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Tomasino Pinna (1949-2016)

Tomasino Pinna (1949-2016)

Tomasino Pinna è scomparso il 25 giugno dopo otto mesi di terribili sofferenze iniziate il 30 ottobre con l’incidente in Ogliastra: a 66 anni di età, lascia nel dolore Luciana e Adriano, ma anche tanti amici di una vita che, come me, lo conoscevano da quasi cinquanta anni, partendo dai luminosi anni della Facoltà di Lettere di Cagliari, dove era cresciuto alla scuola di Alberto Mario Cirese e della sua Clara Gallini.

Ho consultato in questi giorni lo stato matricolare di Servizio elettronico, rilasciatomi dall’Area del settore personale dell’Università: dopo i 15 anni trascorsi alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Cagliari, si era trasferito il 20 aprile 1988 a Sassari come ricercatore confermato a tempo pieno nel gruppo di discipline n. 30, assegnato all’Istituto di Antichità, Arte e discipline etnodemologiche della Facoltà di Magistero. Supplente di Storia delle religioni ininterrottamente dal 1991 (quasi sempre a titolo gratuito), dal 1992 era passato all’Istituto di studi etnoantropologici della Facoltà di Lettere e Filosofia  e poi dal I gennaio 1999 al nostro Dipartimento di Storia.

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La Brigata Sassari compie cento anni: la vicenda di Graziano Mastino e la battaglia di Monte Zebio ad Asiago (7 luglio 1916). L’amicizia con Emilio Lussu Presentazione del volume del Maggiore Gerardo Severino, a Sassari e a Bosa.

GERARDO SEVERINO
con la collaborazione di Paolo Mastino

E GRAZIANO ANDÒ ALLA GUERRA !
BREVE STORIA DI UN TENENTE DELLA
“BRIGATA SASSARI”

Delfino Editore Sassari

Chi ha assistito agli avvenimenti di quel giorno, credo che li rivedrà in punto di morte.

Mentre la nostra mitragliatrice sparava, il bombardamento cessava. Il nemico aveva attaccato nello stesso istante in cui l’artiglieria sospendeva il tiro

Emilio Lussu a Monte Fior il 7 giugno 1916 (Un anno sull’Altipiano)

PRESENTAZIONE

Questo straordinario volume dedicato a Graziano Mastino sotto-tenente della prima “Brigata Sassari”, scritto dal Maggiore Gerardo Severino (direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza) racconta una storia come tante, nell’anniversario della “Grande Guerra” che in questi mesi abbiamo iniziato a ripercorrere: leggendo queste pagine sono rimasto colpito dalla ricchezza della documentazione e dalla capacità dell’autore di indagare, di scoprire verità nascoste, di ricostruire episodi che conoscevamo solo superficialmente e per tradizione familiare.

Rimane forte una gratitudine, un apprezzamento, una riconoscenza perché ora tanti tasselli sparsi si riuniscono restituendoci un mondo che aveva subito un’irreparabile perdita di senso.

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Nicola Tanda, 22 dicembre 1928 – Londra 4 giugno 2016

Nicola Tanda, 22 dicembre 1928 – Londra 4 giugno 2016

È scomparso ieri a 88 anni di età a Londra, assistito dal figlio Ugo, il nostro maestro e amico Nicola Tanda, presidente onorario della giuria del Premio Ozieri e attivo protagonista di altri importanti Premi letterari in Sardegna, punto di riferimento per tante generazioni di poeti e scrittori sardi. La lunga stagione di Nicola Tanda ha avuto molti successi e molta forza. Sullo sfondo c‘è una scelta non scontata, la progressiva codificazione e circolazione letteraria plurilingue che è alla base anche dell’edizione del Premio Ozieri negli ultimi anni.

Presiedeva il Centro di studi filologici sardi nato nel 1980 e ne ha diretto la collana, che continua a pubblicare (con la casa editrice Cuec) le edizioni critiche delle opere degli scrittori sardi. Il Centro promuove gli studi sulla cultura sarda e sulle lingue impiegate nell’uso scritto in Sardegna in epoca medioevale e moderna. Dirigeva inoltre la collana di letteratura sarda plurilingue “La biblioteca di Babele”, che ha scoperto progressivamente intelligenze nascoste, facendo emergere molti colleghi, allievi, autori non sempre noti. Dal 1997 faceva parte del Consiglio direttivo nazionale dell’Associazione Internazionale per gli Studi di Lingua e Letteratura Italiana.

