Intervento del Retore dell’Università di Sassari prof. Attilio Mastino Incontro di Medio Termine MACSUR.

Intervento del Retore dell’Università di Sassari prof. Attilio Mastino
Incontro di Medio Termine MACSUR
Sassari, I aprile 2014

Cari amici,

sono lieto di portare il saluto dell’Università di Sassari e di accogliere in Sardegna tutti i partecipanti all’Incontro di Medio Termine MACSUR (Modelling European Agriculture with Climate Change for Food Security) nell’ambito dell’iniziativa intergovernativa FACCE-JPI (Joint Programming Initiative on Agriculture, Food Security and Climate Change), che coinvolge 17 paesi europei e Israele.

Voglio ringraziare il Centro Nucleo di ricerca sulla desertificazione, leader del partenariato Italiano, che ha curato l’organizzazione di questo evento, che fornirà l’opportunità di riflettere in questi giorni sulle ricerche di punta in corso in tutta Europa nel rapporto tra cambiamenti climatici, agricoltura e sicurezza alimentare.

Questi giorni saranno inoltre una straordinaria occasione di dialogo e di confronto tra ricercatori MACSUR, stakeholder e decisori politici in relazione ai tre casi di studio pilota europei.

So che alla Joint Programming Initiative aderiscono ventuno stati membri dell’Unione Europea con l’obiettivo di indirizzare e promuovere la ricerca scientifica interdisciplinare  per supportare lo sviluppo di sistemi agricoli sostenibili e la crescita economica, in rapporto al processo di cambiamento del clima in tuto il pianeta.  Al progetto di ricerca MACSUR lavorano ben 74 organizzazioni di ricerca europee con l’obiettivo specifico di sviluppare le professionalità necessarie per la realizzazione, l’uso e l’interpretazione di modelli matematici per la valutazione del rischio associato ai cambiamenti climatici nell’agricoltura europea. La ricerca si basa sull’integrazione di modelli di simulazione in ambito agronomico, zootecnico ed economico e sulla loro applicazione a casi di studio a scala regionale (Nord, Sentro e Sud Europa) che riflettono la diversità dei principali ambienti europei in termini di suolo, clima, sistemi agricoli e socio-economici.

Questo convegno di Medio Termine di Macsur rappresenta un’importante opportunità di riflessione sui risultati finora acquisiti e sulle future opportunità di ricerca associate alla iniziativa Europea FACCE: I lavori si articoleranno anche per gruppi di lavoro, dedicati ai sistemi colturali agricoli,  ai sistemi zootecnici,  ai  sistemi agro-economici.

Questo incontro è stato reso possibile grazie al finanziamento del Consiglio per la Ricerca Norvegese con contributi del Thünen-Institute (Germania), dell’Università degli Studi di Sassari, della Fondazione Banco di Sardegna e della Camera di Commercio Industria e Artigianato della Provincia di Sassari. Ringrazio per i servizi di catering le  diverse aziende sarde interessate alla promozione di prodotti tipici in ambito internazionale.

L’iniziativa fa seguito a numerose altre iniziative svolte nell’ambito di Macsur in altri paesi europei. Questa è la seconda volta, dopo il kick-off meeting di Berlino, che tutti i partecipanti si ritrovano per fare il punto a metà progetto.

Ho seguito in questi mesi l’impegno appassionato del direttore del Centro NRD prof. Pierpaolo Roggero e del nuovo direttore Luciano Gutierrez, che si sono spesi davvero per organizzare al meglio questo incontro scientifico, che sarà anche un momento di dibattito alto.  Abbiamo offerto la disponibilità a organizzare questo importante evento a Sassari, anche in considerazione del fatto che in Sardegna, e più precisamente ad Oristano (nell’area di Arborea), ricade uno dei casi di studio oggetto di indagine nell’ambito del progetto.

Del resto mi fa piacere ricordare il successo recentemente ottenuto dal nostro il Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti climatici che ha sede presso il nostro Dipartimento di Scienze della natura e del territorio, riconosciuto  come una delle  “Think Tank” , fabbrica di idee in grado di influenzare le decisioni dei governi, nella classifica Top hundred  del “Global Go To 2012”, favorendo ampie collaborazioni con  altre Università, Enti di ricerca nazionali e internazionali, Enti territoriali e settore industriale.

Più in generale il tema riguarda direttamente il futuro della nostra isola,  la difesa di un ambiente naturale che amiamo,  lo sviluppo della sua economia, le linee di intervento dell’amministrazione regionale e dell’Europa nella prospettiva di Horizon 2020.

Tante questioni che si incontrano, tante possibilità di impegno in un orizzonte nel quale ci sia più conoscenza, più informazione, più strumenti a disposizioni di coloro che si battono per un’agroindustria moderna, fondata sulla qualità dei territori, sulla difesa delle risorse idriche, sul rispetto per il paesaggio, contro gli abusi e le devastazioni che anche di recente abbiamo conosciuto.




Destinazione UNISS – Un biglietto per il futuro. Salone dello studente

Destinazione UNISS – Un biglietto per il futuro. Salone dello studente


Sassari, Piandanna, 25 marzo 2014

Ringrazio le autorità  presenti a questa XI edizione della Manifestazione dell’Orientamento, le colleghe e i colleghi che si uniscono al mio saluto: la Prorettore delegata alla didattica Laura Manca, il Garante degli studenti Paolo Fois, il delegato all’organizzazione e programmazione dei servizi agli studenti Giovanni Micera,  la responsabile/referente dell’esperienza che stiamo vivendo, Patrizia Patrizi, delegata all’orientamento. Il direttore generale Guido Croci, il presidente del Consiglio degli studenti Gabriele Casu. Un caloroso benvenuto a tutti: studenti e docenti della scuola e dell’università presenti in queste giornate.

Anche quest’anno registriamo una elevata adesione: circa 5000 studenti prenotati, provenienti dalle scuole secondarie di tutta la Regione, accompagnati dai loro docenti. In queste giornate si potranno visitare 36 stand per conoscere l’offerta formativa e i Servizi del nostro Ateneo e di altri Enti e Istituzioni del territorio come gli stand dell’Università di Cagliari, degli Istituti di Alta Formazione artistica, dell’ERSU, del Comune e delle Forze dell’Ordine.

Sono state predisposte varie iniziative tra visite guidate, lavori di gruppo e attività laboratoriali organizzate dai nostri 13 Dipartimenti e finalizzate all’orientamento formativo-professionale, augurandoci che gli studenti in visita in queste giornate vogliano entrare a far parte della nostra comunità. Saremo lieti di accoglierli tra le nostre matricole il prossimo anno accademico.

In questo percorso ci saranno “buone” guide: il personale docente e amministrativo del nostro Ateneo, i tutores e i rappresentanti delle associazioni studentesche.

La manifestazione, all’insegna dell’innovazione e della sperimentazione, quest’anno si caratterizzata per l’introduzione di due nuove importanti iniziative. Innanzitutto, l’apertura agli e alle studenti delle classi quarte affinché  venga  offerto un percorso di riflessione che porti a una costruzione consapevole del proprio progetto di vita.  Un  progetto che non può prescindere dal coinvolgimento  delle famiglie che saranno protagoniste degli incontri pomeridiani dal titolo “Quale futuro per le nostre figlie e i nostri figli: parliamo insieme”, nella Sala Milella nell’Ateneo. Sono il risultato di un lavoro condotto con cura in questi ultimi anni dal nostro Servizio di counseling psicologico e di coaching OrientAzione.

Altro aspetto innovativo è rappresentato dall’utilizzo dei social media per la divulgazione degli eventi legati alla manifestazione. Dopo questi ultimi anni di sperimentazione in tal senso promossi dal Centro orientamento, il “Gruppo Comunicazione d’Ateneo”, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze politiche, Scienze della comunicazione e Ingegneria dell’informazione, animerà il “Laboratorio di Comunicazione e e-learning”: un gruppo di studenti si occuperà di gestire la comunicazione delle giornate attraverso la condivisione delle notizie nei social network. Ogni giorno, il primo messaggio sarà inviato dagli account Facebook e Twitter ufficiali del Centro orientamento; seguiranno i post del “social media team” che documenterà gli eventi della manifestazione anche attraverso Instagram.

La diretta Twitter sarà visibile sul sito internet della Nuova Sardegna all’indirizzo www.lanuovasardegna.it. Chiunque potrà partecipare all’inserimento di foto, notizie e commenti utilizzando gli hashtag ufficiali della manifestazione: #destinazioneuniss; #orientauniss; #studiareasassari.

Dal 2010 la Manifestazione ha assunto il titolo “Le giornate dell’Orientamento. Studiare a Sassari e in Europa”, per evidenziare il senso del movimento, della  volontà e della possibilità (che grazie all’impegno di Piero Sanna, di Quirico Migheli e di tutta l’area Erasmus   è stata fortemente incrementata in questi anni) di confrontarsi con altre realtà geografiche e culturali non solo europee. Dallo scorso anno abbiamo voluto veicolare l’idea di percorso e di viaggio e così è stato pensato e mantenuto per quest’anno Destinazione UNISS – Un biglietto per il futuro. Un titolo che pone l’accento sulla meta, sul luogo di arrivo dei protagonisti, Voi studenti per l’appunto, al termine di un viaggio.  In realtà così non è, l’Università rappresenta una tappa nelle vostre vite a conclusione di un percorso nella scuola secondaria di secondo grado e l’inizio di un nuovo percorso orientato allo studio e alla professione che sceglierete di intraprendere. Dubbi e incertezze spesso vi accompagnano durante gli ultimi anni della scuola e anche dopo l’esame di Stato. Partendo da qui, da queste criticità, in questi cinque anni del mio mandato, che si avvia alla conclusione, abbiamo ripensato l’idea dell’orientamento promossa dalla nostra Università, un’idea aperta al dialogo, all’innovazione, alla co-costruzione e all’internazionalizzazione dei percorsi; un’idea di orientamento come insieme di strumenti e strategie volte a favorire condizioni di ben-essere!

La prospettiva che abbiamo assunto è quella di un sistema universitario orientante in grado di facilitare l’accesso alla conoscenza e l’avvicinamento al mondo del lavoro e di favorire processi di autodeterminazione nelle scelte che consentano di raggiungere il benessere personale, universitario e professionale.

Tutto questo è stato ed è possibile attraverso tre direttrici di azioni: l’innovazione del sistema di servizi dell’orientamento dell’Ateneo, un lavoro continuo di ascolto e di raccordo con il territorio, la sperimentazione e la ricerca scientifica, nella prospettiva di una comunità orientante capace di attrarre competenze professionali e sinergie istituzionali per il raggiungimento di finalità comuni.

L’esperienza maturata in questi ultimi cinque anni, attraverso i nostri servizi di orientamento e la rideterminazione degli stessi, ha permesso di agire su tre segmenti:

  1. 1. raccordo tra la scuola e l’università attraverso il riallineamento delle competenze tra i due livelli formativi;
  2. 2. sostegno dei processi di scelta e dei percorsi di carriera in ingresso, in itinere e in uscita;
  3. 3. accompagnamento delle persone laureate presso il nostro Ateneo per la promozione dell’occupabilità.

  1. Il raccordo scuola – università è stato possibile attraverso il Progetto STUD.I.O. (Studenti In Orientamento), finanziato dal P.O.R. FSE 2007-2013 dalla Regione Sardegna e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, destinato a studenti frequentanti l’ultimo anno delle scuole superiori e a quelli iscritti al primo anno d’università, ai quali sono stati offerti una serie di attività d’orientamento allo studio e di riallineamento delle competenze, finalizzate al miglioramento della loro preparazione per l’ingresso all’università. Per la settimana prossima è previsto un convegno di restituzione sul progetto appena concluso.
  2. Il sostegno dei processi di scelta e dei percorsi di carriera in ingresso, in itinere e in uscita si realizza attraverso il Servizio OrientAzione. Nato nel luglio 2010, il Servizio si è immediatamente proposto per la sua forte innovazione e identità: non solo consulenze individuali, ma progettualità con le scuole, con i dipartimenti, con gli enti territoriali, nello spirito (che lo rende una delle sperimentazioni più avanzate in Italia) di realizzare sinergie per una comunità orientante. OrientAzione sviluppa azioni di supporto e consulenza per studenti con l’obiettivo di valorizzare le risorse personali; sostenere le life skills e, in particolare, l’autoefficacia e il benessere; orientare le scelte attraverso un adeguato utilizzo di competenze/risorse personali e di contesto. Il Servizio realizza azioni di orientamento in ingresso, in itinere e in uscita. In questi anni abbiamo realizzato diverse progettualità iniziando con la stabilizzazione del supporto di counseling psicologico e di coaching individuale e di gruppo in presenza e a distanza (mediante skype), la realizzazione di gruppi esperienziali, con studenti universitari e insegnanti delle scuole superiori, manager e life coaching per imprese e istituzioni.  Il Servizio si è attivato sul territorio “uscendo” letteralmente dalla sua sede attraverso le due linee progettuali OrientAzione va a scuola, per il sostegno alla scelta del corso di studi universitari degli studenti delle scuole secondarie, e OrientAzione va in Dipartimento, per il contrasto del fenomeno del “fuori corso”. Nella medesima direzione va il progetto d’Ateneo di ricerca-intervento sulla dispersione universitaria teso a rilevare i profili degli studenti fuori corso e a comparare le carriere di studenti che hanno o non hanno fruito del servizio di consulenza. I risultati delle azioni, tutte monitorate con il rigore di strumenti scientifici, sono disponibili online nella sezione “Cose che parlano di noi” all’interno del portale studenti Youniss.

(http://www.uniss.it/php/proiettoreTesti.php?cat=1326&xml=/xml/testi/testi45294.xml&item=2)

  1. Per quanto riguarda la promozione dell’occupabilità, il Servizio Job Placement, che opera all’interno del Centro Orientamento, ha attivato un numero sempre crescente di stage e tirocini operando puntualmente un matching tra la domanda e l’offerta del lavoro, sia nel settore privato che nel pubblico, anche attraverso colloqui per l’orientamento dei laureati, finalizzato alla ricerca attiva del lavoro.

