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Giovanna Rabitti: introduzione.

Giovanna Rabitti

Introduzione

L’intento di chi ha promosso questo volume di studi è innanzi tutto quello di coltivare e onorare il ricordo di Giovanna Rabitti, che è stata docente alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere della nostra Università fino alla sua prematura scomparsa nel 2008. La ricordiamo oggi con rimpianto e con affetto, pensando al suo straordinario contributo nei primi anni di una Facoltà in formazione, alla sua personalità intellettuale,  alle sue curiosità ed alle sue passioni; e insieme alla sua rigorosa ed originale produzione scientifica  centrata principalmente ma non esclusivamente  sulla poesia lirica e altri generi del secolo  XVI.

A nome dell’Università di Sassari desidero ringraziare tutti coloro che hanno voluto  questo volume e gli autori dei contributi, gli amici e le amiche, i colleghi e le colleghe appartenenti a varie Università (da quelle che sono state le sue, Sassari e Firenze, fino a quelle di Padova e di Roma), quasi tutti operanti nell’area dell’italianistica.

Il “criterio” secondo il quale si articola il volume è la fedeltà agli ambiti e agli argomenti di ricerca di Giovanna. Ciascuno e ciascuna ha preso spunto infatti dalla bibliografia dei suoi studi e ha scelto e approfondito uno dei suoi autori, generi letterari e temi prediletti. Il montaggio ha rispettato l’ordine cronologico degli argomenti.

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Francesca Amalia Grimaldi a Sassari

Francesca Amalia Grimaldi a Sassari

Presentare la produzione di Francesca Amalia Grimaldi, affettuosamente sollecitato dall’Assessore comunale alla cultura Dolores Lai, significa per me riflettere sull’originale percorso di un’artista che  incanta, capace di commuovere e di coinvolgere; significa farsi trascinare dolcemente in un mondo colorato di nostalgie, di rimpianti, di melanconie, ma anche di sogni nuovi.

C’è un prima e c’è un dopo nell’esperienza artistica ed umana dell’artista, che prepotentemente si manifesta in questa mostra che presenta innanzi tutto i lavori a carattere prettamente figurativo, realizzati con tecniche miste, pastelli a olio e acquarelli, acquarelli e tempere. Ci sono le marine, le abbaglianti dune di sabbia macchiate dal verde dei cespugli e dal rosso dei fiori dell’armenia pungens, dai ginepri piegati dal vento, soprattutto dalle ombre lunghe che annunciano la sera. Animate dalle barche sfondate, quasi nascoste nella sabbia, dai casotti cadenti, dalle baracche solitarie, dalle vele; con la schiuma del mare, un mare che spesso si confonde con la spiaggia, come durante un temporale, con un cielo talora plumbeo oscurato da tante ombre minacciose, dalle nubi che cadono fino a sfiorare la terra, e che però è attraversato da una luce sfolgorante.  Ci sono i luoghi che amiamo, tra Alghero, Fertilia, Maria Pia, le coste di Capo Marrargiu, Porto Ferro, Rena Majore ad Aglientu con i suoi stranissimi alberi colorati; ci sono sullo sfondo i monti, e all’interno della Sardegna il lago di Gusana, le querce secolari dell’antica Sorabile a Fonni, i colori dell’autunno che macchiano e rendono rossastri gli alberi, che caratterizzano in modo inconsueto anche il terreno di una campagna senza figure umane, solitaria e remota, ma anche desiderata e rimpianta.

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Artisti e Letterati: Gianni Fois.

ARTISTI E LETTERATI

Gianni Fois

di Attilio Mastino

Gianni Fois, nato a Bosa il 6 marzo 1943, ha vissuto da sempre nel centro storico di Bosa, nel cuore del borgo medievale, dove più sentite e più gelosamente custodite sono le antiche consuetudini cittadine.