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Presentazione del volume di Paolo Savona: Dalla fine del laissez-faire alla fine della liberal-democrazia.

Presentazione del volume di Paolo Savona
Dalla fine del laissez-faire alla fine della liberal-democrazia.
L’attrazione fatale per la giustizia sociale e la molla di una nuova rivoluzione sociale
,

Rubettino, 2016
Sassari, martedì 31 maggio 2016

Solo la mia incoscienza può giustificare il fatto che io abbia accettato l’invito di Carlo Delfino e oggi sia seduto qui a questo tavolo a presentare questo difficile e ruvido volume  di Paolo Savona, un vero e proprio manuale per studiosi di economia, dedicato alla formazione dei giovani economisti, che in modo inusuale si muove lungo i secoli, attraversa la storia e si interessa delle radici filosofiche del pensiero politico, partendo da figure che amiamo, come Pericle, Platone, Aristotele ad Atene, Cicerone, Orazio e Marco Aurelio a Roma, Agostino a Ippona, fino ai grandi pensatori dei nostri tempi, tra i quali James McGill Buchanan scomparso negli Stati Uniti appena tre anni fa, Ralf Gustav Dahrendorf in Germania e Robert Nozick a Cambridge, ultimo dei 100 componenti il Pantheon dei liberali più amati dall’autore. Proprio in Inghilterra, nel Nuffield College dell’Università di Oxford del resto questo libro è stato scritto, a breve distanza da quel Christ Church College fondato dal Cardinale Thomas Wolsey sotto Enrico VIII, dove anch’io ho studiato per qualche tempo l’epigrafia romana, frequentando l’annessa cattedrale anglicana e mangiando nella grande sala decorata coi ritratti dei professori, con sulla tavola  i piatti e le posate che ostentano lo stemma cardinalizio cinquecentesco. Un rimpianto lontano per la chiesa di Roma.  Luoghi che amiamo per la dimensione raccolta dei centri di ricerca, degli archivi,  delle biblioteche, perfino dei musei, ma anche per i fiumi e i canali con le  gare di canottaggio, i ponti, i boschi, il verde dei prati, gli edifici gotici e medioevali, soprattutto per il silenzio e il rispetto verso chi è impegnato in una ricerca.

Ma questo lavoro in realtà è iniziato nel silenzio e nella bellezza della natura di San Giovanni di Sinis in Sardegna, per opera di un autore che in un’altra vita ho conosciuto come ministro dell’industria del commercio e dell’artigianato nel Governo Ciampi, nel 1993, quando rappresentavo la Provincia di Nuoro nel grandissimo tavolo di confronto di Via Veneto, sopra la scalinata monumentale. Tempi lontanissimi e davvero oggi rimpianti, soprattutto per questa capacità del Ministro di ascoltare, di costruire, di affrontare i problemi, fi fare sintesi – lo abbiamo constatato stasera – senza trascurare l’ironia.

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PRESENTAZIONE DEL VOLUME: Atti del XX Convegno Internazionale di studi “L’Africa romana. Momenti di continuità e rottura: bilancio di trent’anni di convegni”

 

Roma, 12 maggio 2016 – Istituto Nazionale di Studi Romani, Piazza Cavalieri di Malta, 2
PRESENTAZIONE DEL VOLUME

Atti del XX Convegno Internazionale di studi “L’Africa romana. Momenti di continuità e rottura: bilancio di trent’anni di convegni” (Alghero – Porto Conte Ricerche, 26-29 settembre 2013). A cura di Paola Ruggeri (con la collaborazione di Maria Bastiana Cocco, Alberto Gavini, Edgardo Badaracco, Pierpaolo Longu). Tre volumi. Carocci editore, Roma 2015

PER INIZIATIVA DEL CENTRO DI STUDI INTERDISCIPLINARI SULLE PROVINCE ROMANE DELL’UNIVERSITÀ DI SASSARI E DELL’ISTITUTO NAZIONALE  DI STUDI ROMANI

