativa viene regolarmente applicata. Per il personale tecnico amministrativo dell’Azienda si pongono anche altri temi quali la mobilità orizzontale e verticale, la formazione, il pagamento delle indennità accessorie, il lavoro straordinario, le prestazioni a pagamento, la distribuzione del fondo comune di Ateneo, la composizione delle delegazioni ed i meccanismi di mobilità intercompartimentale.
L’Università, inoltre, intende rivedere il protocollo di intesa con l’AOU circa gli spazi didattici e di ricerca dei Dipartimenti e degli Istituti universitari attualmente occupati da personale universitario inquadrato e non nell’AOU, spazi che attualmente vengono gestiti da quest’ultima e che andrebbero invece riportati sotto l’egida dell’Università.
Deve essere, infine, affrontata concretamente la definizione dei rapporti contrattuali tra Università e Aziende: l’Ateneo è creditore di imponenti risorse finanziarie nei confronti della Regione (gestione ex Policlinico Universitario), della ASL 1 e della AOU. La nuova normativa certamente dovrà introdurre elementi di razionalizzazione e semplificazione.
Si rimane fiduciosi che l’Amministrazione Regionale vorrà dare una risposta adeguata alle esigenze dell’Azienda Ospedaliero Universitaria e della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Sassari.

Il Rettore
Prof. Attilio Mastino

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SASSARI
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Criticità sulla proposta di Legge n.48 – Disegno di Legge n.99.
Modifiche alla Legge regionale 28 luglio 2006, n.10
Art. 3
• Dovrebbe essere rivisto il comma 2, in particolare i punti
a) gestione del patrimonio: per la quale si deve considerare il D.Lgs. 517/99 (Art. 8, comma 4, punto a) che prevede che il patrimonio immobiliare dell’AOU è dato dall’Università in concessione d’uso a titolo gratuito con vincolo di destinazione. Il Consorzio di area vasta supererebbe i rapporti Rettore-Governatore (Direttore Generale) demandandoli al Consiglio di Amministrazione del Consorzio (non è accettabile).
b) reclutamento: è indispensabile riportare un punto apposito che tenga conto della missione propria della AOU.
L’arruolamento del personale docente universitario effettuato mediante concorsi specifici da Commissioni formati esclusivamente da docenti universitari tiene conto delle necessità didattiche e di ricerca oltre che di assistenza ed è programmato dall’Università e gestito anche da un punto di vista stipendiale. Questo risponde alla missione propria dell’AOU, come Azienda di alta specializzazione, che include la formazione e la ricerca oltrechè l’assistenza. Lo stesso vale per il personale tecnico-amministrativo universitario.
Anche l’arruolamento del personale del SSN in ambito dell’AOU dovrebbe tenere conto degli stessi compiti integrati e dovrebbe essere regolato dal Protocollo d’Intesa Regione-Università per un equilibrato reclutamento delle due componenti, universitaria ed ospedaliera, per rispondere adeguatamente alla missione aziendale (assistenza, formazione e ricerca) tanto particolare e differente dalle altre Aziende sanitarie.
La missione propria delle AOU viene salvaguardata dall’Organo di Indirizzo, ancora da nominare nelle AOU sarde, e che fa parte degli Organi fondamentali insieme con il Direttore Generale ed il Collegio Sindacale. L’Organo di Indirizzo non fa parte invece degli Organi gestionali delle Aziende Ospedaliere.
Il problema del personale viene richiamato anche negli ultimi capoversi del comma 6.
c) centralizzazione della prenotazione: è necessario tenere in debito conto la libertà di scelta del paziente evitando una non attenta equiparazione fra prestazioni fornite da Aziende ad alta specializzazione e con compiti di formazione rispetto alle altre. Il patrimonio culturale e altamente specialistico delle AOU deve essere salvaguardato al massimo.
• il comma 4 – Consiglio di Amministrazione del Consorzio – dovrebbe prevedere esponenti dell’Università facenti parte degli Organi di Indirizzo per gli aspetti integrati: formazione, ricerca, assistenza.
Le Aziende Ospedaliero Universitarie sono garantite da un Protocollo d’Intesa stipulato tra Governatore e Rettore; l’eventuale operato del Consiglio di Amministrazione del Consorzio non appare congruo rispetto a quanto riportato nel suddetto protocollo stilato nel 2004 sulla base del D.Lgs. 517/99.