Dallo scorso anno la nostra Università partecipa alla nuova edizione del programma “Formazione e Innovazione per l’Occupazione Scuola e Università – FIxO S&U” promosso e sostenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con Italia Lavoro. Stiamo concludendo la prima fase del programma che prevede l’attuazione di una “procedura di standardizzazione partecipata della qualità” per favorire la qualificazione dei servizi di placement nonché per facilitare l’attivazione di tirocini e apprendistati e lo sviluppo di reti con altri attori del mercato del lavoro con l’intento di ridurre i tempi di ingresso nel mercato del lavoro e di aumentare le possibilità di trovare un’occupazione in linea con gli studi effettuati. Nell’ambito del programma è stato recentemente inaugurato un servizio automatizzato di prenotazione ai colloqui di orientamento tramite form online, già fruito da numerosi utenti (http://www.uniss.it/php/proiettoreTesti.php?cat=931&xml=/xml/testi/testi27669.xml).

Inoltre, la costante collaborazione con il Consorzio AlmaLaurea, permette di monitorare il numero dei laureati con le relative competenze e la pubblicazione del loro curriculum vitae nella banca dati offrendo opportunità di lavoro nel contesto nazionale e favorendo la capacità d’impresa.

Per quanto riguarda il raccordo con il territorio l’individuazione di una nuova sede del Centro Orientamento e del Servizio OrientAzione ne ha permesso una visibilità maggiore e una più facile raggiungibilità anche da parte di studenti pendolari e di persone con disabilità. La sede, ubicata in Via Arborea n. 40 nei pressi della Piazza Università, è stata inaugurata il 20 giugno 2012. Per questa occasione è stato organizzato un convegno nel quale è stato presentato il primo Report dal titolo “L’idea di orientamento dell’Università di Sassari. L’esperienza del Centro Orientamento Studenti e del Servizio OrientAzione”, pubblicato anche sul nostro sito (www.uniss.it/orientamento).

In linea con la finalità dell’art. 9 del nostro Statuto dell’Autonomia, riguardante l’orientamento e introdotto e formalizzato per la prima volta nel dicembre 2011, abbiamo lavorato per creare reti con le principali istituzioni:

  • dall’anno accademico 2010/2011 al 2012/13 la realizzazione a Sassari, e per la prima volta in Sardegna, del progetto nazionale “AlmaDiploma-AlmaOrièntati”, nato dal raccordo interistituzionale formalizzato con Protocollo d’intesa, tra diversi soggetti quali il Consorzio interuniversitario AlmaLaurea, ideatore dello stesso, la Provincia in qualità di ente finanziatore, l’Ufficio Scolastico Provinciale di Sassari con compiti di sensibilizzazione, coordinamento e supporto, i servizi specialistici del nostro Ateneo per le azioni, gratuite, di counseling di supporto e di restituzione. Per il 2014/15 stiamo lavorando per l’attivazione della nuova annualità all’interno dell’accordo di cooperazione “Fabrica Europa” che coinvolge, oltre al nostro Ateneo, anche la Provincia e la Camera di Commercio del Nord Sardegna;
  • nel 2012 il Protocollo d’intesa, di durata biennale, finalizzato al contrasto del fenomeno della dispersione scolastica, siglato con il Comune di Sassari. Il Protocollo, che vede coinvolta la Scuola di dottorato in “Scienze sociali indirizzo Scienze della governance e sistemi complessi”, ha previsto l’elaborazione di un report “Indagine quantitativa sulla dispersione nel Comune di Sassari” a cui seguirà una ricerca-azione nelle scuole del territorio;
  • domani sottoscriverò con il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Sardegna, il dr. Gianfranco De Gesu, un importante protocollo d’intesa in materia di attività didattiche, di orientamento e di tutorato rivolte alle persone detenute degli istituti penitenziari di Sassari, Alghero, Tempio e Nuoro.

In tema di sperimentazione e di ricerca scientifica il nostro Ateneo è fondatore e componente attivo del Network universitario sul counseling (SIO – Società Italiana per l’Orientamento – e LaRIOS – Laboratorio di Ricerca e di Intervento per l’Orientamento alle Scelte). OrientAzione, per il tramite della delegata rettorale e dei collaboratori e collaboratrici del Sevizio, partecipa attivamente al dibattito scientifico nazionale e internazionale.

Il Servizio è presente nelle diverse sedi specialistiche, tra le quali i congressi della SIO, del LaRIOS, della fondazione CRUI, del Consorzio AlmaLaurea e l’Associazione AlmaDiploma. Inoltre, la nuova concezione di orientamento della nostra università è stata ed è oggetto di numerosi contributi scientifici presentati in convegni di rilievo nazionale e internazionale.

In tutte queste occasioni di confronto è stato presentato il modello di orientamento dell’Ateneo di Sassari apprezzato per la sua innovazione e complessità.

La ricerca continua, all’insegna della novità e della lettura attenta delle esigenze del territorio, ha permesso di sperimentare l’uso di strumenti per l’orientamento come il percorso “AlmaOrièntati”  fino a crearne dei nuovi come il gioco “Il lavoro del mio futuro” – Play Your Professional Future (PProF), brevettato dal Servizio stesso e al passo con l’evolversi della letteratura scientifica.

Infine, vorrei evidenziare il ruolo fondamentale che il nostro Ateneo, attraverso la delegata per l’Orientamento, la prof.ssa Patrizi, ha avuto nel gruppo di lavoro nominato dal MIUR per la rivisitazione delle “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, pubblicate il 21 febbraio scorso.  Le Linee guida varate, tenendo conto degli accordi presi in seno alla Conferenza Unificata Stato-Regioni e del Piano di attuazione nazionale della “Garanzia per i Giovani” (finalizzato a garantire un’offerta formativa e professionale ai/alle giovani disoccupati/e),  confermano e avvalorano il nostro modello di comunità orientante; cito a questo proposito un passo significativo del documento:

L’orientamento, nel mondo della scuola e della formazione […]deve estendersi a una proiezione sociale e culturale, con riferimento alla comunità di appartenenza, all’identità sociale e professionale, alla memoria storica, ai valori condivisi e all’etica del lavoro (dal MIUR, “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, p. 9).

Ringraziamenti finali

Vorrei chiudere questo mio intervento porgendo dei ringraziamenti speciali a tutti coloro che in questi cinque anni hanno permesso la realizzazione degli obiettivi che ci eravamo prefissati fin dall’inizio del mio mandato. Un grazie di cuore in particolare alla Prof.ssa Patrizia Patrizi, Delegata per l’Orientamento e Responsabile Scientifica del Servizio OrientAzione, che in questi anni ha promosso, supportata dal suo staff, un cambiamento significativo attraverso un modello di comunità orientante all’interno dell’Ateneo e nel territorio.

Ringrazio la Prorettore Vicaria e Delegata alla didattica la Prof.ssa Laura Manca e tutte le persone che, anche questo anno, hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione e che quotidianamente svolgono attività e progettualità di orientamento nel nostro Ateneo.

Un ringraziamento molto sentito al Gruppo di Comunicazione d’Ateneo che ha curato l’immagine coordinata della manifestazione e la diffusione su tutti i canali di comunicazione.

Ringrazio i Vice-Delegati per le tre fasi dell’orientamento: in ingresso Prof. Pier Giorgio Spanu, responsabile scientifico del progetto STUD.I.O., in itinere e monitoraggio delle carriere Prof. Camillo Tidore, in uscita e servizio di Placement Prof. Marco Ruggieri.

Ringrazio tutto il personale amministrativo del Centro Orientamento Studenti, per tutti il Responsabile dell’Ufficio Dott. Gian Luigi Sechi, supporto fondamentale per il raggiungimento degli importanti risultati fino a ora ottenuti.

Insieme alla Delegata all’Orientamento sviluppano gli itinerari attraverso i quali si realizza la nostra concezione di orientamento. L’orientamento è un’importante funzione dell’Ateneo. Si compone di dimensioni trasversali, che richiedono un coordinamento centrale e di dimensioni specifiche di pertinenza delle diverse strutture didattiche. Autonomia e integrazione devono caratterizzare i due livelli e il dibattito condiviso è l’elemento chiave per un accordo istituzionale che sappia trasmettere sicurezze alle persone che si rivolgono a noi per la loro formazione. Il Comitato tecnico-scientifico dell’orientamento è la nostra principale garanzia che questa finalità possa essere raggiunta. Ringrazio le Direttrici e i Direttori di Dipartimento.

Ringrazio tutte le professioniste e i professionisti che lavorano al Centro Orientamento, nel Servizio OrientAzione nei diversi progetti, personale dipendente, consulenti a contratto, collaboratrici e collaboratori. È un gruppo sempre in movimento, attivo per il raggiungimento degli obiettivi. A tutti sono grato per gli obiettivi che abbiamo condiviso e i risultati che abbiamo raggiunto attraverso il grande e professionale impegno profuso.

L’ultimo Report, pubblicato e diffuso per l’inaugurazione dell’a.a. 2013-2014, racconta nei dettagli la storia di questa nostra comunità orientante.

https://drive.google.com/file/d/0BzoNhscmn3XkUlZXcHhMUjVhZ2M/edit?usp=sharing

Destinazione UNISS – Un biglietto per il futuro. Salone dello studente

Sassari, Piandanna, 25 marzo 2014

Ringrazio le autorità  presenti a questa XI edizione della Manifestazione dell’Orientamento, le colleghe e i colleghi che si uniscono al mio saluto: la Prorettore delegata alla didattica Laura Manca, il Garante degli studenti Paolo Fois, il delegato all’organizzazione e programmazione dei servizi agli studenti Giovanni Micera,  la responsabile/referente dell’esperienza che stiamo vivendo, Patrizia Patrizi, delegata all’orientamento. Il direttore generale Guido Croci, il presidente del Consiglio degli studenti Gabriele Casu. Un caloroso benvenuto a tutti: studenti e docenti della scuola e dell’università presenti in queste giornate.

 

Anche quest’anno registriamo una elevata adesione: circa 5000 studenti prenotati, provenienti dalle scuole secondarie di tutta la Regione, accompagnati dai loro docenti. In queste giornate si potranno visitare 36 stand per conoscere l’offerta formativa e i Servizi del nostro Ateneo e di altri Enti e Istituzioni del territorio come gli stand dell’Università di Cagliari, degli Istituti di Alta Formazione artistica, dell’ERSU, del Comune e delle Forze dell’Ordine.

Sono state predisposte varie iniziative tra visite guidate, lavori di gruppo e attività laboratoriali organizzate dai nostri 13 Dipartimenti e finalizzate all’orientamento formativo-professionale, augurandoci che gli studenti in visita in queste giornate vogliano entrare a far parte della nostra comunità. Saremo lieti di accoglierli tra le nostre matricole il prossimo anno accademico.

In questo percorso ci saranno “buone” guide: il personale docente e amministrativo del nostro Ateneo, i tutores e i rappresentanti delle associazioni studentesche. 

La manifestazione, all’insegna dell’innovazione e della sperimentazione, quest’anno si caratterizzata per l’introduzione di due nuove importanti iniziative. Innanzitutto, l’apertura agli e alle studenti delle classi quarte affinché  venga  offerto un percorso di riflessione che porti a una costruzione consapevole del proprio progetto di vita.  Un  progetto che non può prescindere dal coinvolgimento  delle famiglie che saranno protagoniste degli incontri pomeridiani dal titolo “Quale futuro per le nostre figlie e i nostri figli: parliamo insieme”, nella Sala Milella nell’Ateneo. Sono il risultato di un lavoro condotto con cura in questi ultimi anni dal nostro Servizio di counseling psicologico e di coaching OrientAzione.

Altro aspetto innovativo è rappresentato dall’utilizzo dei social media per la divulgazione degli eventi legati alla manifestazione. Dopo questi ultimi anni di sperimentazione in tal senso promossi dal Centro orientamento, il “Gruppo Comunicazione d’Ateneo”, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze politiche, Scienze della comunicazione e Ingegneria dell’informazione, animerà il “Laboratorio di Comunicazione e e-learning”: un gruppo di studenti si occuperà di gestire la comunicazione delle giornate attraverso la condivisione delle notizie nei social network. Ogni giorno, il primo messaggio sarà inviato dagli account Facebook e Twitter ufficiali del Centro orientamento; seguiranno i post del “social media team” che documenterà gli eventi della manifestazione anche attraverso Instagram.

La diretta Twitter sarà visibile sul sito internet della Nuova Sardegna all’indirizzo www.lanuovasardegna.it. Chiunque potrà partecipare all’inserimento di foto, notizie e commenti utilizzando gli hashtag ufficiali della manifestazione: #destinazioneuniss; #orientauniss; #studiareasassari.

Dal 2010 la Manifestazione ha assunto il titolo “Le giornate dell’Orientamento. Studiare a Sassari e in Europa”, per evidenziare il senso del movimento, della  volontà e della possibilità (che grazie all’impegno di Piero Sanna, di Quirico Migheli e di tutta l’area Erasmus   è stata fortemente incrementata in questi anni) di confrontarsi con altre realtà geografiche e culturali non solo europee. Dallo scorso anno abbiamo voluto veicolare l’idea di percorso e di viaggio e così è stato pensato e mantenuto per quest’anno Destinazione UNISS – Un biglietto per il futuro. Un titolo che pone l’accento sulla meta, sul luogo di arrivo dei protagonisti, Voi studenti per l’appunto, al termine di un viaggio.  In realtà così non è, l’Università rappresenta una tappa nelle vostre vite a conclusione di un percorso nella scuola secondaria di secondo grado e l’inizio di un nuovo percorso orientato allo studio e alla professione che sceglierete di intraprendere. Dubbi e incertezze spesso vi accompagnano durante gli ultimi anni della scuola e anche dopo l’esame di Stato. Partendo da qui, da queste criticità, in questi cinque anni del mio mandato, che si avvia alla conclusione, abbiamo ripensato l’idea dell’orientamento promossa dalla nostra Università, un’idea aperta al dialogo, all’innovazione, alla co-costruzione e all’internazionalizzazione dei percorsi; un’idea di orientamento come insieme di strumenti e strategie volte a favorire condizioni di ben-essere!