  • Saluto di Paolo Sommella, Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi Romani
  • Saluto di Marco Milanese, Direttore del Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione dell’Università di Sassari
  • Introduzione di Attilio Mastino, coordinatore del Dottorato di ricerca in Archeologia dell’Università di Sassari
  • Presentazione di Sergio Ribichini, Scuola Archeologica Italiana di Cartagine
  • Presentazione di Isabel Rodà de Llanza, Universitat Autònoma de Barcelona, Ciències de l’Antiguitat i de l’Edat Mitjana Department
  • Conclusioni di Mario Mazza, Accademia Nazionale dei Lincei
  • Presentazione della Rivista “Cartagine Studi e Ricerche” e della “Collana di Monografie della SAIC” di Antonio M. Corda, Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell’Università degli studi di Cagliari
  • Firma dell’accordo tra l’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle della Tunisia e la Scuola Archeologica Italiana di Cartagine

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La scomparsa di Pinuccio Sciola (San Sperate, 15 marzo 1942 – Cagliari, 13 maggio 2016)

La scomparsa di Pinuccio Sciola (San Sperate, 15 marzo 1942 – Cagliari, 13 maggio 2016)

Con grande dolore comunico la scomparsa dell’amico Pinuccio Sciola, ricordandolo con le parole di qualche anno fa, a proposito del libro di Ottavio Olita su San Sperate e poi del romanzo Il futuro sospeso, che racconta la guarigione del protagonista. Per un singolare gioco beffardo del destino, mentre Ottavio esce dall’angoscia della malattia, l’amico di sempre Pinuccio Sciola scopre in parallelo di avere un tumore, racconta sulla stampa la diagnosi e la sentenza dei medici, l’operazione che ha rimosso lo stomaco, la stanchezza estenuante che ora lo tormenta. Ma anche lui riprende a vivere e a sognare, a raccontarsi come a Banari, a Bosa, a Sassari, in tanti altri luoghi, a piedi scalzi, con la voglia di utilizzare al meglio il tempo che ormai gli rimaneva, di coltivare le amicizie vere, di indicare una strada per coloro che sarebbero venuti dopo di lui.

La lunga primavera di San Sperate è iniziata cinquanta anni fa, nel 1968, all’indomani del viaggio di Pinuccio Sciola in Spagna e poi nella Parigi sconvolta dal vento della contestazione del maggio studentesco e poi in Messico, alla ricerca di una dimensione mitica immaginata e desiderata a lungo: col volume su San Sperate curato da Ottavio Olita siamo condotti per mano attraverso le interviste dei tanti protagonisti di allora a riscoprire le ragioni per le quali il paese contadino del Campidano è uscito da un sonno millenario, quando i suoi abitanti tutti all’improvviso si sono appassionati di arte, hanno creduto nella rivoluzione del sorriso, hanno compiuto un percorso culturale che è stato anche un’esperienza collettiva che possiamo riconoscere ormai entrata nella storia della Sardegna. Le immagini in bianco e nero raccontano più delle parole con una profondità di campo che impressiona, fanno rivivere i tempi lontani del grigio paese di fango dall’aspetto spettrale che all’improvviso è diventato candido, ha riscoperto i colori, le figure, le emozioni, ha condiviso la passione, le curiosità, i desideri di un ragazzo come tanti, chiamato a guidare tutta la sua gente, che non è rimasta a guardare ma si è fatta incantare e quasi sedurre, ha vissuto e sofferto quasi una malattia come se fosse vittima di un’epidemia benefica.

