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Giuseppe Elia Monni, Il corpo della città.

Attilio Mastino
Giuseppe Elia Monni, Il corpo della città
Sassari 29 maggio 2015.

Sono convinto che troppe opere prime, anche pubblicate da Editori nazionali e di primo piano, siano passate inosservate in Sardegna: da noi purtroppo non manca il conformismo che premia la stanca ripetizione di stereotipi. Magari mi immagino che alcune opere dense, originali, con straordinarie novità saranno riscoperte solo nei prossimi decenni.

Spero che non sarà questa la sorte dello splendido romanzo di Giuseppe Elia Monni, Il corpo della città, pubblicato da Mondadori, che è fino ad un certo punto un’opera prima, dal momento che nel sito facebook dell’autore – tra le tante pagine in perenne manutenzione – sono riuscito a scovare anche molte altre opere inedite, che promettono davvero novità, uno sguardo fresco e ricco di suggestioni, sulla Sardegna di sempre.

Troppo facile sarebbe pensare ad un debito di Monni nei confronti di Giorgio Todde e del suo romanzo storico sulle indagini dell’imbalsamatore, Efisio Marini, che ci porta anch’esso ad uno scienziato, assistente al Museo di Storia Naturale a Cagliari dal 1861, in contatto con l’archeologo Giovanni Spano.

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La pagina della Diocesi di Bosa su Libertà alla fine degli anni Sessanta.

Attilio Mastino
La pagina della Diocesi di Bosa su Libertà alla fine degli anni Sessanta
Sassari, 20 maggio 2015

L’idea di dedicare una pagina speciale del glorioso settimanale “Libertà” (fondato dal vincenziano Padre Giovanni Battista Manzella nel 1909) alla Diocesi di Bosa si deve esclusivamente a mons. Francesco Spanedda: a  Sassari egli aveva diretto il settimanale (dopo personaggi del livello di Damiano Filia, Remo Branca e altri), fino al suo ingresso come vescovo a Bosa, il 7 aprile 1957.  Aveva lasciato la direzione di Libertà nelle mani di  Mons. Antonio Virdis, mentre la stampa proseguiva presso la Tipografia Editoriale Moderna di Largo Seminario 2. Mons. Spanedda avrebbe continuato il suo impegno a distanza, raccogliendo  migliaia di abbonamenti nella sua nuova piccola diocesi, creando una pattuglia di collaboratori diretti.

Dopo la morte di mia madre Anna, fu il vescovo a cresimarci privatamente – me e mio fratello Luigi – nella cappella del Seminario della Meridiana, che mio padre Ottorino, assessore comunale, aveva fatto restaurare in occasione del solenne arrivo del nuovo vescovo: testimonianza di un privilegio forse, soprattutto di un’attenzione che avrei sperimentato nel tempo successivamente, quando mi volle Presidente diocesano della GIAC. A Bosa il vescovo sarebbe rimasto per 22 anni, fino al 17 marzo 1979, quando fu promosso Arcivescovo di Oristano, mantenendo l’arma originaria con il castello, le stelle e l’epigrafe programmatica Caritate et veritate. In questi due decenni, grazie all’amicizia con il Presidente della Regione Giovanni Del Rio, era riuscito ad abbandonare il cadente Seminario e a far costruire il nuovo Episcopio di Viale Giovanni XXIII.

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Ricordo di Gabriella Mondardini Morelli.

Ricordo di Gabriella Mondardini Morelli
International Inner Wheel – Club Porto Torres, 7 aprile 2015

Il 18 agosto 2014, quando ero ancora Rettore, avevo annunciato con dolore a tutti i colleghi dell’Ateneo la scomparsa di Gabriella Mondardini, che poi avevamo ricordato un mese dopo a Stintino in occasione degli incontri stintinesi 2014 promossi dal Centro studi sulla civiltà del mare e per la valorizzazione del Golfo e del Parco dell’Asinara, per volontà di Salvatore Rubino ed Esmeralda Ughi.