La prospettiva che abbiamo assunto è quella di un sistema universitario orientante in grado di facilitare l’accesso alla conoscenza e l’avvicinamento al mondo del lavoro e di favorire processi di autodeterminazione nelle scelte che consentano di raggiungere il benessere personale, universitario e professionale.

Tutto questo è stato ed è possibile attraverso tre direttrici di azioni: l’innovazione del sistema di servizi dell’orientamento dell’Ateneo, un lavoro continuo di ascolto e di raccordo con il territorio, la sperimentazione e la ricerca scientifica, nella prospettiva di una comunità orientante capace di attrarre competenze professionali e sinergie istituzionali per il raggiungimento di finalità comuni.

L’esperienza maturata in questi ultimi cinque anni, attraverso i nostri servizi di orientamento e la rideterminazione degli stessi, ha permesso di agire su tre segmenti:

  1. 1. raccordo tra la scuola e l’università attraverso il riallineamento delle competenze tra i due livelli formativi;
  2. 2. sostegno dei processi di scelta e dei percorsi di carriera in ingresso, in itinere e in uscita;
  3. 3. accompagnamento delle persone laureate presso il nostro Ateneo per la promozione dell’occupabilità.

  1. Il raccordo scuola – università è stato possibile attraverso il Progetto STUD.I.O. (Studenti In Orientamento), finanziato dal P.O.R. FSE 2007-2013 dalla Regione Sardegna e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, destinato a studenti frequentanti l’ultimo anno delle scuole superiori e a quelli iscritti al primo anno d’università, ai quali sono stati offerti una serie di attività d’orientamento allo studio e di riallineamento delle competenze, finalizzate al miglioramento della loro preparazione per l’ingresso all’università. Per la settimana prossima è previsto un convegno di restituzione sul progetto appena concluso.
  2. Il sostegno dei processi di scelta e dei percorsi di carriera in ingresso, in itinere e in uscita si realizza attraverso il Servizio OrientAzione. Nato nel luglio 2010, il Servizio si è immediatamente proposto per la sua forte innovazione e identità: non solo consulenze individuali, ma progettualità con le scuole, con i dipartimenti, con gli enti territoriali, nello spirito (che lo rende una delle sperimentazioni più avanzate in Italia) di realizzare sinergie per una comunità orientante. OrientAzione sviluppa azioni di supporto e consulenza per studenti con l’obiettivo di valorizzare le risorse personali; sostenere le life skills e, in particolare, l’autoefficacia e il benessere; orientare le scelte attraverso un adeguato utilizzo di competenze/risorse personali e di contesto. Il Servizio realizza azioni di orientamento in ingresso, in itinere e in uscita. In questi anni abbiamo realizzato diverse progettualità iniziando con la stabilizzazione del supporto di counseling psicologico e di coaching individuale e di gruppo in presenza e a distanza (mediante skype), la realizzazione di gruppi esperienziali, con studenti universitari e insegnanti delle scuole superiori, manager e life coaching per imprese e istituzioni.  Il Servizio si è attivato sul territorio “uscendo” letteralmente dalla sua sede attraverso le due linee progettuali OrientAzione va a scuola, per il sostegno alla scelta del corso di studi universitari degli studenti delle scuole secondarie, e OrientAzione va in Dipartimento, per il contrasto del fenomeno del “fuori corso”. Nella medesima direzione va il progetto d’Ateneo di ricerca-intervento sulla dispersione universitaria teso a rilevare i profili degli studenti fuori corso e a comparare le carriere di studenti che hanno o non hanno fruito del servizio di consulenza. I risultati delle azioni, tutte monitorate con il rigore di strumenti scientifici, sono disponibili online nella sezione “Cose che parlano di noi” all’interno del portale studenti Youniss.

(http://www.uniss.it/php/proiettoreTesti.php?cat=1326&xml=/xml/testi/testi45294.xml&item=2)

 

  1. Per quanto riguarda la promozione dell’occupabilità, il Servizio Job Placement, che opera all’interno del Centro Orientamento, ha attivato un numero sempre crescente di stage e tirocini operando puntualmente un matching tra la domanda e l’offerta del lavoro, sia nel settore privato che nel pubblico, anche attraverso colloqui per l’orientamento dei laureati, finalizzato alla ricerca attiva del lavoro.

Dallo scorso anno la nostra Università partecipa alla nuova edizione del programma “Formazione e Innovazione per l’Occupazione Scuola e Università – FIxO S&U” promosso e sostenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con Italia Lavoro. Stiamo concludendo la prima fase del programma che prevede l’attuazione di una “procedura di standardizzazione partecipata della qualità” per favorire la qualificazione dei servizi di placement nonché per facilitare l’attivazione di tirocini e apprendistati e lo sviluppo di reti con altri attori del mercato del lavoro con l’intento di ridurre i tempi di ingresso nel mercato del lavoro e di aumentare le possibilità di trovare un’occupazione in linea con gli studi effettuati. Nell’ambito del programma è stato recentemente inaugurato un servizio automatizzato di prenotazione ai colloqui di orientamento tramite form online, già fruito da numerosi utenti (http://www.uniss.it/php/proiettoreTesti.php?cat=931&xml=/xml/testi/testi27669.xml).

Inoltre, la costante collaborazione con il Consorzio AlmaLaurea, permette di monitorare il numero dei laureati con le relative competenze e la pubblicazione del loro curriculum vitae nella banca dati offrendo opportunità di lavoro nel contesto nazionale e favorendo la capacità d’impresa.

 

Per quanto riguarda il raccordo con il territorio l’individuazione di una nuova sede del Centro Orientamento e del Servizio OrientAzione ne ha permesso una visibilità maggiore e una più facile raggiungibilità anche da parte di studenti pendolari e di persone con disabilità. La sede, ubicata in Via Arborea n. 40 nei pressi della Piazza Università, è stata inaugurata il 20 giugno 2012. Per questa occasione è stato organizzato un convegno nel quale è stato presentato il primo Report dal titolo “L’idea di orientamento dell’Università di Sassari. L’esperienza del Centro Orientamento Studenti e del Servizio OrientAzione”, pubblicato anche sul nostro sito (www.uniss.it/orientamento).

In linea con la finalità dell’art. 9 del nostro Statuto dell’Autonomia, riguardante l’orientamento e introdotto e formalizzato per la prima volta nel dicembre 2011, abbiamo lavorato per creare reti con le principali istituzioni:

  • dall’anno accademico 2010/2011 al 2012/13 la realizzazione a Sassari, e per la prima volta in Sardegna, del progetto nazionale “AlmaDiploma-AlmaOrièntati”, nato dal raccordo interistituzionale formalizzato con Protocollo d’intesa, tra diversi soggetti quali il Consorzio interuniversitario AlmaLaurea, ideatore dello stesso, la Provincia in qualità di ente finanziatore, l’Ufficio Scolastico Provinciale di Sassari con compiti di sensibilizzazione, coordinamento e supporto, i servizi specialistici del nostro Ateneo per le azioni, gratuite, di counseling di supporto e di restituzione. Per il 2014/15 stiamo lavorando per l’attivazione della nuova annualità all’interno dell’accordo di cooperazione “Fabrica Europa” che coinvolge, oltre al nostro Ateneo, anche la Provincia e la Camera di Commercio del Nord Sardegna;
  • nel 2012 il Protocollo d’intesa, di durata biennale, finalizzato al contrasto del fenomeno della dispersione scolastica, siglato con il Comune di Sassari. Il Protocollo, che vede coinvolta la Scuola di dottorato in “Scienze sociali indirizzo Scienze della governance e sistemi complessi”, ha previsto l’elaborazione di un report “Indagine quantitativa sulla dispersione nel Comune di Sassari” a cui seguirà una ricerca-azione nelle scuole del territorio;
  • domani sottoscriverò con il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Sardegna, il dr. Gianfranco De Gesu, un importante protocollo d’intesa in materia di attività didattiche, di orientamento e di tutorato rivolte alle persone detenute degli istituti penitenziari di Sassari, Alghero, Tempio e Nuoro.

 

In tema di sperimentazione e di ricerca scientifica il nostro Ateneo è fondatore e componente attivo del Network universitario sul counseling (SIO – Società Italiana per l’Orientamento – e LaRIOS – Laboratorio di Ricerca e di Intervento per l’Orientamento alle Scelte). OrientAzione, per il tramite della delegata rettorale e dei collaboratori e collaboratrici del Sevizio, partecipa attivamente al dibattito scientifico nazionale e internazionale.

Il Servizio è presente nelle diverse sedi specialistiche, tra le quali i congressi della SIO, del LaRIOS, della fondazione CRUI, del Consorzio AlmaLaurea e l’Associazione AlmaDiploma. Inoltre, la nuova concezione di orientamento della nostra università è stata ed è oggetto di numerosi contributi scientifici presentati in convegni di rilievo nazionale e internazionale.

In tutte queste occasioni di confronto è stato presentato il modello di orientamento dell’Ateneo di Sassari apprezzato per la sua innovazione e complessità.

La ricerca continua, all’insegna della novità e della lettura attenta delle esigenze del territorio, ha permesso di sperimentare l’uso di strumenti per l’orientamento come il percorso “AlmaOrièntati”  fino a crearne dei nuovi come il gioco “Il lavoro del mio futuro” – Play Your Professional Future (PProF), brevettato dal Servizio stesso e al passo con l’evolversi della letteratura scientifica.

 

Infine, vorrei evidenziare il ruolo fondamentale che il nostro Ateneo, attraverso la delegata per l’Orientamento, la prof.ssa Patrizi, ha avuto nel gruppo di lavoro nominato dal MIUR per la rivisitazione delle “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, pubblicate il 21 febbraio scorso.  Le Linee guida varate, tenendo conto degli accordi presi in seno alla Conferenza Unificata Stato-Regioni e del Piano di attuazione nazionale della “Garanzia per i Giovani” (finalizzato a garantire un’offerta formativa e professionale ai/alle giovani disoccupati/e),  confermano e avvalorano il nostro modello di comunità orientante; cito a questo proposito un passo significativo del documento:

L’orientamento, nel mondo della scuola e della formazione […]deve estendersi a una proiezione sociale e culturale, con riferimento alla comunità di appartenenza, all’identità sociale e professionale, alla memoria storica, ai valori condivisi e all’etica del lavoro (dal MIUR, “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, p. 9).

 

 

 

 

Ringraziamenti finali

Vorrei chiudere questo mio intervento porgendo dei ringraziamenti speciali a tutti coloro che in questi cinque anni hanno permesso la realizzazione degli obiettivi che ci eravamo prefissati fin dall’inizio del mio mandato. Un grazie di cuore in particolare alla Prof.ssa Patrizia Patrizi, Delegata per l’Orientamento e Responsabile Scientifica del Servizio OrientAzione, che in questi anni ha promosso, supportata dal suo staff, un cambiamento significativo attraverso un modello di comunità orientante all’interno dell’Ateneo e nel territorio.

Ringrazio la Prorettore Vicaria e Delegata alla didattica la Prof.ssa Laura Manca e tutte le persone che, anche questo anno, hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione e che quotidianamente svolgono attività e progettualità di orientamento nel nostro Ateneo.

Un ringraziamento molto sentito al Gruppo di Comunicazione d’Ateneo che ha curato l’immagine coordinata della manifestazione e la diffusione su tutti i canali di comunicazione.

Ringrazio i Vice-Delegati per le tre fasi dell’orientamento: in ingresso Prof. Pier Giorgio Spanu, responsabile scientifico del progetto STUD.I.O., in itinere e monitoraggio delle carriere Prof. Camillo Tidore, in uscita e servizio di Placement Prof. Marco Ruggieri.

Ringrazio tutto il personale amministrativo del Centro Orientamento Studenti, per tutti il Responsabile dell’Ufficio Dott. Gian Luigi Sechi, supporto fondamentale per il raggiungimento degli importanti risultati fino a ora ottenuti.

Insieme alla Delegata all’Orientamento sviluppano gli itinerari attraverso i quali si realizza la nostra concezione di orientamento. L’orientamento è un’importante funzione dell’Ateneo. Si compone di dimensioni trasversali, che richiedono un coordinamento centrale e di dimensioni specifiche di pertinenza delle diverse strutture didattiche. Autonomia e integrazione devono caratterizzare i due livelli e il dibattito condiviso è l’elemento chiave per un accordo istituzionale che sappia trasmettere sicurezze alle persone che si rivolgono a noi per la loro formazione. Il Comitato tecnico-scientifico dell’orientamento è la nostra principale garanzia che questa finalità possa essere raggiunta. Ringrazio le Direttrici e i Direttori di Dipartimento.

Ringrazio tutte le professioniste e i professionisti che lavorano al Centro Orientamento, nel Servizio OrientAzione nei diversi progetti, personale dipendente, consulenti a contratto, collaboratrici e collaboratori. È un gruppo sempre in movimento, attivo per il raggiungimento degli obiettivi. A tutti sono grato per gli obiettivi che abbiamo condiviso e i risultati che abbiamo raggiunto attraverso il grande e professionale impegno profuso.

L’ultimo Report, pubblicato e diffuso per l’inaugurazione dell’a.a. 2013-2014, racconta nei dettagli la storia di questa nostra comunità orientante.

https://drive.google.com/file/d/0BzoNhscmn3XkUlZXcHhMUjVhZ2M/edit?usp=sharing




Theodor Mommsen in Sardegna (ottobre 1877). Introduzione Targa commemorativa

Theodor Mommsen in Sardegna (ottobre 1877).
Introduzione Targa commemorativa.

