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Les Syrtes dans l’imaginaire littéraire classique.

Les Syrtes dans l’imaginaire littéraire classique
Attilio Mastino

COLLOQUE INTERNATIONAL D’une Syrte à l’autre III:
Les deux Syrtes entre le désert et la mer à travers l’Histoire:
Espace d’échange, de concurrence et de conflit

Mahdia, les 2, 3 et 4 Décembre 2019

A la mémoire de René Rebuffat

Permettez-moi de remercier de tout cœur les amis du département d’histoire de la Faculté des Lettres et des Sciences Humaines et Sociales de Sfax (Tunisie) et du département d’archéologie de Durham University (Angleterre) en partenariat avec le «Laboratoire d’Etudes et des Recherches Interdisciplinaires et Comparées (LERIC) », le «Laboratoire Maghreb Arabe : Omrane Pluriel », et «The Society for Libyan Studies (London U.K.) », qui organisent ce troisième colloque international sur les deux Syrtes à travers l’histoire, dont le thème est Les deux Syrtes entre le désert et la mer à travers l’Histoire : Espace d’échange, de concurrence et de conflit.

Dès la fin de la période républicaine, on avait acquis à Rome une connaissance complète des routes, des lieux d’abordage et des ressources d’un territoire, l’Afrique numide, qui était resté pendant longtemps enveloppé dans un halo de mystère; et pourtant, malgré des informations adéquates, qui apparaissent à maintes reprises dans les sources, les écrivains de la période augustéenne et plus tard ceux de l’époque impériale préfèrent donner aux Syrtes une connotation différente, négative et terrifiante selon une tradition littéraire bien établie, fondé sur un préjudice, si on pense à la célèbre description des arbres de l’oasis de Tacapes Chez Pline ou, bien avant, à la beauté de l’ile des lotophages dans l’Odysée, Meninx-Djerba.

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Presentazione dei 6 numeri di Libya antiqua (2011-18), Rivista annuale del Dipartimento delle antichità della Libia.

Attilio Mastino
Presentazione dei 6 numeri di Libya antiqua (2011-18),
Rivista annuale del Dipartimento delle antichità della Libia
(Annual of the Department of Antiquities of Libya)
Macerata, 26 novembre 2019

Cari amici,

presentare qui a Macerata grazie alla cortesia di Maria Antonietta Rizzo Di Vita e di Mustafa Turjman, questi splendidi sei numeri della serie di “Libya antiqua” significa innanzi tutto richiamare lontani rapporti che mi hanno legato a Lidio Gasperini, Gianfranco Paci, Silvia Maria Marengo, Antonino Di Vita, a tanti amici italiani, libici, stranieri. Tornare ad esempio a quelle luminose giornate di Tor Vergata e di Frascati nel lontano dicembre 1996 ed alle mie conclusioni al convegno su Cirene e la Cirenaica nell’antichità, dove avevano parlato tra gli altri Joyce Reynolds, Marc Mayer, Donald White, José María Blásquez, Patrizio Pensabene, Isabel Rodà, Nicola Bonacasa, André Laronde e Giovanni Geraci.

Mohamed Fadel Alì aveva presentato le straordinarie scoperte in corso nella necropoli di Giarabub, che grazie alle particolari condizioni climatiche, ci avevano conservato i corredi funerari e le testimonianze tessili del vestiario, con una policromia straordinaria e sorprendente (Intervento conclusivo, in Cirene e la Cirenaica nell’antichità, Atti del Convegno internazionale di studi, Roma-Frascati 18-21 dicembre 1996, a cura di L. Gasperini e S.M: Marengo, Edizioni TORED, Tivoli 2007, pp. 815-821). Allora non lo sapevamo, ma quello sarebbe uno degli ultimi incontri sull’archeologia cirenaica, 11 in tutto, dopo quello di Roma del novembre 1987 presso l’Accademia Nazionale dei Lincei (1990), quello di Urbino del luglio 1988, quello libico sul silfio del 1989, quello di Cambridge del 1993 e quello di Macerata del maggio 1995. Una serie davvero fortunata e ricca di risultati, conclusa ancora ad Urbino per il cinquantenario nel 2006 con l’XI incontro (Cirene Atene d’Africa) organizzato da Mario Luni, pubblicato sulle Monografie di archeologia Libica, ricordando Gaspare Oliverio, Giacomo Caputo, Gennaro Pesce, Sandro Stucchi, con negli anni successivi i bei volumi per il centenario di scavi a Cirene.