Il suo orizzonte è quello che va dal mare di Capo Marrargiu alla torre di Columbargia, dalla valle del Temo alle verdi colline di Nigolosu: qui ha costruito il suo rifugio, la sua casa solitaria, la sua finestra sul golfo di Bosa, al centro della campagna curata con passione per tutti i mesi dell’anno. La vigna di Santa Lughìa è un po’ il luogo mitico nel quale ha trascorso la sua fanciullezza, dove ancora ritorna periodicamente per ritrovare se stesso, per tornare indietro nel tempo, per ricaricarsi e superare le difficoltà, con un atteggiamento positivo ed aperto verso la vita.

Dagli studi classici gli deriva la passione per la ricerca e per il recupero delle tradizioni popolari locali, delle quali spesso è diventato animatore fedele ed appassionato.

Incline per natura al contatto con la gente, facilitato in questo anche dal suo lavoro di funzionario comunale, ha trovato nell’incontro con gli anziani la fonte di tante notizie e di tante informazioni, che rischiavano di andare perdute per sempre. Da questi interessi e da questo instancabile rapporto con la sua città è scaturito il volume Nostra Signora di Regnos Altos. Fede, storia, leggenda, che entrerà sicuramente in tutte le case di Bosa perché la devozione per la Madonna è patrimonio comune di ogni bosano: del resto il castello dei Malaspina con la vetusta chiesa di Regnos Altos fa parte integrante della storia ed anche della vita quotidiana di questa antica città fluviale.

Billia Muroni, Storia di Bosa e Planargia.

Billia Muroni, Storia di Bosa e Planargia.

di Attilio Mastino

È un piacere per me parlare di Billia Muroni, ricostruire il suo percorso di politico, di insegnante, di studioso, di amico partendo da questo suo libro pubblicato dall’Editore Zonza. Uscito ad un anno di distanza dalla morte, compensa in parte il vuoto che Billia ci ha lasciato: il volume è stato stampato dalle grafiche Ghiani di Monastir, lo stesso tipografo che nel 1988 ha pubblicato Gente di Planargia, con in appendice le voci relative ai 10 comuni della Planargia scritte da Vittorio Angius per il Dizionario del Casalis.

Nato a Tresnuraghes nel 1948, Billia ha frequentato il seminario vescovile e si è poi iscritto alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, vivendo da protagonista il ’68, un’esperienza straordinaria che avrebbe segnato le sue scelte politiche successive. Aderisce inizialmente al gruppo del Manifesto e poi fonda assieme a Salvatore Ganga la sezione del Pci di Tresnuraghes, di cui è stato il primo segretario. In polemica col settimanale cattolico “Libertà” (al quale invece io collaboravo) pubblica all’inizio degli anni ’70 una lettera aperta agli studenti del Liceo Classico di Bosa nel momento dello scontro animato dal prof. Sfara, un rivoluzionario sui generis. Eletto nel consiglio comunale di Tresnuraghes in una lista civica di sinistra, è stato tra il 1980 e il 1983 consigliere comunale di opposizione, più volte candidato alle elezioni provinciali per la nuova provincia di Oristano. Nella scuola, nelle attività di sperimentazione, nell’impegno contro la dispersione scolastica, diede il meglio di sé, collaborando per anni con la attivissima preside della Scuola Media n. 2 di Bosa Emma Contu e con molti altri nostri colleghi che anche oggi, a distanza di un anno dalla morte, lo vogliono ricordare, con il suo sorrispo aperto e leale ed il suo entusiasmo, con la sua sensibilità e il suo senso profondo dell’amicizia.

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Orlando Biddau, il poeta della disperazione.

Orlando Biddau, il poeta della disperazione.

di Attilio Mastino (1993)

La recentissima pubblicazione a cura dell’Editore Chiarella di Sassari, con il contributo dell’Amministrazione provinciale di Nuoro, del Comune di Modolo e della Comunità montana del Marghine e della Planargia, dei tre volumi di poesie di Orlando Biddau (L’anima degli animali, Le verdi vigilie e, inedito, L’inverno inconsolabile) consiglia una più attenta riflessione su un poeta “scomodo”, un grande poeta dalla sensibilità acutissima, le cui opere sono state fin qui trascurate, a prescindere dai riconoscimenti ufficiali attribuiti all’autore.