Sassari, 26 marzo 2014

Questa serata è dedicata Theodor Mommsen in Sardegna, riprendendo gli spunti dei lavori portati avanti dieci anni fa da Antonello Mattone e da me stesso nel volume su Theodor Mommsen e l’Italia, con gli atti dei Convegni dell’Accademia Nazionale dei Lincei,  anticipati anche sugli  “Annali di storia delle Università italiane” e in “Diritto @ Storia, Rivista internazionale di Scienze Giuridiche e Tradizione Romana”, con la collaborazione di tanti amici, soprattutto di Elena Pittau, per le diverse missioni effettuate a Berlino e per la complessa trascrizione e traduzione delle lettere; di Rosanna Mara, che ha iniziato la ricerca che si è sviluppata grazie a Manfred G. Schmidt  e Volker Weber del Corpus Inscriptionum Latinarum e della Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften, Ursula Winter della Staatsbibliothek zu Berlin, Marie-Christine Henning della Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg, Thomas Fröhlich, direttore della Biblioteca del Deutsches Archaeologisches Institut Rom. Ringrazio inoltre Paola Ruggeri per i rapporti del Mommsen con Luigi Amedeo e Piero Tamponi, Marc Mayer, Marco Buonocore, Antonio Corda, Antonio Ibba, Giovanni Lobrano, Cecchino Sini; e poi Stefania Bagella, Giuseppina Fois, Sotera Fornaro, Giovanni Marginesu, Paolo Melis, Alberto Moravetti, Giuseppe Piras, Antonello Sanna, Cinzia Vismara, Raimondo Zucca. Un pensiero anche a Tito Orrù, scomparso un anno fa.

Oggi riusciamo a coronare un desiderio, quello di dedicare una lapide per ricordare il viaggio di Theodor Mommsen in Sardegna: questo momento completa in qualche modo la fase finale del  mio mandato rettorale. Mi rimane il sospetto di aver un poco esagerato con le epigrafi, come quelle poste nelle aule di Piandanna con una frase di Galileo Galilei (La luce della scienza cerco e ‘l beneficio) o al Palazzo di Lingue e nell’aula umanistica di Via Zanfarino con una frase che Virgilio attribuisce alla Sibilla Cumana (sed iam age, carpe viam et susceptum perfice munus, acceleremus), tre versi condensati nel motto del nostro Ateneo Susceptum perfice munus collocato nelle scale del Rettorato; per non parlare della frase della Naturalis Historia di Seneca all’ingresso del Palazzo centrale di Piazza Università (Multa venintis aevi populus ignota nobis sciet);  la dedica della iscrizione posta nel novembre 2010 per ricordare Francesco Cossiga studente e docente. Infine la lapide dei 450 anni per la visita del Presidene Napolitano, con la promessa dei soldati del Castellum Tamudense in Mauretania et deinceps observabimus. Più di quanto non si pensi, ci sono tante storie che si incontrano, tante esperienze che rimangono incise, tante emozioni.

Oggi ci concentreremo innanzi tutto sul pesante giudizio del Mommsen sulla pugna da condurre contra saecularem ignaviam tenebrasque vetustate consecratas della Sardegna arretrata dell’800, meta privilegiata di una lunga serie di viaggiatori stranieri, interessati in particolare alla civiltà nuragica. Poco conosciuti erano fino a pochi anni fa, sul campo romanstico, i difficili viaggi compiuti in Sardegna, da tre studiosi tedeschi, veri e propri pionieri della ricerca epigrafica, Theodor Mommsen comparso 110 anni fa e i suoi collaboratori Heinrich Nissen e Johannes Schmidt per la raccolta della documentazione epigrafica da inserire nel X volume del Corpus Inscriptionum Latinarum pubblicato nel 1883. Siamo negli anni successivi alla “perfetta fusione” della Sardegna con gli Stati di terraferma ed all’Unità d’Italia (1866-1881), quando l’isola fu raggiunta da altri studiosi tedeschi come Julius Euting di Tübingen che fu a Cagliari ed a Sassari nel 1869 per le iscrizioni fenicie, da Wolfgang Helbig, segretario dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica di Roma, che visitò Cagliari e Ploaghe nel 1875. La Sezione Manoscritti della Staatsbibliothek di Berlino conserva una ricca documentazione epistolare che comprende originali autografi provenienti dall’archivio e dalla biblioteca del Mommsen di Charlottenburg a Berlino ovest, a due passi dalla Porta di Brandeburgo e copie di lettere provenienti dal Municipio e dalla Biblioteca Universitaria di Cagliari e dall’archivio personale di Filippo Nissardi assistente del Commissariato alle antichità della Sardegna, in relazione ai corrispondenti sardi ed ai collaboratori tedeschi impegnati in Sardegna. Nel complesso siamo riusciti a raccogliere in qusti anni un centinaio di lettere per circa la metà in lingua tedesca, che si aggiungono ad altri documenti di estrema rilevanza per lo più redatti in lingua italiana reperiti presso la Biblioteca della Provincia e la Biblioteca Reale di Torino, la Biblioteca Universitaria, l’Archivio Comunale e l’Archivio di Stato di Cagliari, presso le Soprintendenze ed i Musei della Sardegna, presso l’Archivio storico dell’Università di Sassari e presso altre Istituzioni. Nulla ci risulta conservato presso la Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften, mentre mentre qualcosa riemerge ora anche dall’archivio dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, in particolare un frammento della corrispodenza del Mommsen con Pietro Tamponi, ispettore archeologo a Terranova, ma solo per il 1885. Con Anna Maria Nieddu stiamo preparando l’edizione delle lettere a corrispondenti sardi, nell’edizione nazionale curata da Oliviero Di Liberto e Marco Buonocore.

Oggi  affronteremo, nei diversi interventi, molti temi legati al Mommsen:

1- il viaggio preparatorio alla ricerca delle iscrizioni latine della Sardegna compiuto dal ventisettenne Heinrich Nissen, tema trattato in sei lettere ricevute dal Mommsen nel corso del 1866, compresa una datata da Cagliari;

2- la scoperta della Tavola di Esterzili e altri temi epigrafici ripresi dalle lettere del Nissen del 1866 ed in due imbarazzate lettere del Mommsen del gennaio 1867 al can. Giovanni Spano, considerato il padre dell’archeologia in Sardegna;

3- i falsi d’Arborea e il severo giudizio della commissione berlinese in 23 lettere di Carlo Baudi Di Vesme al Mommsen ed in 7 lettere del Mommsen al Baudi Di Vesme, tutte databili dal 1869 al 1874, dunque riferibili al periodo che precede e che segue il Bericht dell’Accademia berlinese del 1870;

4- il viaggio in Sardegna del Mommsen nelle dieci lettere del 1877: due di Giuseppe Fiorelli chiamato due anni prima a ricoprire l’incarico di Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, due di Vincenzo Crespi l’assistente del Museo di Cagliari, cinque del Mommsen per il Crespi, una del Mommsen allo Spano;

5- i controlli e le verifiche autoptiche richiesti per l’edizione del CIL X nelle quattro lettere degli anni successivi inviate al Crespi e nelle lettere del Nissardi;

6- l’incendio della biblioteca di Charlottenburg, la biblioteca stregata di Oliviero Di Liberto (12 luglio 1880), incendio che aveva colpito con particolare durezza la documentazione sarda, segnatamente i fac-simili ed i calchi effettuati dal Nissardi nel suo secondo viaggio;

7- infine il viaggio del trentenne Johannes Schmidt, illustrato in ben 36 lettere spedite al Mommsen dal 4 marzo 1881 e da Halle fino al 23 maggio 1883, con la parentesi delle cinque lettere datate dalla Sardegna.. Come ho detto, i manoscritti di queste lettere si trovano nella Staatsbibliothek di Berlino nel fondo Mommsen, presso la sala manoscritti e rappresentano solo una parte della raccolta delle lettere dello Schmidt, Privatdozent ad Halle dal 1878, Extraordinarius nel 1883 e poi Ordinarius a Königsberg nel 1892 due anni prima della morte, avvenuta nel 1894 quando aveva solo 44 anni di età; la documentazione della corrispondenza tra Mommsen e Schmidt  prosegue senza interessare la Sardegna fino al 1887, sempre con un carattere informativo e di rapido resoconto.

Questi dati, distribuiti in maniera disorganica su 17 anni, si integrano con le numerose notizie apparse sulla stampa sarda contemporanea e con i lavori svolti dai nostri colleghi sassaresi sull’attività del can. Giovanni Spano, di Ettore Pais, fondatore del Museo di Sassari e allievo e collaboratore del Mommsen, di Pietro Tamponi, ispettore onorario a Terranova, di Luigi Amedeo, ispettore onorario a Porto Torres, di Gaetano Cara, il discusso direttore del Museo di Cagliari morto durante la visita del Mommsen, coinvolto in traffici e loschi affari violentemente denunciati dallo Spano, dei falsari delle carte d’Arborea Gavino Nino e Salvatorangelo De Castro autore quest’ultimo del polemico volumetto edito nel 1878 intitolato Il prof. Mommsen e le Carte d’Arborea, pubblicato all’indomani del movimentato viaggio in Sardegna: nella prefazione dedicata a Pietro Martini si ricordava che «la venuta del celebre Mommsen nella nostra isola risvegliò quel fuoco che stavasi nascosto sotto le ceneri d’una polemica irosa, d’una burbanza sconfinata, d’una leggerezza senza modo e d’una selvaggia avversione a questo popolo sardo, diseredato dalla fortuna, ma più forte di cuore, come il granito, che forma l’ossatura delle sue montagne».

Il quadro complessivo appare con estrema chiarezza da una documentazione che comunque risulta incompleta, se è vero che ad esempio tutte le lettere inviate dal Mommsen allo Schmidt con le istruzioni sulla Sardegna, presumibilmente almeno una trentina, sono andate a quanto pare perdute. L’aspetto tecnicamente più rilevante è poi rappresentato dal metodo di lavoro del Mommsen, dei suoi allievi e dei corrispondenti sardi, che si occuparono con particolare attenzione delle iscrizioni della Sardegna, realizzando calchi in gesso (ectypa), calchi su carta assorbente (il Baudi di Vesme usa la parola francese calque), facsimili, disegni (exempla), lucidi, fotografie, facsimili fotolitografati, semplici trascrizioni su schede, ma anche piante, prospetti di monumenti, ecc.

Credo di dovermi fermare qui, ma lasciatemi dire la soddisfazione per esser riusciti a raccogliere in questa giornata tanti contributi trasversali, che segneranno ne sono sicuro un significativo passo in avanti nei nostri studi. L’iscrizione che scopriremo incisa dal Maestro Farina, segnerà nel tempo il ricordo del passaggio a Sassari  del più illustre giurista e storico dell’antichità del XIX secolo, premio Nobel del 1902 per la letteratura.

A fine serata inaugureremo anche il coloratissimo trittico donato da Liliuana Cano, grazie all’impegno di Massimo Mannu: un’opera  luminosa bianca e azzurra, che raffigura una zattera che avanza nella tempesta in mare aperto, con un Ulisse che ora è accompagnato dalla sua Penelope e sfida le onde e l’uragano; capace di superare la prova meglio che nel rosso sangue di un’altra opera di Liliana,  Naufragio, che invece fotografa un istante finale e una tragedia. Il mare, l’acqua, la bellezza, l’amore. Nelle opere di un’artista che amiamo cè tanta mitologia greca e latina, come nelle dee greche, Pallade e Afrodite, nel ratto delle Sabine, nella lotta dei Centauri e dei Lapiti. Grazie per questo splendido dono.




Numero speciale del “Bollettino bibliografico e rassegna archivistica e di studi storici della Sardegna” in memoria di Tito Orrù

Attilio Mastino
Numero speciale del “Bollettino bibliografico e rassegna archivistica e di studi storici della Sardegna” in memoria di Tito Orrù
Cagliari 28 marzo 2014

Cari amici,

Maria Corona Corrias ha curato questo numero speciale del “Bollettino” con un impegno e una devozione che ho ammirato davvero: è riuscita a coinvolgere tanti di noi con l’intento di onorare con affetto Tito Orrù a due anni dalla scomparsa, con un volume pieno insieme di ricordi personali e di ricerche originali, saggi e articoli, dedicati ai temi che erano cari allo studioso e all’amico.

Ho ritrovato in queste pagine tanti episodi conosciuti, tante vicende che ci hanno unito, tanti temi che ci hanno appassionato.

All’inizio, l’unico punto di contatto tra noi è stata Giovanna Sotgiu, la mia maestra di epigrafia nella Facoltà di Lettere e Filosofia dalla fine degli anni 60: di lei  Tito – a Scienze Politiche – conosceva le origini bittesi, che la rendevano speciale perché concittadina di Giorgio Asproni, così come di Giuseppe Musio, di Michelangelo Pira, di Raimondo Turtas, di Bachisio Bandinu. La Sotgiu sarebbe diventata anche concittadina di Orrù, quando Tito avrebbe ottenuto la cittadinanza onoraria di Bitti nel 2006, alla vigilia delle celebrazioni bicentenarie, un piccolo segno di una riconoscenza della città di Bitti per chi aveva pubblicato gli splendidi diari scritti tra il 1855 e il 1876.

Più tardi mi aveva seguito agli Amici del libro assieme a Nicola Valle con i due numeri della rivista “Il convegno” dedicati a Bosa che avevo curato tra il 1976 e il 1977.   Nel volume che oggi presentiamo c’è una piccola preziosissima traccia, il poema n. 4 di Jean Yves Frétigné, dedicato al Temo: Enfin / Le fleuve / L’été respire / Dilate son halaine / Verte / Invente la couleur / du vent.

 

Subito dopo il volume su Cornus pubblicato da Ettore Gasperini, che lo aveva interessato per la ricostruzione della storia di Ampsicora raccontata da Tito Livio ( Manca qualcosa nella frase?) . Gli anni della Scuola di Studi Sardi, le escursioni organizzate da Lilliu in Ogliastra e in Barbagia, con curiosità e passioni vere che riguardavano tutti i territori della Sardegna, ben al di là del recinto della Storia del Risorgimento o della Storia dei Partiti.