Art. 4
• comma 2: non vengono precisati gli Organi propri delle AOU ma soltanto quelli relativi alle Aziende Sanitarie Provinciali ed alle Aziende Ospedaliere. Come è noto nelle AOU ai due Organi fondamentali propri delle altre Aziende si aggiunge l’Organo di Indirizzo che rappresenta la garanzia per la coerenza della programmazione dell’attività assistenziale dell’AOU con quella didattica e scientifica dell’Università ed il mezzo più idoneo di verifica della corretta attuazione della programmazione stessa.

• comma 3: l’Atto Aziendale, senza il quale le Aziende non possono funzionare, nelle AOU è adottato dal Direttore Generale di intesa con il Rettore limitatamente ai Dipartimenti ed alle Strutture Complesse che li compongono (D.Lgs. 517/99, Art. 3, commi 2 e 3).

• comma 5: gli Atti Aziendali contengono ……: dovrebbero essere precisati i punti relativi ai Dipartimenti che sono specifici delle Aziende Ospedaliero Universitarie.

L’art. 4 dovrebbe contenere i riferimenti sui temi peculiari propri delle AOU e le modalità di accordo con il Rettore firmatario insieme con il Governatore dei Protocolli di Intesa.

Art. 5
• comma 2, punto 3: il termine “preferibilmente” può causare confusione. Il Direttore Sanitario dovrebbe possedere l’esperienza specifica.

Art. 6
• comma 1, riga 2: la larga consultazione della Comunità regionale dovrebbe includere specificamente le Università di Cagliari e Sassari come era riportato nel precedente articolo 12 della Legge 10, comma 3, punto c.

Art. 7
• non viene riportata l’organizzazione dipartimentale delle AOU che dovrebbe essere considerata in un articolo a parte giacchè è specifica di questo tipo di Azienda.

• comma 8: l’inserimento dell’attività psichiatrica nelle AOU, Dipartimento di salute mentale, è fondamentale per le innegabili competenze dell’Università (formazione pre-Laurea e Scuole di Specializzazione).

Art. 9
• Finanziamento del SSR – comma 5 – sarebbe consigliabile specificare meglio il finanziamento riguardante le Aziende Ospedaliero Universitarie anche sulla base dei peculiari scopi istituzionali di formazione e di aggiornamento professionale.

Art. 10
• comma 4, punto b): inserire anche le Aziende Ospedaliero Universitarie.

Di base, sarebbe opportuno rivedere l’Art. 18 della Legge 10 che riguarda le Aziende Ospedaliero Universitarie ed inserire tutti i punti identificati in precedenza.




Lettera del Rettore ai Consiglieri Regionali della Sardegna.

Lettera del Rettore ai Consiglieri Regionali della Sardegna.
Caro Onorevole,

mi permetto di interpellarLa perché sento il dovere di fornire qualche informazione sulla Verifica amministrativo-contabile condotta tra i mesi di aprile e di luglio dello scorso anno presso l’Università di Sassari da un Ispettore del Ministero dell’Economia e delle Finanze: i risultati (depositati qualche settimana fa) hanno suscitato grande clamore sulla stampa locale, con echi all’interno dello stesso Consiglio Regionale.