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Saluto di Attilio Mastino. Sassari, 23 novembre 2011, Aula Magna dell’Università.

Saluto di Attilio Mastino

Sassari, 23 novembre 2011, Aula Magna dell’Università

Caro Governatore, cari amici,

anche a nome dei Presidenti del Club di Sassari Nord Mauro Milia e del Club di Sassari Silki Antonio Falco, a nome dei nostri giovani dei tre club Rotaract e dei due club Interact di Sassari ho l’onore e il piacere di dare il benvenuto ai tanti nostri ospiti giunti da tutta la Sardegna, da Roma e dall’intero distretto per questo seminario distrettuale su “Rotary Foundation e progetti” e “Gestione delle sovvenzioni”.

In questi quattro giorni che sta trascorrendo nella città di Sassari nel mese dedicato alla Rotary Foundation il Governatore del distretto 2080  Giulio Bicciolo ha avuto modo di conoscere la bella realtà del Rotary, anche di immergersi nella comunità locale, di toccare con mano la crisi della Sardegna con le sue specificità nell’ambito della crisi del Mezzogiorno e del Paese.

Caro Governatore, volevo ringraziarti per questa tua costante presenza nel corso di questo anno rotariano, per lo stile che hai messo nella tua azione, per l’impegno, il senso di amicizia, per la voglia di ascoltare.

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La scomparsa di Massimo Pittau (Nuoro 1921 – Sassari, 20 novembre 2019)

La scomparsa di Massimo Pittau (Nuoro 1921 – Sassari, 20 novembre 2019)

La scomparsa di Massimo Pittau ci ha colpito profondamente, ci ha commosso e insieme ha fatto emergere mille ricordi: se ne va uno studioso lucido e infaticabile, una  personalità intellettuale vitale, spesso straripante, incontenibile; uno dei padri fondatori delle Facoltà di Magistero e di Lettere e Filosofia a Sassari, un maestro che ha insegnato a molte generazioni di Sardi glottologia e linguistica sarda, muovendosi come un vulcano anche in altri campi e in altre discipline (storia, etruscologia, archeologia, epigrafia). E’ stato un personaggio intelligente, tenace, serio, inflessibile, ma anche controverso e talora discusso, perché lui per primo considerava la polemica il suo elemento naturale, il sale delle sue giornate.

Viaggiando l’anno scorso tra il Museo Nivola di Orani e Isili, avevamo ricordato insieme l’episodio un po’ comico che era culminato con l’irruzione della Polizia ad Orosei al Convegno de L’Africa Romana, nel quale aveva affrontato per le spicce un celebre epigrafista, a proposito di una supposta iscrizione bilingue latina ed etrusca proveniente da quella fabbrica di reperti che è Allai.  Oppure lo scontro con l’ex Soprintendente di Firenze sulla Tabula Cortonensis, chiusa per un decennio in un cassetto; del resto le polemiche più sanguinose sono state con i colleghi linguisti che studiavano l’Etrusco, anche se dobbiamo riconoscergli il merito di aver allargato l’orizzonte dei rapporti storici tra le due rive del Mar Tirreno.

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Angela Donati studiosa delle province danubiane

Attilio Mastino
Angela Donati studiosa delle province danubiane

“Alexandru Ioan Cuza” University of Iași, 5th–9th November 2019

Angela Donati, indimenticabile Maestra e generosa amica (1942-2018), è scomparsa a 76 anni di età a Bologna il 13 ottobre 2018. Un anno fa a Tunisi fa a lei abbiamo dedicato il XXI convegno de L’Africa Romana sul tema “L’epigrafia del Nord Africa: novità, riletture, nuove sintesi”. La sua Università la onorerà a Bertinoro, in quella rocca che amava, tra l’11 e il 13 giugno.  Abbiamo vissuto insieme tanti incontri scientifici da Bertinoro a Genova, da Bologna a San Marino, da Sofia a Barcellona.