Orlando Biddau nacque da genitori sardi a Fiume nel 1938: un trauma vivissimo furono per lui, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale e la fine del Fascismo, il viaggio in nave (un piroscafo nero, dall’aspetto terrificante), il forzato rientro in Sardegna, la fame, l’angoscia della madre per l’assenza del padre ancora in guerra.

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Antonio Atza

Antonio Atza

di Attilio Mastino (2002)

Antonio Atza è tornato a Bosa, ad un anno di distanza dalla pubblicazione del volume a lui dedicato da Giorgio Pellegrini e Simona Campus per le Edizioni Poliedro di Nuoro, un volume voluto dall’allora Assessore alla Cultura Vincenzo Mozzo; ed è tornato per donare al Comune ancora una decina di nuove splendide opere che ripercorrono una strada iniziata oltre quarant’anni fa con i celebri Blues: se ne avvantaggia la collezione ospitata ormai in modo permanente nelle settecentesche sale della antica Biblioteca Comunale, dove il nuovo Assessore comunale alla Cultura Anna Maria Piroddi ha voluto trasferire le opere, dirimpetto al Palazzo Deriu che ospita Melkiorre Melis ed ora anche Emilio Scherer, maestri amati ed ammirati da Atza.

Lascia senza fiato, su tutta una parete, la trilogia “Omaggio alla luna di maggio”, con il promontorio del Monte Sa Sea e con le rocce dilavate di Sos Puppos, tra Cala ‘e Moros e Cala Rapina, a Nord della foce del Temo, che diventano ormai un’isola di fiaba, con un mare d’incanto e i gabbiani che intrecciano con i loro voli quasi le linee di un ricamo, simile a quel filet che troviamo reale nel recente “Reliquiario di San Senzanome” donato proprio in questi giorni.

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L’archivio storico del Comune di Bosa

L’Archivio storico del Comune di Bosa

dii Attilio Mastino

Bosa ha conosciuto negli ultimi anni tutto un fiorire di studi e di ricerche: basti pensare al recentissimo volume sulle monete del Museo Civico di Francesco Guido, agli articoli di sintesi sulle indagini archeologiche curate da Antonietta Boninu, Lidio Gasperini, Maria Chiara Satta, Alberto Moravetti e Raimondo Zucca, ai volumi sul castello e sui vescovi di Bosa di Salvatorangelo Palmerio Spanu, all’opera di documentazione curata da Giovanni Mastino, al volume della collana Sardegnambiente Planargia di Tonino Oppes, agli studi tascabili sulle tradizioni popolari di Vincenzo Marras, ai volumi fotografici curati da Vincenzo Mozzo, alla storia postale di Piero Damilano, alle ricerche sulle epidemie e sull’organizzazione sanitaria di Eugenia Tognotti, all’opera di recupero delle figure di Giuseppe Biddau, Giovanni Nurchi, Orlando Biddau, Melkiorre Melis (quest’ultima legata al nome di Antonello Cuccu), allo studio sul ponte sul fiume Temo di Giuseppe Ibba. Per non parlare poi delle numerose tesi di laurea discusse nei due Atenei isolani (e non solo) sui monumenti e sulla storia della città: citerò soltanto quella di Franco Stara sulla condizione giuridica della città spagnola, quella di Stefania Cossu sulle curatorie della Planargia e del Montiferru e quella di Maria Teresa Angius sulla Relacion de la antigua ciudad de Calmedia. Del resto questo interesse e questa attenzione sono curiosamente condivisi anche dagli studenti e dagli alunni di tutti gli Istituti scolastici cittadini.