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La scomparsa del prof. Ugo Carcassi (Cagliari, 12 agosto 1921 – Cagliari, 16 maggio 2016)

La scomparsa del prof. Ugo Carcassi
(Cagliari, 12 agosto 1921 – Cagliari, 16 maggio 2016)

Ho appreso mentre mi trovavo in Algeria la notizia della scomparsa, il 16 maggio, del prof. Ugo Carcassi, maestro e amico indimenticabile, che avevo incontrato per la prima volta grazie ad Eugenia Tognotti. Per noi a Sassari qualche anno fa (il 22 maggio 2014) aveva presentato il volume   ‘Un medico in Sardegna’, per le edizioni di Carlo Delfino: un testo che apriva uno squarcio sulla sua vita operosa di medico, ricercatore infaticabile, scienziato di livello internazionale, professore universitario, Preside di Facoltà, Direttore di Clinica Medica. Sempre per l’editore Delfino, Carcassi aveva studiato le patologie di personaggi come Giuseppe Garibaldi (in tre diversi volumi), Giacomo Casanova, Galileo Galilei, Vincenzo Bellini, Nicolò Paganini, Carlo V. Ma Carcassi si era occupato assieme ad Ida Mura della pubblicazione del volume Sardegna e malaria e soprattutto aveva studiato la vicenda della salma di Garibaldi a Caprera.

Il libro si apre con le preziose testimonianze dello scrittore Giorgio Todde e dell’amico e collega prof. Franco Pitzus, professore onorario di Medicina interna e promotore della organizzazione sanitaria nel Marghine e nella Planargia, che col professor Carcassi ha condiviso decenni di vita accademica e collaborazione scientifica. Giorgio Todde in quella sede gli aveva fatto il miglior complimento che un docente, un ‘maestro’ può ricevere: lo considerava, con pochi altri suoi professori, di cui conserva memoria – cioè Gian Luigi Gessa, Antonio Cau e qualcun altro – un <<pedagogo>>, nella migliore accezione del termine: <<il pedagogo non trasferisce solo conoscenza – per la quale basterebbero i libri. Ma gli strumenti per accedere alla conoscenza, metodo e regole per organizzare, classificare e ordinare il sapere>>.  Dunque un personaggio capace di appassionare, di trasmettere emozioni, curiosità, stimoli ai suoi numerosi allievi. Eugenia Tognotti e Maristella Mura avevano ripercorso – seguendo il filo dei ricordi sapientemente intrecciati nel libro – il lunghissimo e brillante percorso accademico e ricostruito  l’intensissima attività scientifica e professionale.

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Jugurtha contre l’impérialisme romain à la tête de la natio des Numidae.

Attilio Mastino – Stefania Frau

Jugurtha contre l’impérialisme romain à la tête de la natio des Numidae
Constantine (Algérie), 14 mai 2016
Colloque sur Massinissa

Centre National de Recherche Préhistorique, Anthropologique et Historique.

1. L’admiration de Salluste pour Jugurtha est bien connue. Dans le chapitre VI du Bellum Iugurthinum, juste après l’introduction contre la dégénération morale de la nobilitas romaine, aspect qui provoque en lui une profonde indignation et un dégoût total de la politique, Jugurtha est décrit comme un personnage positif. Jugurtha rappelle sous de nombreux aspects son grand-père Massinissa : dès sa première jeunesse il apparaît physiquement vigoureux, pollens viribus, beau, decora facie, mais surtout doué d’un caractère énergique, sed multo maxume ingenio validus (Iug. 6,1) ; actif et vif. Il ne se laissait corrompre ni par les plaisirs ni par l’oisiveté, non se luxu neque inertiae conrumpendum dedit ; mais suivant l’usage du peuple des Numides, il montait à cheval, lançait le javelot, luttait à la course avec ses amis ; il se consacrait à la pratique aristocratique de la chasse au lion et bien que l’emportant sur tous il était pourtant cher à tous (6, 1). Salluste énumère les qualités du prince numide et suit avec admiration et presque avec enthousiasme son éducation : après son émargination initiale à la cour, Jugurtha parvint ensuite à une position prestigieuse, qui indiquait qu’il était un chef charismatique, un protagoniste destiné à régner grâce à l’exercice de la virtus et à son application et à sa modération ; il était reconnu au centre du système politique et culturel du royaume de Numidie.

Selon Tite Live, Massinissa, élevé à Carthage mais profondément berbère, possède lui aussi ces qualités : il n’existait pas dans toute la Numidie de chevalier plus courageux; personne ne résistait mieux que lui à la fatigue et aux longues chevauchées dans le désert sans boire ni manger. Sa générosité envers les siens était sans limites, mais il n’avait aucune pitié des traîtres ; les échecs ne le décourageaient pas, il avait confiance en l’avenir et, dès que possible, il recommençait à lutter.