Nel 1984 aveva fondato il “Bollettino bibliografico della Sardegna”, divenendo direttore, coordinatore scientifico e curatore della preziosa rassegna bibliografica, preziosa soprattutto allora, privi come eravamo di un repertorio agile come il Ciasca negli anni successivi alla cessazione della rivista curata da Giuseppe Della Maria. E naturalmente senza Internet. Allora schedavo tutto, interessato soprattutto ai rapporti tra Sardegna e Tunisia, un tema che era carissimo a Tito Orrù fin da trenta anni prima per il suo primo articolo, dedicato alla questione tunisina attraverso la stampa sarda pubblicato nel 1958 sulla rivista di Antonio Pigliaru Ichnusa; più tardi l’articolo su El Mostakel. Temi originali e difficili, che ora vediamo trattati nell’articolo di Gabriella Olla Repetto e in questi ultimi giorni da Romain H. Rainero nel volume di AM&D Edizioni sui Giornali di Cagliari per l’indipendenza della Tunisia il 1880 e il 1883 nella collana di testi e documenti mediterranei dell’ISPROM, proprio nelle settimane dell’approvazione della nuova costituzione della Tunisia democratica dopo la primavera araba e la fuga di Ben Ali.

Con la nascita del Bollettino nel 1984 era iniziato lo scambio con la fortunata serie dei volumi de L’Africa Romana, arrivata oggi al suo trentesimo anniversario: Orrù aspettava i miei volumi, anche se io pagavo raramente l’abbonamento al Bollettino, continuando a riceverlo, mentre Tito recensiva regolarmente i miei lavori con grandissima curiosità e interesse.

Col tempo poi aveva seguito i miei impegni in Provincia di Nuoro, che mi avevano portato all’inizio degli anni 90, a Orroli nel Sarcidano, il suo paese di origine, mentre si svolgevano gli scavi voluti da Fulvia Lo Schiavo nel nuraghe penta lobato Arrubiu, con le sue 21 torri e le inedite testimonianze del riuso in età romana con gli impianti produttivi tardi.?. Soprattutto lo aveva incuriosito il volume del 1992 da me dedicato alla tavola di Esterzili:, ai pastori sardi Galillenses e ai contadini originari dalla Campania romana i Patulcenses nell’età di Nerone: sono i luoghi cari anche ad Ercole Contu, originario della vicina Villanovatulo. Per Orrù e per Contu, al di là della scoscesa vallata del Flumendosa, l’orizzonte era chiuso dai monti di Esterzili, sui quali sorgeva un edificio misterioso, che conservava tracce dei frequentatori preistorici, costruttori di quel tempio megalitico rettangolare noto come  Domu de Orgìa.  Se è vero che esiste sempre per tutti noi al margine dell’orizzonte dei nostri spazi e delle nostre campagne un monumento antico, gravido di leggenda e di storia, per Tito Orrù e per Ercole Contu, ma anche per Fernando Pilia, fin da bambini, questo fu la cima del Monte di Santa Vittoria: dai paesi amati i due potevano osservare  la guglia di Cuccureddì, la vetta del monte (a circa mille metri di altitudine). Qui la tradizione narrava mirabilia sulla Domu de Orgìa, la casa di questa maga, nota in tuta la Sardegna come Luxìa Arrabiosa o Georgìa Arrabiosa, distrutta dal dolore per la perdita dei figli e ridotta in pietra, come la sventurata Niobe della tradizione classica. Ma Sa Domu, «la Casa» annunziava una costruzione per i vivi, non per i morti.  Qualche tempo dopo, Ercole Contu, salito in cima al monte di Esterzili, vi avrebbe scoperto quel  «tempietto a mègaron» imparentato con la civiltà micenea, identificato dalla tradizione nella casa di Orgìa. Il tempietto era strettamente collegato ai due esempi di Serra Orrios di Dorgali, illustrati negli anni trenta dal grande Soprintendente alle opere di Antichità ed arte, Doro Levi.  Contu gli aveva dedicato la tesi di laurea e lo aveva pubblicato su “Studi Sardi” nel 1948, quando Tito aveva venti anni.

Al 1994 risale però il legame con Tito Orrù e con Maria Corona Corrias che mi è più caro: avevo scritto su L’Unione Sarda un polemico articolo per lamentare le scarse occasioni di collaborazione delle due Università con la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. A mio parere era stato disatteso quell’impegno che era stato assunto dai vescovi con l’abbandono del Seminario Regionale di Cuglieri vent’anni prima. Inaspettatamente il mio segnale era stato subito raccolto da Tito Orrù, che sapeva che l’Arcivescovo di Vercelli Tarcisio Bertone si apprestava a celebrare l’anno eusebiano tra il 1995 e il 1996 nella ricorrenza del 1650° anniversario dell’Ordinazione episcopale di Eusebio, natione Sardus, primo vescovo del Piemonte. Chi allora lavorò per costituire il Comitato scientifico (che mobilitava anche studiosi del calibro di Leonardo Pisanu e Raimondo Turtas)  furono veramente Tito Orrù e Maria Corona Corrias, sostenuti dal Preside della Facoltà Teologia Natalino Spaccapelo. A Biella e presso il santuario di Oropa tra il 21 e il 22 settembre 1996 si svolse il Convegno  nazionale Eusebio da Cagliari alle sorgenti di Oropa, i cui atti furono poi pubblicati da Battista Saiu presidente del circolo Su Nuraghe. Il convegno principale si svolse però un mese dopo a Cagliari nell’aula magna dell’Università tra il 10 e 12 ottobre 1996, promosso dalle due università e dalla Pontficia Facoltà Teologica e aperto da Mons. Tarcisio Bertone. Tre anni dopo usciva il volume di quasi 600 pagine dedicato alla Sardegna paleocristiana tra Eusebio e Gregorio Magno, che  apriva la nuova fortunata serie di Studi e ricerche di cultura religiosa, con il mio articolo su La Sardegna cristiana in età tardo-antica. Pensavo che Tito Orrù e Maria Corona Corrias avrebbero dovuto firmare il volume, a testimonianza dell’incredibile lavoro portato avanti negli anni, coordinando una rete di studiosi che comprendeva nomi illustri, come il compianto Réginald Gregoire, l’agostiniano Vittorino Grossi, Luciano Gastoni, Enrico Dal Covolo. Ma c’erano anche i giovani Franco Campus, Antonio Corda, Mauro Dadea, Giovanni Lupinu.

E invece Orrù e Corona Corrias chiesero che il volume fosse firmato da me per l’Università di Sassari, da Giovanna Sotgiu per l’Università di Cagliari, da Natalino Spaccapelo per la Facoltà Teologica.

A parte la sorpresa, l’emozione, l’orgoglio, l’ho sempre ritenuto un incredibile gesto di umiltà e di stima che non doveva essere dimenticato e che soprattutto mi pare rivelasse il carattere delle persone, la generosità, l’altruismo, il desiderio di coinvolgerci in altre avventure.

Ci sono state poi tante altre occasioni, tante lettere, tante ricerche svolte in comune, su Giuseppe Manno ad Alghero, su Luigi Canetto a Tresnuraghes, per l’Enciclopedia della Sardegna di Brigaglia. I suoi straordinari incontri e dibattiti sui democratici sardi dell’Ottocento, innanzi tutto su Giorgio Asproni e su Giuseppe Musio, in una linea ideale che prosegue con  un vero gigante della politica sarda quale Francesco Cocco Ortu, studiato da Marinella Ferrai. L’articolo di Maria Corona Corrias, tutto giocato com’è sul rapporto tra Asproni e Musio, rende in modo straordinariamente vivace l’evoluzione del pensiero democratico risorgimentale tra opposizione e governo della sinistra dopo la perfetta fusione del 1847, la saporita polemica contro i Gesuiti, la denuncia dei vizi degli ecclesiastici, contro il potere temporale dei Papi. E poi i lavori sull’eroe Efisio Tola fucilato a Chamerby nel 1833, fratello di quel Pasquale Tola che fu a Sassari maestro dell’Asproni;  su Giovanni Maria Angioy, su Giovanni Battista Tuveri nel centenario dalla morte, su Filippo Garavetti, su Emilio Lussu, su Salvatore Mannironi, su alcuni studiosi come Giovanni Siotto Pintor, poi Carlino Sole e Felice Cherchi Paba. Una linea di studi e di riflessione coerente e positiva, che ci consente di scorgere collegamenti con il pensiero di Giuseppe Mazzini, di Carlo Cattaneo, di Giuseppe Garibaldi.

Lascerei per ultimo Sebastiano Dessanay, studiato da Gian Giacomo Ortu con un articolo che fa riemergere l’idea profonda di una posizione politica tormentata tra comunismo e socialismo ma coraggiosamente aperta al nuovo, alle origini dell’autonomia, alla scoperta di un meridionalismo denso di motivazioni umanistiche positive, radicali e insieme religiose, indirizzate verso un orizzonte identitario alto, proiettato verso la modernizzazione della Sardegna,  con molte sintonie con Giovanni Lilliu. Proprio per Dessanay, presidente dell’Isprom, Orrù aveva pubblicato il volume della Commissione italiana Unesco con Notizie e immagini dei Paesi dell’Africa Mediterranea in scrittori, giornalisti e operatori economici della Sardegna.

La figura che l’ha affascinato per tutta la vita, a parte Asproni, è Giuseppe Garibaldi, dal centenario della morte del 1982 al bicentenario dalla nascita con il 63° congresso di storia del Risorgimento svoltosi a Cagliari nel 2006;  fino alla salma imbalsamata o bruciata raccontata negli ultimi anni da Ugo. Carcassi. Caprera, Maddalena, gli altri luoghi garibaldini dalla Russia fino all’America Latina.  Manteneva una rete di rapporti con i circoli dei sardi in Italia e all’estero, come testimonia il Convegno nazionale sulla lingua sarda svoltosi a Biella a novembre 2011, i cui atti sono usciti postumi . Così a Pavia, col circolo Logudoro, a Novara, con la collaborazione con la Federazione delle Assciazioni sarde in Italia. La frequentazione di tanti archivi, le sue lezioni, i suoi carissimi studenti a Scienze Politiche. Fu Orrù a presentarci tre anni fa Francesca Pau per il volume su Asproni parlamentare che pubblicammo con Carocci nella collana del Dipartimento di Storia di Sassari.

Tornano in questo volume moltissimi aspetti di grande interesse, come la ricostruzione della storia dell’Università di Cagliari svolta da Luisella D’Arienzo sulla rifondazione settecentesca e le note sui redditi dell’Ateneo dal XVIII secolo a firma di Carla Piras I gremi. Le società operaie di mutuo soccorso.  La massoneria della loggia Giovanni Maria Angioy nella ricostruzione del nostro Giuseppe Zichi. Le correnti democratiche e progressiste. Un’analisi accurata del tessuto profondo della società civile nella Sardegna post-stamentaria e risorgimentale.

C’è un aspetto che mi ha sempre colpito nella sua opera e che viene cursivamente richiamato nel volume, in particolare da Diego Carru e Giuseppe Monsagrati ed è la ricostruzione filologica del rapporto tra Asproni e gli autori classici, soprattutto Tacito, ma anche Cicerone, Sallustio, Orazio, Livio, Seneca, Plutarco:  il tema del passaggio dall’illuminismo al romanticismo senza tradire la cultura classica che è vista come fondativa ( o fondante?) dell’Italia repubblicana e democratica, un tema che Orrù poteva trattare nei tempi  nuovi del federalismo, del sardismo e del  riformismo moderno, senza dimenticare Mazzini e, sul versante isolano, i padri del sardismo Lussu e Bellieni

Il tema della sovranità popolare è fondato sull’idea di Roma antica, eterna capitale, nemica della tirannide, fondatrice di una fratellanza universale, contro il Cesarismo, il Monarchismo, il Papismo. C’è  in Asproni una rilettura di Nicolò Macchiavelli, in particolare dei Discorsi sulla prima deca di Livio, per esaltare le virtù repubblicane, per rileggere i classici dell’antichità con occhi nuovi, senza imbalsamarli ma riscoprendoli vivi, capaci di consegnarci ancora oggi una lezione di libertà e di virtù. Del resto fu Nicolò Machiavelli a concepire nei Discorsi (come anche nel Principe) il modello di Roma, dei suoi uomini illustri e delle sue vicende storiche, come un costante exemplum per leggere, interpretare ed indirizzare l’attualità: e ciò in un senso così accentuato, che il Guicciardini, nelle Considerazioni intorno ai Discorsi del Machiavelli sopra la prima Deca di Tito Livio, rivolge proprio a questo aspetto la sua critica, sostenendo che l’onnipresenza del modello romano non soltanto non contribuisce ad un approccio diretto alla realtà storica contemporanea, ma addirittura lo svisa (?), dirottando il punto di vista su situazioni e personaggi non confrontabili con il “particulare” che deve essere decodificato e condotto ad un esito “utile”, cioè funzionale allo status politico, sociale, economico attuale.  Eppure il discorso di M. non è antiquario, ma fortemente contemporaneo. Così mi sembra anche nell’Asproni.

Proprio la sovranità popolare è alla base del progetto firmato da Tito Orrù e della prima strepitosa realizzazione nel 1996 di Sa die de Sa Sardigna, con l’evocazione della cacciata dei piemontesi del 1794.

Gianluca Scroccu ha ricordato il suo sorriso, il tratto di gentilezza,. umanità e umiltà nel rapportarsi agli altri, il suo garbo, nei confronti della gente comune, dei suoi studenti, dei suoi allievi. Tito Orrù è stato uno studioso capace di uscire dagli archivi, di guardare negli occhi tante persone diverse, di costruire il futuro della nostra isola sulla valorizzazione della sarditas fondata su un patrimonio identitario positivo,  motore dello sviluppo, capace di commuovere e di appassionare. Senza alimentare polemiche, con semplicità e voglia di amare.




Liliana Cano di Massimo Mannu

Liliana Cano
Sassari, 14 febbraio 2014

Questo straordinario libro di Massimo Mannu su Liliana Cano, itinerari d’arte e di vita di una viaggiatrice, pubblicato dalla Edes, ci consente di capire (all’interno di una produzione artistica sterminata) ciò che avevamo solo intravvisto, ciò che avevamo solo intuito di un’artista che amiamo, come nelle tante occasioni di mostre, inaugurazioni, incontri ufficiali ai quali Liliana è stata sempre presente, con il suo sorriso, la sua serenità, il suo silenzio, la sua visione del mondo non convenzionale.

