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Se ne è andato un grande storico della Chiesa sarda: Mons. Antonio Francesco Spada (Sedilo 16 novembre 1929 –14 luglio 2019)

Se ne è andato un grande storico della Chiesa sarda: la morte di Mons. Antonio Francesco Spada (Sedilo 16 novembre 1929 –14 luglio 2019)


Ho visto per l’ultima volta a Sedilo Mons. Antonio Francesco Spada una settimana fa, nella casa di famiglia, a due passi della Parrocchiale di San Giovanni Battista, alla vigilia  della pittoresca Ardia in onore del “suo” San Costantino. Era circondato dall’affetto dei familiari, degli amici, degli infermieri che lo assistevano con amore. Non voleva lasciarmi andar via e voleva continuare a raccontare, a dire quanto era felice per avermi potuto accogliere a casa sua a Sedilo, quanto gli erano cari Bosa e i Bosani, le suore della Sacra Famiglia, la sua Cattedrale. Mi ha detto di farlo sapere a tutti, ma già tutti lo sappiamo attraverso Radio Planargia e le parole di Paolino Fancello, suo amico fedele.

Oggi prevale il dolore per la scomparsa di una persona che mi ha seguito da ragazzo, nella GIAC parrocchiale e diocesana, nel Centro Sportivo Italiano, su “Libertà” e su “Dialogo”, quindicinale che aveva fondato con Mons. Giovanni Pes e Mons. Antonello Mura. Provo una gratitudine immensa per la sua bontà, la sua attenzione, la sua capacità di ascoltare e di perdonare. In questo cerchio dei suoi amici erano entrati col tempo i miei colleghi e i miei allievi, che tanto l’hanno amato.

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Presentazione del volume Caro professore, Le ho portato un uovo, Chirurghi e chirurgia col cuore nella Sassari dal1967 al 2012.

Presentazione del volume Caro professore, Le ho portato un uovo, Chirurghi e chirurgia col cuore nella Sassari dal 1967 al 2012, di Giuseppe Dettori e Salvatore Gullotta Di Mauro, Carlo Delfino Editore, Sassari 2017

Sassari, 8 giugno 2019

Ho sfogliato con emozione e sorpresa queste pagine delicate, scritte con dolcezza da Pinotto Dettori, nelle quali però si apprezzano i puntualissimi interventi di Salvatore Gullotta di Mauro, che corregge, addolcisce, taglia e cuce, sempre con un tocco di signorilità e distacco. Eppure anche con la capacità di lasciare all’opera uno straordinario sapore di autenticità e di vita vera, impastata con la partecipazione profonda al dolore dei pazienti e con la gioia per le relazioni con la famiglia, gli allievi, gli studenti, gli amici. Un’opera solare e piena di ricordi positivi, di aneddoti, di storie sulle vicende della chirurgia generale sassarese nel momento del suo massimo successo: ne deriva l’ammirazione del lettore per una vita professionale unica e per una inconsueta capacità di narrazione che fa emergere una passione vera, tante qualità e tanti successi.

Anche tanti rimpianti, sempre con ironia, con il sorriso sulle labbra, con la capacità di non prendersi troppo sul serio, con la comprensione per gli errori degli altri, con tanta intelligenza, con umiltà. Io oggi sento molto la responsabilità che mi è stata assegnata, quella di riassumere brevemente una storia lunga, che inizia oltre 50 anni fa a Sassari e che prosegue ben oltre i limiti di questo libro.

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Manlio Brigaglia a un anno dalla scomparsa

Manlio Brigaglia a un anno dalla scomparsa
Attilio Mastino, 10 maggio 2019

Vorrei riuscire ad esprimere il dolore e l’emozione che provammo il 10 maggio di un anno fa, quando Manlio Brigaglia ci aveva improvvisamente lasciato, circondato dall’affetto degli amici, dei colleghi, degli studenti, di tanti Sardi. A Palazzo Segni avevamo tentato di condividere insieme un lutto e di superare un vuoto che dopo un anno rimane intatto.