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Il Condaghe di Luogosanto

Attilio Mastino
Il Condaghe di Luogosanto
5 settembre ore 10

Eccellenza, signora Presidente, Signor Sindaco, Cari amici,

più che per la mia competenza in materia, sono stato chiamato a parlare oggi a Luogosanto per la mia lontana parentela col sindaco Mario Scampuddu. Lo faccio con emozione davanti alle autorità, a tanti studiosi, ad amici, a persone che mi sono care.

Ho trovato significativo ed anche un po’ curioso che sia stata l’Accademia della Lingua Gadduresa presieduta da Andrea Rasenti a pubblicare questo volume di  Graziano Fois e Mauro Maxia sul Condaghe di Luogosanto, per iniziativa delle Edizioni Taphros di Dario Maiore: l’opera originale è stata infatti scritta a Sassari non in lingua Gallurese ma in Logudorese e riflette  un clima culturale, un ambiente, una tradizione che sono insieme iberici e logudoresi, come testimoniano i tanti catalanismi del testo: siamo nel 1519 nel terzo anno di Carlo V ed è come se il punto di osservazione scelto per narrare una così significativa fetta della storia religiosa e civile della Gallura sia volutamente esterno alla cultura locale e come se la memoria dei gloriosi eremiti devoti del culto mariano sia rimasta affidata agli archivi sassaresi piuttosto che alle testimonianze locali, per quanto il testo richiami genericamente antiche tradizioni orali.  Del resto gli autori non escludono che la scelta del logudorese sia stata determinata dal più elevato prestigio della varietà logudorese rispetto agli idiomi locali di matrice corsa. Vanno d’altra parte tenute presenti le incertezze documentarie sulla cronologia relativamente più tarda dell’introduzione dell’attuale dialetto sassarese a Sassari e del Gallurese in Gallura.

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Ricordo di Ignazio Delogu

Ricordo di Ignazio Delogu

Attilio Mastino

Sassari, 29 luglio 2011

Voglio partire da un ricordo intenso e doloroso, quando dai locali di questa Facoltà,  quindici anni fa, usciva la lenta processione che accompagnava il feretro del nostro amico Enzo Cadoni che ci aveva lasciato all’improvviso.

A ricordarlo sulle scale della Caserma Ciancilla, con parole che ci avevano commosso davvero, era stato Ignazio Delogu, unico protagonista della cerimonia con le sue incredibili capacità di affabulatore. Aveva rivelato in quell’occasione una sensibilità profonda, una capacità di parlare a nome di tutti, una sensibilità come quella di un amico ferito che riusciva a mettersi in sintonia con tutti.

Immaginerete perciò la mia emozione per esser chiamato a ricordare Ignazio alla presenza di Veronica, della sua famiglia, di tanti amici, di tante persone che gli hanno voluto bene.

Veronica mi aveva raccontato la sua lunga malattia: già sei mesi fa la sua fine sembrava imminente, il suo disagio, le speranze che si spegnevano, le preoccupazioni di chi gli stava vicino.

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Stintino tra terra e mare, a cura di Salvatore Rubino ed Esmeralda Ughi

Stintino tra terra e mare, a cura di Salvatore Rubino ed Esmeralda Ughi

Saluto introduttivo di Attilio Mastino, Rettore dell’Università di Sassari


Mentre scrivo questa nota per presentare gli Atti del Convegno “Stintino tra terra e mare”, svoltosi l’anno scorso, sollecitato dall’amichevole insistenza dell’amico Salvatore Rubino, contemporaneamente rileggo per l’ennesima volta la bozza conclusiva del nuovo statuto dell’Università di Sassari, che tra breve sarà sottoposto all’approvazione definitiva del Senato Accademico, con tante speranze e  tante emozioni, anche con qualche preoccupazione per il futuro: il nostro Ateneo dichiara che pone al centro delle politiche accademiche il libero confronto delle idee e la diffusione dei risultati scientifici anche allo scopo di contribuire al progresso culturale, civile, sociale ed economico della Sardegna, favorendo lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente, inteso come sistema di risorse naturali, sociali ed economiche.

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