Ero presente il giorno in cui aveva donato generosamente le 20  tavole offerte alla Biblioteca Provinciale Francescana di Ittiri, dietro le insistenze del nostro Padre Francesco Sechi, magari con la promessa di generose indulgenze per peccati veri o presunti: il trittico della crocifissione, gli evangelisti,  l’ultima cena, le scene di vita francescana partendo dall’accoglienza fatta dal vescovo Guido di Assisi al giovane che rinuncia alle ricchezze e si consegna completamente nudo alla chiesa, abbandonando il padre Pietro Bernardone dei Moriconi.

 

Una vicenda appassionata accompagnata da tanti segni e da tanti miracoli, raccontata con quella sua tavolozza originale, con quel modo di squadrare i tratti del viso,  con quei gesti semplici e risoluti, con la capacità di osservare e ammirare il corpo umano, soprattutto le fattezze giovanili di un santo.

Sono stato nelle scorse settimane, accompagnato da Massimo Mannu, la cui passione oggi è emersa in modo evidente, a visitare Liliana nella sua casa bianca di Molafà, oltre Piandanna, a breve distanza dalla strada ferrata sulla quale si arrampica verso Sassari il treno che sfiora la stele di una tomba di giganti però incisa sulla facciata della celebre domus preistorica a prospetto architettonico: una casa solitaria che si affaccia sulla strada per Ittiri, con sullo sfondo il paese di Tissi, con il pergolato che si allunga su un’elegante tettoria e un giardino dove sono ordinatamente conservate pietre antiche, come all’ingresso la vasca medioevale in basalto, pensata per pressare la pasta delle olive ed estrarre la morchia, con i fori per i pilastrini tortili che dovevano reggere il torchio per schiacciare i fiscoli.

Ho visto la ordinatissima biblioteca dei Panzino, con i tanti libri religiosi raccolti dal marito, dalla Bibbia ai Vangeli, i grandi commentatori, le preghiere, le visioni, i miracoli, e poi da San Girolamo e gli altri padri della chiesa fino ai grandi santi, in particolare la collezione delle Fonti Francescane che Padre Francesco ha donato con larghezza nche a me. Del resto nella produzione di Liliana Cano il tema religioso è un aspetto centrale ma per me non non esclusivo, spesso pensato per evocare i luoghi amati come a Balai sul mare di Porto Torres, con i martiri turritani che riappaiono miracolosamente come fantasmi davanti alla chiesa collocata sulla rupe; a davanti alla facciata di Santa Maria di Betlem di notte all’arrivo dei candelieri, infine a San Francesco a Sassari quella incredibile ultima cena della parrocchia, che risale a quasi 50 anni fa, con un’eleganza dei costumi e una concentrazione che sorprende.  E poi a Oliena, la chiesa di Sant’Ignazio, con il tradimento di Giuda fino all’inquietante apparizione in Galilea.

Ho visto soprattutto il laboratorio, la casa, le tante tele che ancora emozionano,  come il trittico luminoso bianco azzurro della zattera che avanza nella tempesta in mare aperto, con un Ulisse che ora è accompagnato dalla sua Penelope e sfida le onde e l’uragano; capace di superare la prova meglio che nel rosso sangue del Naufragio che fotografa un istante finale e una tragedia. Il mare, l’acqua, la bellezza, l’amore. C’è tanta mitologia greca e latina, come nelle dee greche del nostro invito, Pallade e Afrodite, nel ratto delle Sabine, nella lotta dei Centauri e dei Lapiti. c’è poi  la Sardegna dei pastori, le tosature; la morra, la festa, passando per il murale di Ozieri del 1971 e la grande tela di Buggerru dell’anno successivo. C’è soprattutto una svolta, il periodo francese nella seconda parte della sua vita,  a partire dal 1978, i nudi di donna, i bellissimi gitani al mare nel porto di Tolone con sullo sfondo Fort S. Louis, quell’interno parigino dell’omaggio a Manet con le tappezzerie disfatte, le tende, le lenzuola, la lampada, le ragazze che si osservano e si fanno osservare con emozione, con sensualità e con charme. E infine il ritorno a Sassari e alla Sardegna, con una maturità nuova, che è riassunta dal grande quadro che mi ha davvero colpito, con quel mazzo di mimose raccolte dalle tre ragazze che dal giardino dell’artista guardano verso la valle del Coros, con sullo sfondo il paese di Tissi.  Nel libro si spiega bene questa diversità di linguaggi, che però racconta una sensibilità femminile che non è cambiata, una profondità di sentimenti che è impostata sul movimento e sul racconto di storie vere e immaginate, sulla capacità prensile di rappresentare una realtà e una emozione.  Davanti a ciascuno dei suoi quadri è come essere di fronte ad una porta che introduce ad una dimensione diversa, come nel recente volume Antiles di Mario Medde, con riferimento agli stipiti in basalto, agli architravi, alle porte che occorre varcare e che immettono ad un territorio, ma anche ad una cultura, ad un ambiente sociale, ad un momento della nostra vita, che conserva intatto il sapore della vita vera, il senso delle cose che ci sono care, il profumo della casa che continuiamo ad amare anche quando ne siamo stati sradicati e viviamo in una grande città.

Partendo dal De magistro di Agostino di Ippona, Medde pone il tema del rapporto tra segni e significati: per vedere davvero non bastano i suoni, i segni, neppure i fatti: noi non possiamo parlare delle cose, ma delle immagini impresse e affidate alla memoria, perché noi portiamo quelle immagini nella profondità della nostra memoria, come documenti di cose percepite precedentemente. Ma sono documenti davvero solo per ciascuno di noi, partendo dai luoghi che suscitano emozioni, non quei luoghi di oggi tanto diversi, ma quelli della memoria, che evocano le mille immagini di allora, lampi di luce, flash che illuminano i fatti che hai vissuto e persino quelli di chi ti ha preceduto.

Dunque il ruolo della memoria, partendo da quella prima mostra accolta da Nicola Valle a Cagliari nel febbraio 1964 agli Amici del libro, nel Palazzo comunale ricostruito dopo i bombardamenti.

La sensibilità artistica di Liliana è nel suo DNA, deriva forse dal nonno scultore Attilio Nigra, dai genitori in particolare la madre pittrice Bruna Nigra,  perfino dai figli, deriva dai magnifici pittori degli anni 50, Costantino Spada, Libero Meledina, Giovanni Piu. Mi ha colpito l’introduzione di Manlio Brigaglia e l’intervista curata da Massimo Mannu, che fanno emergere una dimensione più ampia, questo suo vagabondare assurdo per il mondo, questo suo tornare alla sua isola che è ancora sempre di più un luogo di colori da scoprire e da amare. Una viaggiatrice che ora può veramente raccontare.




La Biblioteca di Garibaldi a Caprera di Tiziana Maria Cristina Olivari.

La Biblioteca di Garibaldi a Caprera  di Tiziana Maria Cristina Olivari
Sassari, 18 febbraio 2014

Ho già ricordato con emozione e gratitudine la figura di Tiziana Olivari in occasione dell’inaugurazione del 451° anno accademico, il 9 novembre 2012: l’ho fatto a pochi giorni dalla scomparsa con sofferenza vera, perché avevamo seguito la lunga malattia di Tiziana, i suoi viaggi della speranza in continente, i ricoveri in ospedale, l’attenzione con la quale Mattone (così lei chiamava Antonello), Lucia e Stefania l’avevano assistita fino all’ultimo, seguendola nel suo lungo peregrinare. Ci aveva colpito la nascita del nipotino Alessandro Sechi nel giorno della morte, la presenza di Lucia in Duomo a poche ore dal parto.

Fin dal mio arrivo a Sassari agli inizi degli anni 80 Tiziana è stata sempre presente, sullo sfondo, attraverso le notizie che si scambiavano Mattone e Brigaglia nelle nostre aule della Caserma Ciancilla sulla sua salute, sui suoi impegni, sui suoi studi, sui suoi progetti. Come su tutti noi. E poi la incontravo quasi ogni giorno mentre scrivevo i lavori duri di epigrafia, quando giovane assistente lavoravo davvero nelle sale della Biblioteca Universitaria sfogliando avanti e indietro il preziosissimo e allora per me raro Corpus Inscriptionum Latinarum, oppure accompagnavo gli studenti del Magistero ad una visita guidata condotta da Tiziana per conoscere i funzionamento di una biblioteca viva, infine quando dovevo assolutamente ritrovare qualche libro scomparso, in sala riviste, in sala sarda, nel disordine delle fonti latine e greche della sala consultazione, con i volumi continuamente spostati da noi utenti frettolosi. E poi il remoto angolino di epigrafia e filologia classica, il condaghe di San Pietro di Silki e gli altri preziosi documenti di una biblioteca sopravvissuta prodigiosamente dall’Ottocento.

Con la nascita del diploma di operatore dei BBCC dal 1995 era stata chiamata a contratto a insegnare Biblioteconomia e Bibliografia alla Facoltà di Lettere durante la mia presidenza. Più tardi Teoria e tecnica della catalogazione e Storia della stampa e dell’editoria presso il corso di laurea in Scienze dei beni culturali della Facoltà di Lettere. Noi in fondo sapevamo che il suo vero lavoro era l’insegnamento e aveva seguito con entusiasmo diverse generazioni di studenti e allievi curando alcune tesi dedicate alle principali donazioni, come quella offerta al Dipartimento di Storia a Palazzo Segni dal mio maestro Giancarlo Susini Preside a Bologna. Come Rettore da quattro anni tutte le mattine mi divertivo a osservarla con severità alle 8 mentre fumava la prima sigaretta nel loggiato dell’Ateneo, visto che prendeva servizio mezz’ora prima di me, pur divenuta dirigente del Ministero dei BBCC. Spesso era l’occasione per parlare. Oggi mi rendo conto che rimaneva qualcosa di inspiegato tra noi, molte parole non dette, qualche complicità e simpatia, una percezione di me che forse non riusciva completamente a inquadrare, a proposito della profondità dei miei rapporti con molti bibliotecari di Piazza Università, nei cui confronti ho accumulato nel tempo un debito grande davvero, che si estende in qualche caso come per Giovanni Cadoni a un’amicizia che risale a momenti lontani della mia vita, quando il padre di Maria Andreana seguiva la mia infanzia tra le sanse del frantoio di famiglia. E poi la mia gratitudine per le diverse direttrici che si sono succedute, fino a Maria Rosaria Manunta. Il prossimo trasferimento della Biblioteca Universitaria a Piazza Fiume segna certo una cesura ma non interrompe un rapporto e una storia lunga, di cui Tiziana continuerà a far parte. Del resto la storia di questa biblioteca è stata scritta proprio da Tiziana nel volume della Storia dell’Università di Sassari voluto da Alessandro Maida.

Sfogliare questo libro della Franco Angeli sulla Biblioteca di Garibaldi a Caprera significa rinnovare quell’emozione, ritrovare un percorso che inizia con i restauri dell’impresa Merella nella casa bianca di Caprera curati, si fa per dire, meglio seguiti controvoglia da mio fratello Luigi negli anni 70: sullo sfondo la residenza della famiglia al villaggio Piras a Maddalena presso Spalmatore, le vacanze, il mare, ma anche più di recente i frequenti viaggi di Tiziana a Caprera, il lavoro lungo, difficile, accurato, che si è sviluppato negli anni, per ricostruire un mosaico, un frammento della storia straordinaria di un grande condottiero, Garibaldi, che desiderava la pace e che ora può essere raccontato partendo dai suoi libri sopravvissuti.

Più che un volume di storia dell’editoria questo è un volume per capire Giuseppe Garibaldi, i suoi viaggi, la sua irrequietudine, i suoi modelli, il suo orizzonte, le sue relazioni. Quel che rimane della confusa biblioteca di Caprera racconta la storia di un uomo d’azione, che sviluppa un’idea di libertà fortemente fondata sul modello repubblicano romano, assunto prima attraverso i giacobini e poi in iberoamerica come capace di ispirare un sistema costituzionale di un paese in una situazione di emergenza militare. Ne ho parlato qualche anno fa in Paraguay ad Asunción. Temi che hanno un’eco nella riflessione politica del condottiero come traspare nelle Memorie di Giuseppe Garibaldi, a partire dai tempi di Rio de Janeiro e di Montevideo a difesa delle repubbliche del Rio Grande nella rivolta dei farrapos e dell’Uruguay (1835-48), e poi soprattutto a difesa della repubblica romana nel 1849.

Il ritiro di Garibaldi a Caprera dopo la fase internazionale nel 1854 e soprattutto dopo l’eroica spedizione dei Mille è stato spesso assimilato al gesto del dittatore romano Cicinnato, tornato ad arare i suoi piccoli campi dopo la vittoria del Monte Algido e il trionfo sugli Equi alla metà del V secolo a.C.  Il modello di dittatura romana, la volontà del popolo che si esprime attraverso il plebiscito, il tribunato, come potere negativo sono alcune delle costanti nella vita di Garibaldi, che in una dedica del 1854 di Aleksandr Ivanovitch Herzen viene descritto ora come  <<un eroe classico, un personaggio dell’Eneide, attorno al quale, se fosse vissuto in altra epoca, si sarebbe formata una leggenda>>.  Anche attraverso questa biblioteca si apprezza la conoscenza del mondo antico, in particolare della cultura latina, almeno partendo dai volumi un tempo posseduti e ora andati dispersi: abbiamo notizia di importanti opere di proprietà di Garibaldi di arte romana, quella settecentesca sugli ornati, le pareti, i pavimenti delle stanze dell’antica Pompei, i 10 volumi di gran lusso sulle antichità di Ercolano, il volume numismatico, le tre cartelle azzurre con tavole della rara Mitologia illustrata da Bartolomeo Pinelli con l’introduzione di Angelo De Gubernatis.