Ci aveva tanto colpito la sua scomparsa, avvenuta sul lavoro, quasi sotto i nostri occhi, dopo la presentazione due giorni prima in aula Magna con Sabino Cassese e Paolo Pombeni del volume “La macchina imperfetta” in età fascista. Proprio in quel suo ultimo difficile intervento all’Università Brigaglia aveva mantenuto la linea di uno strenuo impegno civile e democratico e aveva voluto ricordare il legame con Antonio Pigliaru, la lezione di Antonio Gramsci, il contributo della Sardegna per un’Europa migliore. Un’eredità che lascia per intero a quella generazione di studiosi che è stato capace di formare, spronandoli ad allargare lo sguardo verso un orizzonte largo condividendo passioni comuni e l’amore per la cultura.

In quei giorni al cinema davano la sua intervista sul film di Fiorenzo Serra, “L’ultimo pugno di terra”, con quella transumanza di pecore e ma anche di uomini lontano dall’isola. E quella frase ripresa anni dopo da Gavino Ledda a proposito della desertificazione e del disagio sociale degli anni ‘50, con quella espressione tremenda <<maledetto quell’autobus, maledetto quel treno che svuota il mio paese>>. Quanta pena per la Sardegna, quanto desiderio di vedere un tempo nuovo, quanto amore per la sua gente, i suoi allievi, i suoi studenti, la sua famiglia, in particolare per Marisa, che ha seguito giorno per giorno con la ricchezza del suo affetto e la sua intelligenza.

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Scritture antiche e moderne

Scritture antiche e moderne
Attilio Mastino
Ittireddu, Ammentos, Archivio Memorialistico della Sardegna, I convegno internazionale, 5 maggio 2019
Sintesi

Sto rileggendo in questi giorni un volume postumo di Marco Tangheroni intitolato Della Storia, con un arguto commento agli aforismi del boliviano Nicolàs Gomez Davila: particolarmente originale mi pare il giudizio sui gravi limiti – scusate ma riferisco tra virgolette – della sociologia e delle altre scienze sociali, che si occupano prevalentemente della contemporaneità e tendono a perdere la ricchezza della profondità della storia. L’antropologia contemporanea, come la sociologia sembra appiattita sul presente – sono parole di Tangheroni – e non ha molta voglia di fidanzarsi con la storia. Al di là delle battute, forse è utile che uno storico come me inizi a parlare ad un incontro aperto come questo, sperando che in futuro si sviluppi la riflessione sul rapporto tra scienze sociali, etnografia, antropologia e la storia sulle tracce di Max Weber, verso un confronto con la dimensione del tempo trascorso; si riesca cioè di estendere metodi e capacità scientifiche di analisi anche alla realtà passata ed all’immagine del passato che si è andata affermando nel mondo contemporaneo.

Dunque partirei dall’antichità, dai graffiti osceni sulle pareti dell’ipogeo di San Salvatore di Sinis con le frasi che tanto ci hanno stupito, espressione immediata e irripetibile di un momento storico, di una cultura, di una passione; partirei dalle scritture antiche, alle quali ho dedicato tutta la mia vita: vorrei dire che l’archivio che oggi  inauguriamo non potrà essere un deposito tradizionale di ricordi, ma dovrebbe essere rivitalizzato dal rapporto con la contemporaneità.  Ad esempio penso sia necessario avviare una sinergia con il contiguo Museo archeologico di Ittireddu, dove sono conservati i mattoni con incise le scritte che ricordano la liberta amata da Nerone Claudia Acte, conosciuta per l’attività delle sue aziende tra Olbia e Hafa, tra Mores e Bonorva; almeno vorrei ricordare le recenti strabilianti scoperte delle scritture rupestri, le epigrafi incise sui miliari stradali, le terme di Sant’Andrea Priu e di Sas Presones a Rebeccu.  E poi gli archivi antichi, i tabulari di Turris, di Tharros, di Carales, come quello ricordato sulla Tavola di Esterzili, che contiene un prezioso riferimento al tabulario urbano, il Tabularium del Principe sul Palatino, forse anche al Tabularium del Senato sul Campidoglio.

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Il finanziere Giovanni Gavino Tolis a cento anni dalla nascita.