Ho letto i tanti ricordi pubblicati in questi giorni, come quello bellissimo scritto da Mireille Corbier per L’Année épigraphique 2016 appena uscita; a me personalmente resta il ricordo dolce di un’amica e la consapevolezza di un debito che è aumentato giorno per giorno. Con le tante confidenze, fino ai suoi imminenti splendidi progetti per la nostra rivista “Epigraphica”, che cercheremo di mettere in pratica con lo spirito giusto.

L’abbiamo seguita in tante occasioni fino ai Convegni promossi da Livio Zerbini già dal primo incontro di Ferrara e Cento, dieci anni fa, tra il 15 e il 17 Ottobre 2009, dove avevamo presentato le attività del Centro interdisciplinare sulle province romane dell’Università di Sassari, con un intervento poi pubblicato nel volume su Roma e le province del Danubio, Atti del I Convegno internazionale (Ferrara-Cento, 15-17 Ottobre 2009, a cura di Livio Zerbini, Rubettino, Soveria Mannelli 2010).

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L’autochtonie dans le Maghreb et en Méditerranée occidentale de la protohistoire aux temps modernes : Approches socio-cultelle et patrimoniale

Laboratoire « Diraset Etudes Maghrébines »
L’autochtonie dans le Maghreb et en Méditerranée occidentale de la protohistoire aux temps modernes : Approches socio-cultelle et patrimoniale
Colloque international Etre autochtone, devenir autochtone : Définitions, représentations
Tunis 24-26 octobre 2019

Attilio Mastino

Natione Afer, Maurus, Libicus

Le thème de l’expression natione Afer que Patrick Le Roux a abordé ier et que nous abordons aujourd’hui a, comme nous le verrons, de profondes répercussions historiques, politiques, identitaires, qui frappent même la contemporanéité et concernent l’identité – principalement culturelle- de marins, soldats, auriges, gladiateurs, artistes, médecins, hommes et femmes engagés hors des provinces africaines. Mais il est clair que notre discours doit s’elargir à tout l’empire. Cette identité est également revendiquée par leurs héritiers survivants, qui ne semblent pas se soucier de la traditionnelle hostilité romaine vis-à-vis des pérégrins africains pour laquelle on avait même parlé de racisme et de xénophobie (pensons à l’exitiabile genus Maurorum). Les Africains qui se trouvaient dans des terres lointaines souhaitaient probablement souligner avec nostalgie leurs liens toujours présents avec leurs territoires d’origine, la valeur d’une autochtonie profonde et géographiquement enracinée d’une famille qui, même après son déplacement, continuait à ressentir qu’elle appartenait à un territoire lointain, car – et nous employons ici les mots de Cesare Pavese – « Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti » [Il faut avoir un pays, ne serait-ce que pour le plaisir de partir. Un pays signifie ne pas être seul, savoir que parmi les gens, parmi les plantes, sur la terre, il y a quelque chose qui t’appartient, qui même lorsque tu n’y es pas, t’attend]. C’est donc le refus de renoncer à ses propres racines, avec le rappel à une aire géographique à laquelle on appartenait non pas en tant que incolae extérieurs mais par le sentiment profond, par le lien culturel avec une série de générations précédentes, meme si tous les ancetres n’etaient pas africains et meme s’ils etaien citoyens romains. On perçoit également des sensibilités différentes sur le plan psychologique et ce que Ben Romdhane à Sousse dans Les Afri et leurs territoires à l’époque romaine a défini comme une alternance entre « conception ethno-identitaire » et « conception géo-admistrative ».

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Presentazione del volume LXXXI 2019 di Epigraphica .

Attilio Mastino
Presentazione del volume LXXXI 2019 di Epigraphica
Bologna 10 ottobre 2019, Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna

Con grande emozione possiamo presentare oggi qui all’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, grazie all’impegno dell’Editore e di molti studiosi, questo LXXXI numero di “Epigraphica” di cui siamo orgogliosi, 740 pagine, 57 autori (alcuni conosciutissimi) provenienti da tanti paesi europei, dal Nord Africa fino al Canada e agli Stati Uniti, con novità, con molte iscrizioni inedite, con uno sguardo internazionale e in un orizzonte di fortissimo rinnovamento, nel quale vorremmo coinvolgere tutto il mondo degli specialisti e non solo.