La verifica solleva alcuni quesiti e formula, in ordine ad alcune procedure amministrative, ipotesi di inefficienze e irregolarità che abbiamo provveduto a verificare, esaminando tutti gli aspetti evidenziati, a partire dal mio ingresso come Rettore avvenuto il I novembre. Va subito precisato che non risultano segnalati problemi che abbiano rilevanza penale. A tali quesiti il nuovo direttore amministrativo, dott. Guido Croci, i dirigenti e i capi ufficio stanno rispondendo con un’articolata relazione nella quale si rettificano alcune inesattezze e per tanti aspetti si propongono altre chiavi di lettura che spiegano in maniera esaustiva l’operato dell’istituzione universitaria. Ho dato disposizioni perché non si coprano eventuali responsabilità personali ma anzi si individuino le criticità sulle quali è necessario accendere i riflettori e fare chiarezza.
Sono convinto che l’Ateneo è essenzialmente e complessivamente sano, composto da uomini e donne animati da passione civile e motivazioni alte: al centro del nostro impegno abbiamo posto i principi della trasparenza, del rigore, della serietà professionale, dell’imparzialità dell’azione amministrativa, del merito, della promozione culturale e sociale per tutti i meritevoli, dell’internazionalizzazione partendo dall’identità plurale dell’Europa e del Mediterraneo.
La campagna di stampa, come si è visto nei giorni scorsi, rischia di gettare discredito e di penalizzare l’Ateneo che ci è stato affidato, con le sue radici storiche e con i suoi Dipartimenti, le sue Facoltà, i suoi Laboratori, i Centri di eccellenza nella ricerca, impegnati attivamente all’interno di reti internazionali. Vorremmo si parlasse di più delle eccellenze nel campo del sapere e della ricerca scientifica e umanistica; del lavoro dei tantissimi docenti e ricercatori che sacrificano tutto il loro tempo nei laboratori e nelle biblioteche; dei prestigiosi riconoscimenti ottenuti all’estero. Vogliamo iniziare una rivoluzione copernicana positiva, facendo conoscere le nostre eccellenze, sponsorizzandole, dando l’occasione di farle conoscere nella regione, in Italia e all’estero. Dobbiamo comunicare le tante partnership con altri enti di ricerca italiani e stranieri, enumerando le collaborazioni con le università più prestigiose del mondo, sottolineando la presenza di tanti colleghi stranieri da noi invitati a partecipare alle nostre ricerche.
È proprio per questo lavoro di base, assolutamente sconosciuto ai più, che alcuni mesi orsono l’Università di Sassari si era classificata al primo posto in Italia tra i medi atenei per i servizi agli studenti (con un’ottima valutazione del CENSIS per il numero di borse, le strutture ed il sito web). Ottimi erano stati i piazzamenti di alcune facoltà fra le quali Architettura che, ad esempio, si è classificata al primo posto in Italia.
L’Ateneo è stato recentemente penalizzato dal taglio del Fondo di Funzionamento Ordinario deciso dal Governo, che ha colpito quasi tutte le Università del Mezzogiorno e delle isole: una massa imponente di risorse, circa 500 milioni, è stata trasferita verso le Università del Nord Italia, sulla base di indicatori misurati sulla spendibilità del titolo di studio nel mercato del lavoro, senza tener conto dei condizionamenti specifici dovuti all’insularità, alla fragilità del tessuto produttivo in Sardegna, al calo demografico e agli svantaggi con i quali le Università isolane si confrontano nella competizione internazionale. Noi operiamo in una regione che presenta difficoltà specifiche legate all’isolamento delle zone interne, ai ritardi nella realizzazione di reti di comunicazione, ai bassi livelli di investimenti nella ricerca, alla debolezza del tessuto produttivo. La conseguenza è – nelle Università – il blocco dell’avvicendamento del personale, il ridimensionamento degli organici e delle risorse destinate ai servizi agli studenti, la nascita di opere incompiute.
Viceversa la Regione Autonoma della Sardegna ha notevolmente allargato il suo impegno nei confronti delle Università e chiede ora – giustamente – una puntuale informazione sugli obiettivi, le priorità, gli strumenti, con una rendicontazione ed una valutazione dei risultati effettivamente raggiunti. Non sprecheremo un solo euro che ci sarà affidato. Da questo punto di vista riconosciamo alla Regione il merito di avere offerto una grande attenzione alla educazione, alla formazione universitaria e alla ricerca. Sono state stanziate risorse per consentire alle Università di aprirsi verso l’esterno (attraverso i visiting professors), per far andare i nostri giovani nel mondo con una prospettiva di ritorno finanziata (l’Erasmus, il master and back, il rientro dei cervelli), per sostenere le scuole di dottorato, per alimentare gli assegni di ricerca, le borse dei giovani ricercatori, i programmi di ricerca regionali.
Sappiamo di avere nei confronti di tutti i cittadini sardi una responsabilità conseguente: perciò l’Università di Sassari è disposta ad impegnarsi per un sistema di valutazione premiante, rigoroso, trasparente, condiviso, coerente, virtuoso, corroborato da un forte codice etico capace di innestare comportamenti positivi.
Proprio in questo contesto intendiamo difendere l’Università pubblica e sostenere politiche di sviluppo, convinti come siamo che accanto all’alta formazione ed alla ricerca scientifica l’Ateneo ha una terza missione da affrontare, quella del servizio a favore del territorio, sul piano tecnologico, sanitario, economico, sociale e culturale, che deve convergere in un’azione unitaria anche con il Sistema regionale di programmazione e sviluppo. In Sardegna – più che altrove – l’Università è il motore dello sviluppo e le nostre Facoltà possono veramente diventare un elemento di forza sul quale costruire un futuro diverso.
L’Ateneo intende crescere, trovando una dimensione nuova, più internazionale ed aperta e sa di dover fare la sua parte per dare un contributo di idee per aiutare la Sardegna ad affrontare la crisi che stiamo attraversando.
Chiediamo di avere al nostro fianco la società civile, coloro che esercitano un dovere fondamentale, quello dell’esercizio dello spirito critico, che stimoli, pungoli e incalzi gli amministratori pubblici. E questo al fine di costruire una società più giusta ed a misura d’uomo. Obbligati a competere sul piano nazionale, siamo ora concentrati verso una sfida nuova e senza precedenti. Il compito dell’Università è cruciale per orientare le politiche di sviluppo dell’Isola valorizzando l’identità locale e contribuendo alla crescita delle strutture produttive nella nuova economia della conoscenza: si deve arrivare alla nascita di un sistema regionale integrato in sinergia con l’Università di Cagliari, con un modello di università a rete aperta ad una dimensione internazionale. Occorre promuovere un confronto con le Istituzioni per definire strategie di sviluppo dell’Università e del territorio, basate sulla convergenza della programmazione. Sono necessari forti investimenti per un’adeguata dotazione infrastrutturale, la definizione di meccanismi competitivi ed un ripensamento delle modalità organizzative.
Sono sicuro che Lei vorrà aiutarci a risolvere alcuni problemi sui quali abbiamo necessità di trovare il sostegno e l’attenzione dell’Amministrazione Regionale, a partire dall’esigenza prioritaria di chiudere alcune incompiute e programmare alcuni interventi urgenti. Sono a Sua disposizione per fornire tutte le informazioni sulla programmazione strategica del nostro Ateneo e per costruire insieme il futuro della nostra Università.
Con stima e viva simpatia.
Sassari 15 febbraio 2009.