Gabriella aveva raggiunto in pace la figlia Laura scomparsa a 47 anni il 22 febbraio di due anni fa, ricercatrice di “Genetica” nella Facoltà di Scienze Matematiche fisiche e naturali e poi nel Dipartimento di scienze della natura e del territorio, dove si era dedicata al tema della variabilità genetica in popolazioni umane e alla ricerca di varianti genetiche associate a malattie complesse.

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Aristotele e la natura del tempo: la pratica del sonno terapeutico davanti agli eroi della Sardegna.

Attilio Mastino
Aristotele e la natura del tempo:
la pratica del sonno terapeutico davanti agli eroi della Sardegna*

Geografia, storia, mito.

In contemporanea con la presentazione all’Accademia dei Lincei dei risultati davvero sorprendenti della campagna 2014 nel vasto spazio santuariale di Mont’e Prama (dal quale provengono altri giganti in pietra), i tre volumi su Le sculture di Mont’e Prama pubblicati in questi giorni da Gangemi hanno notevolmente arricchito l’orizzonte interpetativo, aprendo nuove questioni e nuovi interrogativi sull’<<heroon che cambia la storia della Sardegna e del Mediterraneo>>[1].

Si individuano ora anche, attraverso ulteriori indagini scientifiche, le linee di sviluppo a breve termine, che saranno portate avanti congiuntamente dalla Soprintendenza archeologica per la Sardegna e dalle Università di Cagliari e di Sassari, con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione Banco di Sardegna.

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su I Greci e la Sardegna, Il mito e la storia, di Ignazio Didu.

 

su I Greci e la Sardegna, Il mito e la storia, di Ignazio Didu
Cagliari, 13 gennaio 2003
Casa dello studente
Intervento di Attilio Mastino

Dobbiamo salutare con viva soddisfazione l’uscita di questo volume su I Greci e la Sardegna, Il mito e la storia, di Ignazio Didu, per me un amico carissimo da più di trent’anni ma anche uno dei più acuti studiosi della Facoltà di Lettere dell’Università di Cagliari, che con quest’opera, che mi auguro possa essere presto presentata anche a Sassari,  si è dedicato ad un tema che mi è caro e che è stato affrontato negli ultimi tempi da molti studiosi, spesso con punti di vista divergenti, con ottiche molto diverse e con analisi forse troppo puntuali, fondate su specifici aspetti della tradizione.

Ignazio Didu tenta un approccio gobale, esamina le fonti letterarie greche e latine, non trascura la documentazione archeologica, le monete, le iscrizioni, si cimenta anche come fotografo. Gli stimoli e le occasioni per estendere oggi il dibattito sono infiniti e mi limiterò perciò a sottolineare lo sforzo, che risulta veramente felice, di mettere in evidenza le diverse stratificazioni mitiche, il sovrapporsi di leggende di origine differente, la cronologia di un complesso sistema mitografico che ci è conservato solo in parte certo con molte omissioni e che appare ora con una sua logica interna, ad iniziare dalla leggenda di Phorcus, figlio di Nettuno e di una Ninfa, padre delle Gòrgoni dell’estremo occidente, Medusa, Stenno ed Euriale, che era stato re della Sardegna e della Corsica e che veniva venerato come una divinità marina.

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Giornata di studio su Cinzia Vismara.

Giornata di studio su Cinzia Vismara
Attilio Mastino
Cassino 3 febbraio 2015

Mi emoziona parlare oggi assieme ad Alberto, davanti a Cinzia, a tanti amici e soprattutto al mio maestro di Cagliari Fausto Zevi, che mi riporta ad anni davvero lontani.

L’arrivo di Cinzia Vismara a Sassari presso un Istituto concorrente rispetto al mio Dipartimento di Storia è avvenuto nella Facoltà di Magistero il 28 novembre 1983, come professoressa associata di Archeologia delle province romane, poche settimane prima che si celebrasse il primo convegno internazionale su L’Africa Romana, dunque 31 anni fa.

A distanza di tanti anni e a causa della mia età e dell’alzheimer incipiente, ho preferito andare sul sicuro e ho scritto nei giorni scorsi al capo ufficio del personale docente dell’Università di Sassari per avere la cartella con tutta la documentazione che mi era necessaria per la festa di oggi: decreti di assunzione e di conferma di Cinzia, materie insegnate, soprattutto provvedimenti disciplinari adottati dal Rettore nei suoi confronti, che sono stati numerosi.