Sempre più intendiamo procedere insieme sui differenti versanti di una disciplina pienamente vivace che non si limita a presentare le scoperte delle nuove iscrizioni greche o latine, ma che investe pienamente il tema della comunicazione nel mondo antico, dell’acculturazione e della formazione dell’opinione pubblica attraverso le scritture, si allarga alla storia degli studi, alle relazioni con l’archeologia e con la storia dell’arte, con la papirologia e con la numismatica; oggi ancor più grazie all’informatica, alle nuove tecnologie digitali, alla fotogrammetria, alla computer vision, al trattamento delle immagini, alla modellizzazione in 3D.

Un nostro caro amico ha scritto in questi giorni dopo aver sfogliato queste pagine: << Epigraphica 2019 è un bellissimo volume, che segna un evidente rinnovamento della rivista, pur nelle tristi circostanze che a esso hanno condotto. Credo che sia importante dimostrare come la nostra sia una scienza viva, difficile, ma al tempo stesso accessibile: l’epigrafia è sempre in grado di offrire nuove fonti con cui scrivere o riscrivere la storia, nonché di riflettere sulla sua stessa natura epistemica, migliorandosi con l’affinamento delle tecnologie, ma con solide radici che affondano in una tradizione disciplinare lunga di secoli. Angela Donati ha svolto un ruolo fondamentale nel passare questo testimone alle nuove generazioni con la riservata gentilezza che le era propria>> (Lorenzo Calvelli).

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La viabilità della Sardegna romana: l’area indagata da Virgilio Tetti, in occasione del Convegno e della Mostra promossi da Massimo D’Agostino e Nadia Canu “Virgilio Tetti, l’uomo, lo studioso, il politico”.

La viabilità della Sardegna romana: l’area indagata da Virgilio Tetti, in occasione del Convegno e della Mostra promossi da Massimo D’Agostino e Nadia Canu “Virgilio Tetti, l’uomo, lo studioso, il politico”.

Bonorva 9 agosto 2019

Attilio Mastino

Ho conosciuto Virgilio Tetti nel 1972, quando Piero Meloni preparava il volume sulla Sardegna romana per Chiarella, con un approfondimento straordinario sulle strade romane che collegavano la Campeda con Olbia, un tema che appassionava il mio maestro, originario di Monti e Berchidda, che era competentissimo in materia.

In questo quadro, Piero Meloni e Giovanni Lilliu avevano accolto un articolo di Virgilio Tetti sulla rivista della Scuola di Studi Sardi: Appunti sulle strade romane nella zona di Bonorva (Sassari), “Studi Sardi”, XXIII, 1973-74, pp. 191-211, lavoro citato nel volume La Sardegna Romana del 1975 e ripreso per la seconda edizione del 1991.

Eppure da quel momento, Meloni non avrebbe più accolto i lavori di Tetti su “Studi Sardi”, anche perché le scoperte continuavano a susseguirsi senza sosta: per mio interessamento vennero pubblicati molti articoli sul “Bullettino dell’Archivio Storico Sardo di Sassari” e su “Sacer”, due riviste minori, poco diffuse (V. Tetti, Il tracciato della strada romana per Olbia in agro di Mores, Ittireddu e la stazione di Hafa, “Bollettino ASSSassari”, IX, 1983, pp. 189-199; Id., Antiche vie romane della Sardegna e cursus publicus: note e riferimenti toponomastico, “Bollettino ASSSassari”, XI, 1985, pp. 71-114. Successiva è la retractatio V. Tetti, Osservazioni e precisazioni sulle antiche strade romane nella zona di Bonorva, “Sacer” 5, 1998, pp. 137-150).

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Célébration du 40e anniversaire de l’inscription du site archéologique de Carthage sur la Liste du patrimoine mondial culturel et naturel de l’UNESCO.

Célébration du 40e anniversaire de l’inscription du site archéologique de Carthage sur la Liste du patrimoine mondial culturel et naturel de l’UNESCO.

Symposium sur la stratégie archéologique et de conservation du site archéologique  de Carthage

Tunis, 26-27 juillet 2019

L’avenir de la protection du site de Carthage 40 ans après la déclaration de l’UNESCO: le rôle de la Société scientifique “École archéologique italienne de Carthage”

Communication de Attilio Mastino, Président SAIC (avec la contribution de Piero Bartoloni, Président honoraire SAIC )

 

Chers amis,

nous sommes venus ici à Tunis surtout pour dire l’intérêt et la disponibilité de notre SAIC, l’« École Archéologique Italienne de Carthage », de parteciper aux initiatives pour definir et elargir la stratégie archéologique et de conservation du site de Carthage et de consolider sa présence dans la liste du patrimoine culturel mondial de l’UNESCO.