Attilio Mastino




01. Il linguaggio della verità ed il linguaggio della cultura: alcuni princìpi

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno ha raccomandato che tutta la classe dirigente italiana adotti programmaticamente il linguaggio della verità: non dobbiamo nascondere la gravità della crisi che investe il Paese ed in particolare un’Università chiamata ad assumere sempre di più comportamenti coerenti con gli obiettivi alti che ci proponiamo e adeguati alle sfide internazionali nelle quali siamo inseriti a vent’anni dalla Magna Charta di Bologna ed a dieci anni dal processo di Lisbona.

Ma anche colpita dalla riduzione delle risorse soprattutto nelle aree più povere, dalla prospettiva federale, dal nuovo modello privatistico di università, dalla nascita delle Fondazioni chiamate a rastrellare immaginari capitali privati, dal farraginoso meccanismo dei concorsi che indebolisce il ruolo dei giovani ricercatori. L’Italia spende il 4,43% del PIL per l’Educazione, ma solo lo 0,76% per l’università; gli investimenti in ricerca non superano l’1,1% del PIL, un parametro che nel Mezzogiorno ed in Sardegna è drammaticamente molto più basso.

Le risorse a nostra disposizione sono insufficienti e non è una buona soluzione tagliarle ulteriormente, nel momento in cui si sviluppa una forma di competizione “di mercato” che tende a far sopravvivere i più forti nei tempi della globalizzazione: mentre scrivo queste pagine sugli orientamenti e sulle linee di gestione che propongo come candidato, non intendo nascondere la preoccupazione per un futuro denso di incognite e di minacce all’autonomia universitaria soprattutto in un’isola come la Sardegna, con gravissimi tagli alle risorse che si intravedono all’orizzonte, che avranno drammatiche ricadute sul sistema socio-economico.

Non sempre l’Università italiana ha saputo mantenere un profilo “alto”, esercitando la sua autonomia scientifica, didattica, amministrativa, patrimoniale, finanziaria e contabile nell’interesse della società e nel rispetto dei diritti della persona; eppure appare evidente che l’Istituzione è stata sottoposta nell’ultimo anno ad un attacco sui “privilegi” dei professori che la mobilitazione degli studenti e del personale universitario ha sostanzialmente respinto. Oltre che “malata” a causa della riduzione delle risorse e del numero degli studenti, l’Università è “denigrata”: non basta però migliorare la comunicazione, far conoscere le azioni virtuose e trovare una saldatura con l’opinione pubblica.