Il finanziere Giovanni Gavino Tolis a cento anni dalla nascita
Chiaramonti, 4  febbraio 2019
Intervento di Attilio Mastino

Signor Sindaco Alessandro Unali, Signor Colonnello Giuseppe Cavallaro,  Autorità, Cari amici,

ricorre oggi il centenario dalla nascita di Giovanni Gavino Tolis, il finanziere di Charamonti che, per usare le parole di una recente poesia (di Angelino Tedde), non ha giocato a fare l’eroe ma lo è stato senza saperlo: preso, imprigionato, schiaffeggiato, colpito, massacrato, spogliato, deriso, sbeffeggiato, abbattuto: non sapevano / gli aguzzini / che si sarebbe aperto / il Cielo. / Hanno bruciato / il tuo corpo, / ma non la tua anima. / Ti hanno ridotto / in cenere nella carne, / ma non la tua virtù / di generoso eroe.

Inaugurando la nuova Caserma della Guardia di Finanza a Sassari il 31 luglio scorso il Comandante Regionale Gen. B. Bruno Bartoloni, ora trasferito a Firenze, ha ricordato la figura di Giovanni Gavino Tolis, morto prigioniero in Austria a Gusen – Mauthausen il 28 dicembre 1944; e ciò proprio in occasione dell’intitolazione al finanziere Tolis della nuova sede del Comando Provinciale del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e della Compagnia di Sassari. La presenza del Colonnello Giuseppe Cavallaro oggi ci onora tutti, testimoniando un’attenzione doverosa per il delicato lavoro di indagine portato avanti in questi anni, nel quale il maggiore Gerardo Severino – definito recentemente su Avvenire “il cacciatore di Giusti” – ha coinvolto un po’ tutti, attraverso testimonianze, documenti di archivio, ricerche scientifiche, fino al ritrovamento dei fascicoli personali, dei premi, dei giorni di congedo, perfino delle lievi sanzioni disciplinari.

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XXIe édition du Colloque international «L’Africa romana».

XXIe édition du Colloque international «L’Africa romana»
L’épigraphie nord-africaine: nouvelles, relectures, autres synthèses
7 décembre 2018, Tunis
Attilio Mastino

Chers Directeurs Générales, Excellence l’Ambassadeur d’Italie, Chers amis,

Nous voilà réunis encore une fois à Tunis, émus et bien heureux, à l’occasion de cet XXIe édition du Colloque international «L’Africa romana» consacré à l’épigraphie nord-africaine: nouvelles, relectures, autres synthèses, dans l’espoir d’ouvrir un nouveau chapitre de nos réunions, qui débutèrent à Sassari en 1983.

Au cours de ces 35 années, nous avons été accompagnés par de nombreux maîtres, par de nombreux chercheurs, par de nombreux amis véritables engagés dans des recherches archéologiques, mais également dans la coopération entre les deux rives de la Méditerranée. L’édition 2018 a été rendue possible grâce à l’aide de nombreux sujets, l’Institut national du patrimoine dirigé par Faouzi Mahfoudh, l’Agence de mise en valeur du patrimoine et de promotion culturelle dirigée par Kamel Bchini, l’Ambassade d’Italie avec son Excellence M. Lorenzo Fanara, la Fondation de la Sardaigne, représentée aujourd’hui par la vice-president Avv. Angela Mameli. Merci à Samir Aounallah e Daouda Sow pour ce qu’ils ont fait.

Il faut aujourd’hui une forte capacité de renouvellement, de changement et de créativité: il s’agit en outre de rapprocher la culture de la vie, de lui donner du sens, de la valeur et de l’utilité ; la connaissance de la culture classique conduit à la rencontre d’un monde fantastique, extraordinaire pour sa profondeur, pour ses expériences, pour ses horizons. Rome, Carthage  et Athènes ont le charme, la capacité de séduire, de fasciner. Elles l’ont eu par le passé et elles doivent l’avoir encore plus maintenant, car l’homme d’aujourd’hui, qui vit dans une société complexe, difficile et séduisante, a encore plus besoin d’outils pour comprendre la realité. La naissance de l’École archéologique italienne de Carthage, en février 2015, répond précisément à ces besoins.

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Presentazione del volume Memorie di Pendio Grande.