Un anno e mezzo fa è stato inaugurato il nuovo Museo Garibaldino di Arbuticci a Caprera, che rende bene gli stimoli culturali e politici, socialisti, repubblicani e democratici che sono alla base dell’azione di Garibaldi e della nascita delle società operaie in Sardegna.

Al di là delle ideologie, da questi libri, dalle dediche, dai commenti, emerge una dimensione contadina inattesa che sorprende, i progetti agricoli, le bonifiche, i tentativi di colonizzazione. Passano per queste pagine molte immagini evocate dai temi trattati nelle opere: le sue lontane imprese tra Uruguay, il Rio della Plata, la Russia, il Mar Nero, le Alpi e la Sicilia, la capacità di trascinare una generazione di giovani entusiasti e appassionati verso l’obiettivo di costruire una patria, infine la tomba solitaria di Maddalena accanto a quella della cavalla Marsala,

La concessione della cittadinanza di Sassari al generale Garibaldi nel 1861 ha avuto innanzi tutto lo scopo di restituire una patria all’esule che aveva perduto la sua Nizza. Ma è stato anche il modo che hanno trovato i Sassaresi, primi in assoluto, a legare la Sardegna all’impresa dei Mille.

Ci piacerebbe oggi far rivivere qualche frammento di quell’entusiasmo giovanile, di quelle “grandi speranze” che in Sardegna si alimentarono del mito di Giuseppe Garibaldi, anche attraverso i paesaggi, gli ambienti naturali, i luoghi recentemente  descritti per Laterza da Antonella Anedda in Isolatria, Viaggio nell’arcipelago della Maddalena, partendo da quella finestra che guarda verso la Corsica, oltre la quale Garibaldi, sdraiato, immaginava di vedere Nizza. Oggi Garibaldi è Caprera, Garibaldi è Sardegna; scriveva Paolo Rumiz: <<Caprera. Questo mare ruggente che la separa dal resto d’Italia ne fa il baricentro, il nascondiglio, il campo-base, il luogo delle fughe e dei ritorni. Cerco Garibaldi, ma anche Sandokan, Ivanhoe, D’Artagnan. Caprera non è un territorio neutro. È uno spazio di parte, anarchico e senza legge. È il luogo “altro” e forte dello sdegno e della trama. È l’esilio, l’archivio della Memoria, la repubblica presidenziale di un generale-contadino. Ed è anche Itaca, l’isola del ritorno per un uomo di mare che ha vissuto>>.

Ci sarà una ragione se Caprera è un luogo tra i più visitati dai turisti, se già Mario Soldati mezzo secolo fa quando preparava la mostra torinese delle Regioni per i cento anni dell’Unità d’Italia la definiva “Uno dei luoghi veri, uno dei luoghi sacri del nostro Risorgimento”.  Questo volume non restringe il discorso in sede locale, ma riesce ad allargarlo ad altri paesi e ad altri mondi.




La scomparsa di Giovanni Minghetti

La scomparsa di Giovanni Minghetti
Sassari, 3 febbraio 2014

Il 29 gennaio scorso, a Milano, nella sua città natale, è venuto a mancare Giovanni Minghetti, insigne docente e studioso, che per quasi tre decenni ha fatto parte della comunità accademica turritana quale professore ordinario di Chimica Generale e Inorganica. Figura di grande autorevolezza e autentico punto di riferimento per la Chimica a Sassari, il prof. Minghetti era unanimemente stimato per la sua grande personalità, per la misura negli atteggiamenti e le doti umane. Era parimenti noto ed apprezzato in ambito nazionale e internazionale per i suoi significativi contributi scientifici nel settore della Chimica inorganica e metallorganica.

Ho ricostruito la sua biografia con l’aiuto di Gianni Micera e di tanti colleghi. Era nato il 18 ottobre 1937. Si laureò in Chimica Industriale presso l’Università degli Studi di Milano. In quello stesso Ateneo percorse le prime tappe della sua carriera, svolgendo attività didattica e scientifica presso l’Istituto di Chimica Generale ed Inorganica. Fu prima borsista CNR, poi professore incaricato stabilizzato, nonché assistente di ruolo alla prima cattedra di Chimica Generale ed Inorganica.

Vincitore di concorso per professore di prima fascia del settore della Chimica generale e inorganica, nel 1980 fu chiamato presso la Facoltà di Scienze M. F. N. dell’Università di Sassari. Assunse la direzione dell’Istituto policattedra di Chimica Analitica e Spettroscopia (1980-86) e del Centro di Spettroscopia (1982-86). Per otto anni (1982-87 e 1992-95) fu apprezzato presidente del Consiglio del corso di laurea in Chimica, nonché membro eletto per due mandati consecutivi nel Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo in un periodo di grande fermento e sviluppo per l’Università di Sassari. Lungimirante e profondo conoscitore del mondo universitario, sin dal suo arrivo in questa sede perseguì l’obiettivo di riunire in un’unica grande casa tutti i chimici, sino ad allora delocalizzati fra più Istituti. Da lui fortemente voluto, il Dipartimento di Chimica, tra i primissimi a vedere la luce nell’Ateneo sassarese, fu istituito nel 1987 e il prof. Minghetti ne divenne il primo direttore (1987-90).

La sua attività scientifica si è svolta nel campo della chimica di coordinazione e dei derivati metallo-organici degli elementi di transizione in configurazione d8, con particolare riferimento ai complessi di oro, platino, palladio, rodio e iridio con leganti isonitrilici, carbeni, eterocicli azotati (pirazoli, pirazolilalcani, piridine e bipiridine sostituite, benzodiazepine) e specie organometalliche ciclometallate di platino, palladio e oro.

I risultati sono stati raccolti in oltre 150 lavori pubblicati in riviste internazionali o presentati come comunicazioni (oltre cento) a congressi nazionali e internazionali.

Il prof. Minghetti lasciò il servizio attivo nel 2008. Negli ultimi anni si era ritagliato un ruolo apparentemente defilato, ma non per questo di poco conto, da “grande saggio”, mettendo le sua autorevolezza e la sua esperienza a completa disposizione dei colleghi più giovani e soprattutto dedicandosi alla prestigiosa delega per la politica dei Consorzi di ricerca in ambito nazionale ricevuta dal Rettore Alessandro Maida.

I suoi numerosi amici e allievi non dimenticheranno mai il rigore dello scienziato, la passione e la serietà del professore che considerava la didattica come una missione, l’autorevolezza, il prestigio e l’equilibrio del direttore. Soprattutto, a chi l’ha conosciuto, mancheranno lo stile innato dell’uomo, il suo tratto signorile, da vero gentiluomo, la sua sobrietà nelle parole e nei gesti, e il suo modo sempre cordiale e rispettoso, mai forzato, di relazionarsi con gli altri.

Attilio Mastino
Rettore dell’Università di Sassari




La scomparsa di Francesco Manconi Sassari, 3 febbraio 2014.

La scomparsa di Francesco Manconi
Sassari, 3 febbraio 2014.

E’ improvvisamente scomparso lunedì sera nella sua bella casa di Viale Adua a Sassari il prof. Francesco Manconi, studioso di qualità, al quale mi legavano vincoli di riconoscenza e di affetto. Gian Paolo Brizzi, ora a Bologna, che l’ha preceduto nella cattedra, ha scritto alla direttrice del Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione che di lui ci resteranno gli studi prodotti, tutti di qualità e innovativi per la storia moderna.

Qualche anno fa, con il volume di studi in onore curato da Giuseppe Mele, avevamo voluto esprimere l’ammirazione per la sua produzione scientifica e insieme testimoniare l’orizzonte internazionale di un personaggio capace di coinvolgere, di appassionare, di trascinare tanti di noi in una dimensione che va ben oltre l’ambito locale; con una straordinaria finestra verso il ricchissimo mondo catalano, anche per questo lungo ed intenso legame con Marina Romero e per il loro rapporto strettissimo con la città di L’Algué. Un modo per riscoprire la profonda identità catalana della Sardegna.

Se ci volgiamo indietro nel tempo, l’esperienza di Francesco Manconi come direttore dell’Amministrazione degli Archivi di Stato a Cagliari rappresenta la premessa originaria, che spiega il rigore filologico, l’attenzione per i documenti e per il dato reale: ne discende il metodo che ha ispirato tutte le sue opere, che non hanno mai risposto alle esigenze di una facile divulgazione, ma rimangono preziose nel tempo come espressione di una riflessione non convenzionale innanzi tutto sulla Sardegna barocca del Seicento.

 

Ho conosciuto Francesco Manconi trenta anni fa, quando era già professore di Storia dei partiti e movimenti politici nella Facoltà di Scienze politiche, poi come professore ordinario di Storia Moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Il suo nome è strettamente legato, più di quanto lui stesso non ammettesse, al Dipartimento di Storia, a quella dimensione internazionale raggiunta dagli studi storici nel nostro Ateneo a Palazzo Segni, di cui andiamo orgogliosi: una collaborazione che è stata anche piena di conflitti e di scontri con molti di noi, ma che ha segnato una stagione straordinariamente felice per gli studi storici, di cui hanno potuto avvantaggiarsi anche alcune generazioni di studenti. Delegato per l’Archivio generale d’Ateneo Francesco Manconi aveva suggerito politiche di forte innovazione e di investimento. Aveva coordinato il progetto Erasmus, aveva presieduto l’Associazione italiana di Studi catalani e coordinato per conto del Consiglio regionale la collana editoriale “La civiltà del popolo sardo”. Dirigeva la collana di storia e scienze sociali “Clio” della casa editrice EDES di Sassari.

Oggi vorrei però ricordare soprattutto la sua produzione scientifica di grande qualità intorno ad alcuni grandi filoni, che testimoniano innanzi tutto un forte interesse per la questione sociale, una sensibilità personale per la condizione operaia in particolare nelle miniere, per le vecchie e le nuove povertà, per la fame, per il lavoro, per l’emigrazione, per la pesca in particolare per la raccolta e il commercio del corallo: le origini della lotta di classe, l’articolazione del movimento operaio italiano, la nascita dei partiti e in particolare il ruolo dei socialisti e degli anarchici, il Sardofascismo, gli ex combattenti, gli antifascisti, le inchieste parlamentari, la Rinascita.

Un secondo grande filone è quello della storia della medicina, i medici e la peste nella Sardegna di Filippo IV, i metodi di profilassi e di cura, l’andamento demografico, le carestie, l’approvvigionamento annonario. Il volume Il grano del re rende bene il tema delle continuità, della storia lunga dell’isola, delle eredità profonde con le quali generazioni di Sardi hanno dovuto fare i conti: l’ispanizzazione dell’isola si imposta su una realtà culturale di lunga durata, che parte dal mondo antico e in qualche misura sopravvive in modo sotterraneo, come a proposito della definizione di “terra pestilente” per l’isola.

Col passare del tempo, gli interessi storiografici di Francesco Manconi si erano concentrati sempre più partendo dagli archivi catalani e con la pubblicazione di documenti inediti di grandissimo interesse intorno alla Sardegna nel grande impero mediterraneo, con attenzione per i traffici, i commerci, l’economia, i conflitti municipali, i gruppi di potere, le pratiche clientelari, la scoperta dei corpi santi: : il memorial dell’arbitrista Martín González de Cellorigo, la vita e le imprese di Geronimo Ferret, il conte-duca di Olivares, il medico Joan Tomás Porcell, Don Austín Castelví. E poi la storia della storiografia, partendo dalla auto-rappresentazione della Sardegna spagnola, come per la Storia cronologica di Jorge Aleo, per la Historia general scritta dal letrado sassarese Francisco Angel Vico y Artea, per le opere di tanti altri autori dell’età di Ferdinando II il Cattolico, di Carlo V e di Filippo II

Sembra quasi che Francesco Manconi abbia lavorato come i minatori medioevali di Iglesias, quando un filone perdeva un po’ d’interesse, apriva un nuovo scavo. Non so in quale direzione Francesco Manconi intendesse indirizzare in futuro le sue ricerche, i suoi scavi scientifici per individuare nuovi filoni ancor più promettenti: sono certo che aveva trovato nuovi stimoli, nuovi argomenti, nuove curiosità anche leggendo le pagine che gli avevamo offerto con convinta e rinnovata amicizia, con quel volume di studi in onore che ha segnato idealmente una tappa raggiunta, presentando un bilancio intorno ai principali interessi coltivati in comunione con tanti studiosi, un punto di partenza verso nuovi alti obiettivi scientifici, nuovi temi di ricerca, nuovi orizzonti di un impegno animato da curiosità e da passioni vere.

Attilio Mastino
Rettore dell’Università di Sassari




Ercole Contu compie 90 anni

Ercole Contu compie 90 anni
Sassari, 18 genaio 2014

Oggi Ercole Contu, il decano degli archeologi sardi, professore emerito di Antichità Sarde, compie 90 anni: la circostanza è insieme un momento di festa ma anche l’occasione per tracciare il bilancio di una attività scientifica nel campo della preistoria e della protostoria del Mediterraneo che è stata lunga, fruttuosa, ricca di risultati. Le Soprintendenze, le Università della Sardegna, gli allievi, gli studenti troveranno il modo per rendere omaggio ad un grande maestro dell’archeologia isolana, a colui che come Soprintendente prima, come docente poi, ha rinnovato profondamente l’orizzonte degli studi, in accordo oppure talora in aperta polemica con Giovanni Lilliu.

In realtà gli specialisti di storia romana come me, continuano a collegare il nome di Ercole Contu ad alcune tra le più straordinarie scoperte effettuate negli anni Sessanta nella colonia romana di Turris Libisonis, come l’ara circolare sacra alla dea egiziana Bubastis datata al 35 d.C.: un cimelio di marmo che ci conduce prodigiosamente agli ultimi anni dell’età di Tiberio, una scoperta, che ha suscitato l’ interesse di Marcel Le Glay e che consente di seguire le linee del precocissimo confronto in Sardegna tra le tradizioni religiose preistoriche locali (documentate nel vicino altare di Monte d’Accoddi scavato da Contu a partire dal 1952 nei terreni di Antonio Segni) e le innovazioni culturali puniche, romane e orientali.