La crisi di oggi in realtà offre anche delle opportunità e può essere l’occasione per un rilancio che collochi l’Ateneo all’interno delle politiche di sviluppo, che definisca una nuova visione della missione futura di una Università aperta internazionalmente ma ancorata al territorio: dobbiamo difendere l’Università pubblica, che deve rimanere un bene pubblico ed una pubblica responsabilità, il “presidio fondamentale” del sistema democratico.

L’Istituzione universitaria deve essere certamente razionalizzata e riformata allo scopo di impiegare in modo ottimale le risorse pubbliche, migliorare la produttività e l’efficienza attraverso la serietà professionale ed un nuovo impegno che è anche passione civile, entusiasmo e capacità di creare una realtà solida per il futuro del sistema formativo.

Noi ci muoviamo nella società della conoscenza e puntiamo alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale e del capitale umano, con uno sguardo che deve riuscire a spingersi più lontano in un processo di produzione della conoscenza, di trasmissione del sapere, della cultura come risorsa: in Sardegna difendere l’Università significa garantire la crescita della società civile facendo leva su una tradizione secolare, su una rete di rapporti e di conoscenze, su un patrimonio materiale e immateriale ereditato dal passato; soprattutto difendere il motore strategico, lo strumento principe per lo sviluppo dell’Isola, garantendo il capitale fondamentale per il domani, trovando strade nuove per fare dell’insularità una risorsa e non un condizionamento; più ancora difendere una profonda, radicata e consapevole cultura autonomista che ha conosciuto e conosce concrete ricadute sul piano della programmazione e dell’azione amministrativa e politica.

E ciò proprio nel momento in cui prende avvio l’Area mediterranea di libero scambio, si rafforzano i legami con la Corsica, con le Baleari, con l’intero “Arco latino”, con l’Europa, con il Nord Africa. La prospettiva di una collaborazione di prossimità non può oscurare la necessità di migliorare le tante potenzialità esistenti, i rapporti storici del nostro Ateneo con gli Stati Uniti, con l’America Latina, con il mondo islamico, con l’Estremo Oriente.

Respingerei però sia una illusoria esterofilia di maniera, sia una altrettanto sterile e controproducente contemplazione di un’inesistente purezza etnica sarda, destinata al neoisolazionismo. Il Mediterraneo è storicamente una fusione di popoli, di razze, di storie diverse: l’identità odierna plurale del Mediterraneo è il frutto di un processo storico polimorfo e dinamico, che va conosciuto e interpretato; la Sardegna di oggi fa parte della più generale cultura europea e occidentale (materiale, religiosa, politica, giuridica, letteraria, linguistica, artistica, scientifica) e la sua attuale caratterizzazione è data da elementi tradizionali e non tradizionali che convivono e dalla compresenza di numerose micro-culture (cultura urbana, rurale, costiera, industriale, agro-pastorale).

Nella nuova università dell’autonomia, lì dove si fa più stringente e incombente il rapporto fra istituzioni formative e territorio, spesso è venuta a mancare una riflessione più attenta sul contesto culturale; e ciò ancor di più in una regione come la Sardegna, peculiare e complessa, che conosce ancora moltissimi microcosmi non urbani, antropologicamente connotati, con propria storia, proprie lingue, propri saperi, propri sistemi valoriali, proprie reti di esclusione e inclusione, proprie leggi e proprie consuetudini difficilmente traducibili attraverso codici e sistemi segnici.

Non esiste comunicazione senza contesto, così come non esiste metodo educativo e formativo al di fuori delle coordinate spazio-temporali e quindi anche ambientali. L’ambiente non è solo un oggetto di cultura, una disciplina da studiare, ma soprattutto una condizione di cultura e di formazione educativa. Un’università avulsa dal contesto in cui opera, priva di una forte identità e di un forte senso di appartenenza, viene meno a uno dei suoi compiti prioritari. In questo senso rivendico l’esigenza di partire da un dove, di prendere atto delle radici, di collocare l’apprendimento, sperimentato emozionalmente, dentro un ben preciso contesto ambientale come forma dell’imparare a conoscere, a fare ma soprattutto ad essere.