Presentazione del volume di
Antonio Ledda, Memorie di Pendio Grande, Ghilarza 2018,
Serramanna I dicembre 2018, Associazione Il Pungolo

Grazie all’amicizia con Antonio Ledda, ho letto qualche mese fa con sorpresa il dattiloscritto provvisorio del volume che oggi presentiamo qui a Serramanna in questo Settecentesco Monte Granatico, con un titolo che richiama un’opera di Vico Mossa: mi aveva colpito la capacità dell’autore di raccontare il suo paese amato, la sua infanzia, i suoi giochi, il rapporto dolce e amaro con le persone che soffrono, con alcuni personaggi emarginati sempre osservati con simpatia come i due sordomuti; ma anche con i poveri, con suoi familiari, con i suoi amici.

Il sapore di vita vera, di autenticità e di partecipazione, con gli occhi di un ragazzino pieno di curiosità, di interessi, di paure, con una grande capacità di osservazione, ma anche sensibile al dolore, alla sofferenza, alla malattia, alla morte, pure quando è voluta e cercata: così il suicidio di Tziu Agostinu tanto affettuosamente legato a questa moglie magra e secca, con la testa sempre coperta dal fazzoletto color giallo oliva; tanto legato da non poterle sopravvivere. Un ragazzino, quello di allora, che era fornito di una memoria gigantesca, se oggi è capace di raccontare la sostanza profonda di un mondo al tramonto, in una Sardegna allora rimasta prodigiosamente quasi fuori dal tempo, chiusa nella sua identità, irrigidita nei suoi costumi millenari.

Scorrendo ora queste pagine stampate a Ghilarza dalle Edizioni Nor con questa strepitosa copertina che richiama un monumento modernissimo, il monumento al grano che ci riporta a questo luogo, ci sono mille cose da raccontare, mille emozioni da cogliere, mille sensazioni che si accavallano.

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Presentazione del volume La via dei retabli.

Presentazione del volume di Caterina Virdis Limentani e Maria Vittoria Spissu, La via dei retabli.
Le frontiere europee degli altari dipinti nella Sardegna e del Quattro e Cinquecento
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Carlo Delfino Editore, Sassari 2018

Cari amici,

ero a Stintino il 12 agosto quando qualche mese fa questo volume è stato presentato per la prima volta al Museo della Tonnara dalla storica dell’arte Maria Paola Dettori, dall’Editore Carlo Delfino e da Maria Vittoria Spissu.  Caterina Virdis Limentani, annunciata negli inviti, non aveva potuto essere presente, era già ammalata e il 9 settembre finiva per lasciarci definitivamente a Padova, con grande dolore della città e di tutta la Regione – il Veneto – dove è stata Consigliere Regionale del PCI dopo il 1990. Dolore soprattutto della sua Università di Padova, che due anni fa le ha dedicato un volume curato da Mari Pietrogiovanna, Uno sguardo verso il Nord, che riassume in poche parole la sua originale prospettiva di ricerca e il suo orizzonte scientifico davvero innovativo: con lo sguardo di una raffinata studiosa “capace di sondare le molteplici possibilità di conoscenza delle opere d’arte e d’imporre una visione in grado di dilatare la concezione di “arte europea” ” contro ogni provincialismo e localismo, ormai del tutto anacronistici.

Era stata proprio la Virdis a chiedermi di essere qui a Sassari alla Biblioteca Universitaria per presentare questo volume, scrivendomi una lettera intitolata “dopo tanto tempo” già il 15 maggio e poi di nuovo il 4 giugno.

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Presentazione del volume di Christine Hamdoune Ad fines Africae Romanae.

Attilio Mastino
Presentazione del volume di Christine Hamdoune
Ad fines Africae Romanae
Les mondes tribaux dans les provinces maurétaniennes, Ausonius Éditions Scripta antiqua 111,  (LabEx Archimède, Archéologie et histoire de la Méditerranée et de l’Égypte anciennes), Bordeaux 2018
Tunisi, 7 dicembre 2018

Cristine Hamdoune professoressa emerita all’Université Paul-Valéry di Montpellier 3 raccoglie in questo documentatissimo volume i risultati di una feconda attività di ricerca quasi trentennale iniziata sui MEFRA nel 1993 con l’articolo dedicato a Tolomeo e alla localizzazione delle tribù della Tingitana, momenti che in parte abbiamo condiviso già in occasione del nostro viaggio di studio nella Volubilis di Edemone vent’anni fa oppure in tante altre circostanze, come per il XIV convegno de L’Africa Romana svoltosi a Sassari nel 2000, dove ha sintetizzato il tema delle controverse relazioni tra la Mauretania occidentale e la Mauretania orientale; oppure per il XV congresso di Tozeur sui processi di acculturazione delle l’acculturation des “gentes”della Cesariense.