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Ricordando Marco Tangheroni.

Ricordando Marco Tangheroni
Discorso pronunciato durante il XII Congresso della
Mediterranean Studies Association (Cagliari 27 maggio 2009)

Attilio Mastino

Sono felice di essere a Cagliari a questo Congresso della Mediterranean Studies Association, chiamato a presentare il volume postumo di Marco Tangheroni, Della Storia. In margine ad aforismi di Nicolás Gómez Dávila, un’opera inconsueta edita da Sugarco Edizioni di Milano, curata da Cecilia Iannella, con la presentazione di David Abulafia.

Debbo a Patrizia Paoletti, la moglie di Marco, l’onore di poter presentare un volume che mi ha emozionato davvero, ritrovando pagina per pagina il pensiero di uno studioso e di un amico scomparso, riscoprendo il filo rosso che ha legato tante opere di Marco, che pensavo espressione di una cura filologica minutissima per il dato storico, per il documento, per gli archivi e che ora rivedo incasellate all’interno di uno schema mentale, di un ragionamento, perfino di una scelta politica militante. Il silenzio di una perdita restituisce gli echi delle parole che pensavamo irrimediabilmente perdute.

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Tonino Oppes, La memoria ha il sapore di menta, Storie di Pozzomaggiore, da via Amsicora a Nova Giolka.

Tonino Oppes, La memoria ha il sapore di menta, Storie di Pozzomaggiore, da via Amsicora a Nova Giolka, Cagliari 2008, Edizioni domus de janas

Questa nuova fatica di Tonino Oppes è un omaggio al suo dolce paese, un luogo tanto amato e presente nel ricordo e nella mente anche quando l’autore si trova a chilometri di distanza, guardandolo con rimpianto dalla città lontana: un luogo di cui Tonino porta sempre con se nel cuore le immagini, i suoni, i profumi, i sapori forti, come l’orecchio abbrustolito del maiale con le setole carbonizzate oppure la caramella dal sapore di menta avvolta in una carta trasparente e sottilissima che gustava con gioia quand’era bambino.

Sfogliando queste pagine ho pensato anch’io alla mia infanzia lontana, ai tempi in cui a Bosa all’asilo ci azzuffavamo bambini per raccogliere le caramelle che il vescovo mons. Nicolò Frazioli gettava dalla finestra più alta che si affacciava sul salone e poi di sera andavamo a comprare per una lira le liquirizie esposte nelle vetrine del negozio dei Mascagnina al Corso Vittorio Emanuele; oppure a pranzo d’estate in spiaggia quando mangiavamo i maccheroni con il sapore della sabbia.

Tempi in cui si legavano i cani con la salsiccia, direbbe mio padre, tempi che Tonino Oppes ci fa rivivere con immediatezza in un viaggio a ritroso nel tempo, sorvolando d’un colpo su oltre 50 anni, con semplicità e con una prodigiosa capacità di ricordare i nomi, le figure caratteristiche, le situazioni, attraverso le fotografie, attraverso i documenti o anche attraverso le lapidi del cimitero come in una nuova Spoon River di Edgard Lee Masters: dubito che io potrei mai riuscire a ricostruire con tanta ricchezza di dettagli e con tanti particolari l’ambiente in cui si è svolta la mia infanzia a Bosa, dubito che chiunque potrebbe riuscire a restituirci un affresco tanto delicato e positivo, ricordando il mondo brulicante di vita sulla via Amsicora, ad iniziare dai giochi, la trottola, la luna monta, le palline a garici e boccia, nel salone parrocchiale il ping pong, il calcio balilla; e poi la scuola con i tanti maestri che si sono alternati, i bidelli e gli alunni; i campeggi a Tramariglio, i momenti di gioia e di lutto che scandiscono la vita di un paese vivace e allegro. Un libro che descrive l’epopea di Pozzomaggiore, l’ha definito ieri delicatamente su L’Unione Sarda Giuseppe Marci, mentre su La Nuova Sardegna Emidio Muroni parlava di un viaggio nel passato alla ricerca di senso per la vita di tutti.

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