Da qui dovremmo ripartire per costruire una terza via dell’identità, con gradualità, nel rispetto della complessità e di tutte le diversità, per progettare, da protagonisti e da nuovi artefici, il futuro del nostro Ateneo. Nel quadro della competizione, del libero gioco della cultura e della ricerca, e in vista di una maggiore e più articolata crescita e qualificazione interna dell’identità isolana che sia in grado di proiettarsi verso l’esterno con caratteri peculiari forti, occorrerebbe puntare in prima istanza a fare anche dei Sardi vecchi e nuovi i produttori, i destinatari e i consumatori privilegiati del proprio patrimonio culturale e ambientale.

Si dovrebbe, in altri termini, riattivare il circuito interno della memoria e della comunicazione che promuova e sostenga la crescita di una consapevolezza sempre maggiore di sé, della propria peculiarità, della propria cultura umanistica e scientifica. Si dovrebbe sviluppare il mercato interno della cultura e della natura sarda nella diversità di fondo, promuovendo la diffusione orizzontale di quegli aspetti che fanno dei Sardi, nella loro originalità, mediterranei, europei, universali.

Si tratta di capire come la cultura di un gruppo o di un popolo, sia capace, nel libero confronto, di orientare e trasmettere il mutamento della propria eredità sociale, attraverso le proprie istituzioni, politiche e culturali (Stato, Regione, Università), formative e informative, attraverso il proprio grado di autodeterminazione e di consapevolezza storica, ma soprattutto attraverso il prestigio che ne discende. Saremo capaci di dialogare col mondo solo se riusciremo a produrre cultura, inserendoci, con una nostra peculiarità ed identità (moderna, avanzata, plurilinguistica e policentrica), nei nuovi circuiti. Identità intesa non come autoemarginazione, ma come capacità di integrarci col mondo a partire da noi stessi, di costruire un “futuro ricordato”.




Lettera di candidatura

Cari amici,

tra qualche settimana saremo chiamati ad eleggere il nuovo Rettore della nostra Università per il prossimo triennio: si tratta di un appuntamento decisivo per definire obiettivi di sistema e strategie di sviluppo e di modernizzazione in un momento che è di crescita per l’Ateneo ma anche di obiettive difficoltà per il Paese.

Su invito di molti colleghi ho deciso di proporre la mia candidatura, sicuro di poter mettere al servizio di tutti le mie energie e la mia esperienza e di dare un contributo positivo in questa nuova fase, cui dovranno essere chiamati a partecipare tutti i professori, i ricercatori, il personale tecnico e amministrativo, i nostri studenti, ciascuno nell’ambito dei propri ruoli.

Credo che impegno primario del Rettore e dei suoi diretti collaboratori debba essere quello di riuscire a rappresentare al meglio l’Istituzione e di presiedere con serenità ed equilibrio gli Organi di governo, nel rigoroso rispetto della legge e delle legittime esigenze di chiunque operi nell’Università, svolgendo con equità ed obiettività le funzioni di indirizzo, promozione e vigilanza, senza perdersi in logoranti mediazioni ma svolgendo la preziosa funzione di garante di percorsi di innovazione e di tutela del patrimonio scientifico e morale, con una visione strategica lungimirante.

Al centro del mandato ritengo ci debba essere l’impegno di suscitare le forze vive e favorire lo sviluppo di un processo virtuoso che stimoli la creatività dei ricercatori e la nascita di un sistema che riconosca nella trasparenza l’autonomia di Facoltà, Dipartimenti, Centri, Istituti, Laboratori con un forte principio di sussidiarietà; pare necessario trovare soluzioni concrete ai problemi della ricerca, della didattica, dell’alta formazione, dell’assistenza sanitaria, soprattutto per rendere altamente competitiva l’Azienda Ospedaliera Universitaria; rimuovere ostacoli, alleggerire e accelerare le procedure contro inutili impacci burocratici, estendendo a cascata la cultura della responsabilità e distinguendo le cause delle disfunzioni dagli effetti; garantire un processo di valutazione equilibrato, indirizzato al giusto riconoscimento delle molte e qualificate professionalità che operano nel nostro Ateneo; affermare l’orgoglio di un’appartenenza e di un patrimonio; avviare un confronto ed uno stretto rapporto con le Istituzioni ed in particolare con il Governo Regionale per difendere l’attuale modello di Università pubblica; far diventare l’Ateneo il punto di riferimento centrale per un territorio del Nord dell’Isola che vuole continuare a crescere, mettendo in relazione dialettica la ricerca umanistica e la ricerca sperimentale con applicazioni e trasferimenti a favore del territorio; creare una continuità tra l’Università, la città che ci ospita e la cultura della Sardegna; infine, fissare obiettivi alti di un forte rinnovamento generazionale e di internazionalizzazione, se non vogliamo ridurre l’Ateneo ad un mero erogatore di prestazioni didattiche, un’Università di servizio destinata a svolgere un ruolo circoscritto e poco significativo nel contesto nazionale e internazionale.