Le 16 décembre 1983, dans l’ouverture du Ier Congrès de “L’Africa Romana” et dans mon article sur La recherche épigraphique en Tunisie (1973-1983), j’ai déjà réfléchi sur les résultats extraordinaires de l’insertion du site archéologique de Carthage dans la Liste du patrimoine mondial culturel et naturel de l’UNESCO, à partir du 1979, et sur la présence de nombreuses équipes de recherche de niveau international sur le site de l’antique Carthage dans une saison inoubliable : « Per quanto riguarda Cartagine, è noto che operano contemporaneamente vari gruppi di ricerca archeologica (tunisini, francesi, italiani, tedeschi, inglesi, danesi, svedesi, canadesi, americani), nel quadro del programma UNESCO, con risultati di grande interesse ».

Le fort engagement des Universités, du Gouvernement, de l’Institut National d’Archéologie et d’Art pour obtenir la prestigieuse reconnaissance, aussi bien que l’action de coordination, de promotion et de mise en valeur de l’identité de Carthage antique par l’UNESCO ont représenté pour la ville et pour la Tunisie entière le moteur du développement, l’élément décisif d’un relecture de l’héritage à la lumière d’une approche qui devait absolument surmonter et vaincre la phase coloniale, la reconnaissance de la valeur des cultures des périodes classiques mais surtout la valeur historique des futuhat, l’ouverture à l’Islam. En cette occasion, j’avais rappelé l’activité de Azedine Beschaouch, directeur de l’INAA, l’Institut National d’Archéologie et d’Art de Tunisie de 1973 à 1982, et de Abdelmajid Ennabli, qui a coordonné les différentes équipes internationales et a toujours rendu compte des activités des premières campagnes de fouilles à Carthage conduites dans le cadre du programme UNESCO, dans la revue CEDAC Carthage, Bulletin du Centre d’études et de documentation archéologique de la Conservation de Carthage, Tunisie, IV, 1981, p. 3 ss. (avec bibliographie 1975-81 aux p. 56-60). L’INAA a assumé la charge de coordination du travail des différentes missions. A cette occasion, Ammar Majhoubi, Hedi Slim, Latifa Slim, Naidé Ferchiou et Marcel Le Glay sont venus avec nous en Sardaigne.

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Franco Mannoni. Il campo degli asfodeli.

Franco Mannoni
Il campo degli asfodeli

Arkadia editrice, Eclypse 98, 2019
Sassari, Fondazione di Sardegna, 22 luglio 2019
Attilio Mastino

Non so per quale misteriosa ragione il socialista Franco Mannoni – correndo qualche rischio – abbia scelto un ex democristiano per presentare questo libro delizioso, Il Campo degli asfodeli, edito a Cagliari da Arkadia. Il tema gli era stato suggerito a Santa Teresa di Gallura da Manlio Brigaglia durante una delle tante loro chiacchierate estive al Caffè dello Sport.

L’introduzione è stata affidata ad un più competente giovane studioso, Gianluca Scroccu, ricercatore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell’Università degli Studi di Cagliari, che mette in evidenza come questo non sia un saggio ma un libro di narrativa, un po’ come il romanzo Se ascolti il vento, con tante storie che raccontano di aspirazioni lontane, desideri fecondi, progetti positivi, molti non realizzati.

Ho letto in una serata tutto d’un fiato queste belle pagine, incrociando i miei ricordi di un tempo lontano, ritrovando tante persone conosciute, soprattutto riscoprendo tanti retroscena, tante difficoltà, tante resistenze al cambiamento che hanno caratterizzato gli anni immediatamente a cavallo di quel meraviglioso 1968 pieno di speranze, di desideri, di curiosità; anno, il 1968, che è anche nel ricordo  un momento magico della vita, un momento liminare di un’avventura straordinaria, ricca di emozioni e di storie; questo è il mondo rimpianto davvero, quando tutto sembrava possibile.

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