Del resto, il primo maestro di Ercole Contu fu un classicista Ranuccio Bianchi Bandinelli: con lui il giovane Contu discusse nel giugno 1948 la tesi di laurea in Lettere a Cagliari, un Saggio di Catalogo Archeologico tra Sarcidano, Barbagia di Seulo e Trexenta.

Sono i luoghi resi celebri dalla tavola di Esterzili, che ci riporta ai vasti latifondi della Barbaria sarda, al conflitto tra pastori e contadini, a quel territorio impervio dove sono localizzati i Galillenses. Le prime esplorazioni di Ercole Contu si svolsero in casa, su quegli altipiani tagliati profondamente dalla vallata del Flumendosa, sulla quale si affaccia Villanovatulo, il paese nel quale Ercole Contu è nato il 18 gennaio 1924: un ambiente straordinario, ricco di monumenti naturali, ma anche di testimonianze uniche dell’età preistorica. Se è vero che esiste sempre per tutti noi al margine dell’orizzonte dei nostri spazi e delle nostre campagne un monumento antico, gravido di leggenda e di storia, per Ercole Contu, fin da bambino, questo fu la cima del Monte di Santa Vittoria, che chiudeva l’orizzonte: dal paese amato, Contu poteva osservare la guglia di Cuccureddì, la vetta del monte dove la tradizione narrava i misteri della Domu de Orgìa, la casa di una maga distrutta dal dolore per la perdita dei figli e ridotta in pietra: e fu così che l’archeologo in erba, salito in cima al monte di Esterzili, vi scoprì un “tempietto a mègaron”, studiato per la rivista “Studi Sardi” nel 1948, ormai più di sessanta anni fa.

Con la tesi di laurea era iniziato un progetto ambizioso, che sarebbe stato portato avanti dalle due Università sarde: la prima schedatura scientifica del patrimonio archeologico dell’intera Sardegna, attuata per piccole porzioni di territorio delimitate dalle tavolette al 25.000 della carta topografica d’Italia dell’Istituto Geografico Militare. La redazione di una tesi di catalogo archeologico era, per quegli anni, impresa notevole: si trattava di battere in lungo e in largo un territorio di circa 200 kmq, aspro e privo di vie di comunicazione, ricorrendo spesso all’ospitalità di pastori nell’impossibilità di rientrare in paese. Per le operazioni di rilevamento, non era possibile disporre di attrezzature idonee: Contu racconta che, non avendo la possibilità di acquistare una fettuccia metrica, dovette utilizzare uno spago sul quale, a intervalli regolari, erano state indicate a penna le tacche dei metri. Con questo rudimentale strumento, non molto dissimile dagli analoghi strumenti di misura utilizzati dai nuragici per riprodurre il loro “modulo metrico” venne rilevato per la prima volta il nuraghe Arrubiu di Orroli, con una precisione che sorprende. Sarebbero poi arrivati gli studi statistici, informatici, topografici, di cronologia, le analisi col radiocarbonio.

Assistente incaricato di Archeologia e storia dell’arte classica presso l’Università di Cagliari dal 1948, Contu passò a Bologna da Paolo Arias come Ispettore; poi a Cagliari con Gennaro Pesce fino al 1964; fu allievo di Doro Levi alla Scuola Archeologica Italiana ad Atene; collaborò in Turchia con Salvatore Maria Puglisi, ordinario di Paletnologia nell’Università di Roma; infine a Sassari col Soprintendente Guglielmo Maetzke.

E’ impossibile ricostruire circa sessanta anni di attività archeologica, per il numero impressionante di scavi, scoperte, pubblicazioni, anche sulla preistoria peninsulare, terramaricola e villanoviana ma per lo più sulla Sardegna preistorica e nuragica: quella di Ercole Contu è stata certamente una carriera ricca di risultati, anche se inizialmente afflitta dal precariato e spesso non priva di delusioni, superate con la passione dell’archeologo vero.

Dopo gli scavi nel palazzo minoico di Festòs, a Creta, il rientro in Sardegna vide l’esplorazione dello pseudo-Nuraghe Peppe Gallu di Uri; da allora l’Isola fu battuta in lungo ed in largo, dalla Barbagia all’Ogliastra, dal Marghine all’Asinara, dalla Gallura alle Baronie, con puntate anche nel Cagliaritano e nell’Oristanese, come nelle tombe megalitiche di Usellus.

Pochi anni più tardi, oltre ad innumerevoli interventi di scavo (Nuraghe Pizzinnu-Posada, insediamento di Noddule-Nuoro, domus dipinta di Mandra Antine-Thiesi), Ercole Contu intraprese l’indagine che, dopo Monte d’Accoddi, rappresenta la sua ricerca scientifica più importante: la Tomba ipogeica di Santu Pedru ad Alghero. Uno scavo onorato da una magistrale pubblicazione nella collana dei “Monumenti Antichi dell’Accademia dei Lincei”.

Dal 1970, Ercole Contu iniziava i corsi di Antichità Sarde nella Facoltà di Magistero dell’Università di Sassari, come docente incaricato. Nel 1975, con la nomina a professore di prima fascia, Contu lasciava la Soprintendenza e si dedicava definitivamente all’insegnamento: per 23 anni ha diretto l’Istituto di Antichità, Arte e Discipline Etnodemologiche, assistito dagli allievi Peppina Tanda ed Alberto Moravetti, dai ricercatori, dai tecnici, dai contrattisti, dai dottori di ricerca. Preside della Facoltà di Magistero tra il 1979 ed il 1982, collocato fuori ruolo dal 1994, è andato in pensione nell’ottobre 1997, quando la Facoltà di Lettere volle proporre al Ministro Luigi Berlinguer di dichiararlo docente emerito assieme al collega Massimo Pittau.

In Marocco, in Tunisia, in Corsica, in Sardegna l’ho visto all’opera fin dal 1971 nella Scuola di Studi Sardi assieme ai suoi allievi: ne ho tratto l’impressione di un uomo buono, nobile, generoso, stimato da tutti, un gentiluomo che è anche un convinto democratico, uno studioso che preferisce discutere e convincere e non vuole imporre agli altri la sua volontà.

La Facoltà di Lettere gli aveva dedicato dieci anni fa (Preside Giuseppe Meloni) un volume di studi in onore che ha rappresentato credo il coronamento di una carriera scientifica, culminata con i due volumi sulla La Sardegna preistorica e nuragica, pubblicati dall’Editore Chiarella nel 1997 e dall’Editore Delfino nel 2006, certamente il prodotto più maturo di un difficile percorso scientifico, che ci auguriamo ancora lungo e fruttuoso.




CONFERENZA “STATE BUILDING: COME AFFRONTARLO”, SASSARI, 21 SETTEMBRE 2013

CONFERENZA “STATE BUILDING: COME AFFRONTARLO”
SASSARI, 21 SETTEMBRE 2013

Intervento del prof. Attilio Mastino
Rettore dell’Università di Sassari

A nome dell’intera Università di Sassari vorrei ringraziare innanzitutto il generale Manlio Scopigno, il quale ha ideato quest’incontro, che vuole partire da una rilettura dell’esperienza della Sardegna tra storia, antropologia, diritto e risoluzione delle controversie, a supporto dell’intervento nei Teatri Operativi all’estero.  L’Università è ben lieta di collaborare sul piano scientifico a una riflessione dalla quale possono dipendere gli indirizzi operativi per i prossimi decisivi mesi di campagna militare  in Afganistan, alla ricerca della pace perduta.

Il caso ha voluto che oggi il Generale non potesse essere qui con noi perché si celebrano, a Nuoro, i funerali del maresciallo Roberto Selloni, impegnato per conto della NATO nella Repubblica Ceca, scomparso nei giorni scorsi a seguito di un incidente.

Mentre formulo i sentimenti di cordoglio e di partecipazione dell’intero Ateneo, vorrei dire al Col. Raffaele Forgione, Capo di Stato Maggiore della Brigata Sassari, oggi in rappresentanza dell’unità militare, che anche questa circostanza, dolorosa per tutti, ci ricorda come la Brigata sia patrimonio comune della Sardegna, e come la storia della Brigata sia intrecciata con la storia delle famiglie e di ciascuno di noi, cioè con la storia dei Sardi e dell’intera Isola.  Per quanto mi riguarda personalmente, vorrei ricordare che recentemente è stata ritrovata sull’Altopiano di Asiago la tomba di mio zio, il sottotenente Graziano Mastino (fratello di mio nonno Attilio), del 151° reggimento fanteria Brigata Sassari, eroe della Prima Guerra Mondiale, ucciso sul Monte Zebio il 7 luglio 1916. Ma è solo un esempio di come la Brigata abbia conservato un rapporto profondo con le persone, con le famiglie, con le istituzioni della Sardegna e come erediti oggi un patrimonio di sentimenti e di affetti che non si perdono.  Grazie al Luogotenente Antonio Pinna per quello che ha fatto per il Museo storico.

Il Generale Scopigno nei giorni scorsi, ha rilasciato due dichiarazioni, una in  televisione e un’altra a Thiesi, in occasione nella concessione della cittadinanza onoraria alla Brigata voluta dal sindaco Gianfranco Soletta, dove ha fornito due numeri diversi, che rendono bene il senso di appartenenza, il valore identitario, il contenuto di relazioni e di rapporti, le radici profonde della Brigata.

Il Generale Scopigno ha riferito un primo dato che impressiona: ben il 68% dei componenti la Brigata, compresi Ufficiali e Sottufficiali, è di origine sarda. Il secondo dato è ancora più impressionante e francamente non lo conoscevo: il 98% dei militari di truppa è di origine sarda. Emerge allora questo straordinario radicamento della Brigata Sassari nel territorio, soprattutto a livello di truppa ma non solo.

Vorrei quindi dire, a nome dell’Università, che sentiamo molto questo legame, e che abbiamo apprezzato la Brigata per gli interventi operativi, umanitari e militari sul campo, che abbiamo letto tante cose su di essa e che, soprattutto,  sono stati riferiti tanti episodi di eroismo riguardanti non decenni lontani, ma avvenimenti molto più vicini a noi.

Elisabetta Loi e Pier Luigi Piredda hanno recentemente pubblicato un volume “Sotto il cielo di Herat – la Brigata Sassari in Afghanistan“, che io stesso dovrò presentare tra qualche giorno, e che ho letto con emozione. Questo libro ci porta in Afghanistan, partendo dal cielo basso e sconfinato di una terra che amiamo, all’interno di una società difficile, che però oggi inizia a concepire tante speranze. Quelle immagini, quei colori, quel cielo ci rimandano al romanzo di Khaled Hosseini “Il Cacciatore di Aquiloni”, ambientato a Kabul negli anni dell’intervento militare sovietico e nei tragici momenti successivi: con un’emozione che taglia le gambe sono raccontati i problemi dei rapporti con i Talebani, il futuro del patrimonio rappresentato dalla devastazione dei Budda protetti dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità e distrutti dai ribelli, tanti luoghi, tanti laghi, montagne e ambienti naturali di questo paese, che nelle pagine di questo libro di Elisabetta Loi e di Pier Luigi Piredda abbiamo imparato ad amare. Questo libro ci porta ai luoghi italiani in Afghanistan: Bala Morgab, Herat, Farah, Campo Arena, e abbiamo visto poi  come, in realtà,  l’attività della Sassari si svolga a supporto delle diverse realtà culturali di un paese complesso e difficile,  con le varie etnie che si incrociano: i Pashtun, 42% della popolazione, i Tagiki, gli Hazara: a tal proposito vorrei ricordare Hassan, l’amico di Amir, il protagonista del romanzo di Khaled  Hosseini, il quale era un povero ragazzo di etnia Hazara, schiavo in qualche modo di una famiglia Pashtun. Tra gli altri gruppi etnici vorrei ricordare anche gli Uzbeki, gli Aimack, i Turkmeni, e le altre etnie che operano in questo Paese che sembra così lontano, dove la Brigata ha dato il meglio di se, dove lascerà rimpianti e ricordi straordinari.

Ma ovviamente conosciamo gli altri impegni della Brigata, in Sardegna e  fuori della Sardegna, in tanti altri teatri operativi. E credo che l’occasione di oggi ponga un interrogativo: il senso di questo impegno e il futuro di questo impegno. Ritengo che i relatori che oggi si confronteranno, Maria Adelasia Divona, Paolo Fois, Manlio Brigaglia, Simone Sassu, il Tenente Andrea  Sotgiu e il Tenente Colonnello Pasquale Orecchioni, si interrogheranno, partendo dalla Sardegna, su quello che può essere il futuro dell’impegno della Brigata, per quei territori nei quali la Brigata ha speso risorse e ha pagato anche in qualche caso con il sangue, un impegno, a favore delle popolazioni che si trovano in difficoltà e che non vorremmo abbandonare.

E dunque penso che il volo degli aquiloni che riprende nel cielo di Kabul sia l’immagine più viva che possiamo concepire, dopo questo periodo lunghissimo di guerra e di devastazione.

Io vorrei ringraziare la Brigata per aver scelto l’aula magna dell’Università per questa iniziativa, e devo semplicemente dare conto di alcuni messaggi di saluto e di adesione che sono pervenuti in Rettorato. Ne leggo almeno uno, quello del Procuratore Generale della Repubblica della Sardegna, il dott. Ettore Angioni, che ci scrive:

“Magnifico, nel rigraziarLa per l’invito alla tavola rotonda sullo state building del 21 settembre, Le comunico, che, mio malgrado, non potrò partecipare, stante la concomitanza delle cerimonie per la visita del Santo Padre a Cagliari. L’occasione peraltro è propizia per rinnovarLe i sensi della mia più profonda stima.”

Inoltre vorrei veramente cogliere l’occasione per evidenziare l’attenzione con la quale la Sardegna segue le attività della Brigata,  che sente come un elemento identitario legato all’Isola, legato alla vita delle famiglie, legato alla nostra Regione. Dunque, grazie per essere qui, grazie per quanto avete fatto, grazie per quanto farete, soprattutto in quelle zone dove vi impegnate per costruire un futuro diverso a favore dei paesi nei quali voi siete impegnati. Grazie e Buon Lavoro.