Per costruire il futuro dell’Università, mentre andiamo incontro ad un periodo di restrizioni, occorre anche trovare il coraggio di praticare scelte che implicano rigore e senso di responsabilità, costruendo il consenso ed evitando strappi e disagi, facendoci carico anche degli ultimi. Occorre allora riaffermare alcuni valori centrali, come quello della libertà di insegnamento e di ricerca, della possibilità reale di accesso agli studi universitari per gli studenti, della promozione culturale e sociale per i meritevoli, qualunque sia la loro provenienza sociale, geografica o culturale.

Non si può pensare ad aumenti generalizzati delle tasse studentesche anche in questo momento di difficoltà, ma la leva della tassazione deve servire per incoraggiare gli studenti a concludere rapidamente gli studi. I mesi scorsi sono stati dedicati ad una larga consultazione del personale docente, tecnico amministrativo e degli studenti che mi ha consentito di definire il programma che oggi presento con emozione, con gratitudine verso tutti i colleghi e con viva fiducia nel futuro: è il frutto di un generoso impegno collettivo fatto di proposte, osservazioni, indicazioni operative, che certamente saranno estremamente utili per impostare un lavoro che vorrei espressione condivisa di una comunità da costruire.

Ho concepito questo documento con un occhio rivolto al progetto, alla visione generale, ai princìpi e con uno sforzo di analisi e di riflessione critica; ma soprattutto ho cercato di guardare al futuro con una prospettiva operativa, indicando obiettivi, priorità, strumenti e, dove possibile, risorse disponibili. Sono a disposizione per discutere – a voce o per lettera – di questo progetto e del futuro della nostra Università, tenendo presente la triplice missione dell’alta formazione, della ricerca scientifica e del servizio a favore del territorio sul piano tecnologico, sanitario, economico, sociale e culturale, che deve convergere in un’azione unitaria. Le nostre Facoltà possono veramente diventare un elemento di forza sul quale costruire un futuro diverso. Se sarò eletto sarò il Rettore di tutti, dei docenti, del personale tecnico amministrativo, degli studenti, dell’intero mondo della sanità e del sociale, privilegiando costantemente la cultura del fare. Credo siano note le mie precedenti attività scientifiche e amministrative, la voglia forte di collaborare, di ascoltare, di costruire ogni giorno qualcosa che rimanga nel tempo.

Mi metto a disposizione per dare un contributo per valorizzare le nostre risorse (materiali, professionali ed umane), per stimolare processi virtuosi e per far crescere il nostro Ateneo, tenendo conto della sua storia secolare, della sua complessità, della sua ricchezza di contenuti umani e scientifici: un Ateneo europeo proiettato anche nel Mediterraneo, di qualità, capace di misurarsi in un confronto internazionale ma fortemente radicato in una Sardegna che non tradisca la propria originale identità. Noi non abbiamo di fronte soltanto un problema banalmente quantitativo, di indicatori da rispettare. Quella odierna è innanzi tutto una grande sfida culturale, fatta di passione civile e di impegno personale, sicuri che dovremo rendere conto di quello che non saremo capaci di fare. Ho fortissimo il senso del limite delle azioni dei singoli e sento vivissima la necessità di costruire alleanze e di trovare sinergie, di ascoltare il parere di tutti, di collegare tra loro i territori e le esperienze della Sardegna.

Non sarà certamente facile ma è mia ferma intenzione provarci, con ottimismo, energia e voglia di fare, con tutti quelli che mi vorranno aiutare in questo difficile percorso.

Attilio Mastino