Per il XVI congresso di Rabat nel 2014 aveva messo a frutto il tema dei movimenti di popolazione nei carmina funerari africani. Sempre con la capacità di rielaborare la lezione dei suoi maestri come Jean-Marie Lassère (Ubique amici nel 2001) e  mettendo a frutto i risultati delle indagini archeologiche condotte a Banasa, a Tingi, a Volubilis,in tanti altri luoghi delle Mauretanie.

Nel XIX Convegno ci aveva presentato il tema del potere all’interno dell’organizzazione tribalke in Cesariense  partendo da Ammiano Marcellino, tema che aveva ripreso ad Alghero per il XX convegno nel 2013, attenta alle discontinuità e alle trasformazioni, all’alternarsi dei momenti di continuità e di rottura, all’organizzazione delle comunicazioni, alle tematiche militari, al peso della geografia nella storia, agli aspetti istituzionali delle gentes e dei gentiles, dal viaggio di Massimiano fino Vandali e poi all’apertura all’Islam, in un mondo articolato e complesso diviso in regni locali fortemente vitali.

Christine aveva affrontato il tema delle Nationes in rapporto allo spazio provinciale, ovviamente tenendo conto della relazione che un populus aveva nei confronti di un luogo geografico di origine: le popolazioni straniere, alleate o sottomesse a Roma (nationes exterae), spesso chiamate a far parte degli auxilia di cui al volume del 1999. Altre volte il termine natio era usato per indicare popoli ostili alla Res pubblica oppure etnie definite etnocentricamente “barbare e arretrate”, rispetto alla cultura di cui i Romani si ritenevano portatori primi.

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Angela Donati. Intervento di Attilio Mastino, Bologna 17 ottobre 2018

Angela Donati. Intervento di Attilio Mastino
Bologna 17 ottobre 2018

Angela Donati è stata – per usare le parole di Giancarlo Susini – il primo professore di Storia romana nell’Ateneo sassarese fin dal 1974, dove aveva assegnato alcune tesi di demografia storica: dieci anni dopo, aprendo assieme ad Azedine Beschaouch il terzo dei convegni de L’Africa Romana ricordava lei stessa che all’Università di Sassari la legavano sul piano scientifico, intensi comuni programmi di ricerca e, sul piano umano, il riconoscimento di una radice e di una matrice di autentico e schietto spirito amico. Allora oggi vorrei far prevalere il ricordo dell’amica cara davvero, che aveva scelto nella ricerca di far brillare il proprio impegno sociale e politico, con dedizione, con finezza, lungi dalla retorica, con generosità, con la capacità di scoprire i talenti dei giovani allievi, come negli ultimi giorni con le fulminee pubblicazioni su Epigraphica degli articoli che presentavano scoperte e novità da tutto l’ecumene romano, correggendo pazientemente, indirizzando, suggerendo, sempre con uno sguardo paziente e partecipe.

Già nella Presentazione del secondo volume dell’Africa Romana nel 1985 ricordava il tema dei collegamenti tra le due sponde del Mediterraneo sul piano della ricerca scientifica ma anche delle relazioni tra le persone, gli studiosi, la gente comune: se c’è un simbolo di questi contatti sono le navi dell’ipogeo di Ercole Salvatore a Cabras da lei raccontate negli studi in onore di Piero Meloni, un monumento sul quale era tornata con noi proprio sul numero di “Epigraphica” del 2018.  Nel saluto come segretaria generale dell’AIEGL al convegno di Tozeur del 2002 ricordava di aver vissuto i nostri incontri fin dai loro primissimi passi con Marcel Le Glay e sempre li aveva seguiti nel loro vagare tra diversi luoghi della Sardegna, dell’Africa e della Spagna, come a Siviglia dove aveva aperto il convegno con una lezione magistrale firmata assieme a Raimondo Zucca sulle ricchezze dell’Africa. A lei dedicheremo il XXI dei nostri incontri a dicembre a Tunisi, presso la Scuola archeologica italiana di Cartagine di cui era voluta diventare socia onoraria.

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