Ricordo il nostro primo incontro, al piano terra della Caserma Ciancilla, davanti al suo Istituto, presso l’edificio che ospitò negli anni 30 la Milizia volontaria di sicurezza nazionale fascista.

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Monte Prama: Le ragioni e le strategie dello scavo.

Attilio Mastino- Raimondo Zucca
Monte Prama: Le ragioni e le strategie dello scavo
Roma, Accademia dei Lincei, 21 gennaio 2015

Qui in questa sala dell’Accademia dei Lincei dieci anni fa abbiamo avuto l’onore di commemorare la figura di  Giancarlo Susini, che oggi vogliamo ricordare perché egli era stato chiamato dall’Ateneo di Cagliari nel 1985 a presentare il volume Studi in onore di Giovanni Lilliu per il suo settantesimo compleanno, davanti ad una vivace platea di docenti e di studenti. Abbiamo riletto quell’intervento di Susini sul XV volume della Rivista storica dell’antichità,  ritrovando le parole che erano state rivolte ai tanti giovani che avevano trovato in Giovanni Lilliu un maestro di archeologia, di didattica, di vita vera. In quell’occasione Susini aveva voluto mettere in luce il contributo specifico di tanti giovani colleghi, ispettori archeologi, formati nelle nostre università, che faticosamente ma fermamente svolgevano una ricerca scientifica di grandissimo valore nelle soprintendenze archeologiche d’Italia, additandoli al plauso generale ed in primis dei docenti universitari di ambito antichistico allora liberi dai compiti burocratici.

Con quell’intervento Giancarlo Susini rendeva omaggio a Giovanni Lilliu, con la sua generosità, la sua acuta sensibilità, lo sguardo interdisciplinare che aveva dedicato e allora continuava a <<dedicare ogni sua energia intellettuale all’indagine multiversa degli aspetti più civiltà sarda, sia nei connotati delle culture antiche sia nei tratti più generali e persistenti>>. Giovanni Lilliu aveva iniziato la sua carriera in Sardegna come “novantista” (ossia con un contratto precario di tre mesi) proprio nella Soprintendenza alle antichità della Sardegna nel 1944, accanto all’insegnamento universitario nell’Ateneo cagliaritano, mantenendo il ruolo di Ispettore fino al 1955, quando raggiunse il rango di Cattedratico di Antichità Sarde.

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Scritto sulle epigrafi: malattie, cause di morte e medici in età imperiale romana.

Attilio Mastino
Scritto sulle epigrafi: malattie, cause di morte e medici in età imperiale romana
Sassari, 11 ottobre 2014

Il tema che propongo oggi in occasione della nascita del Centro studi antropologici, paleo patologici, storici dei popoli della Sardegna e del Mediterraneo è davvero inusuale: riservandomi un approfondimento nel testo scritto, vorrei tentare di leggere in estrema sintesi le scritture antiche, di ricostruire le parole incise sulla pietra, partendo da quelle epigrafi che ci conservano in particolare una serie di notizie, spesso frammentarie, sulle malattie, sulle cause di morte e sui medici in età imperiale romana. Il testo non pretende di esaurire una documentazione ampia, complessa e fin qui poco studiata, ma si propone di fornire solo alcuni esempi particolarmente significativi. .

Il tema può essere solo accennato nelle sue linee essenziali, per indicare piste di ricerca che riescano a partire dalle caratteristiche dell’epigrafia sacra e funeraria nel mondo antico. A differenza delle iscrizioni funerarie moderne, gli epitafi latini conservano le più svariate informazioni sulla vita e sulla morte dei defunti, sulla salute, sulle malattie, sulle cause del decesso, sul dolore dei parenti sopravvissuti, sulla durata della vita, sull’agonia, come ad Olbia per l’epitafio cristiano di Valeria Nispenini di dolcissima memoria, ricordata dal marito Pribatio e dal figlio Balentinus, morta a 55 anni nel corso del IV secolo, compianta anche per le sofferenze di una morte che è arrivata implacabile dopo 13 lunghi giorni di agonia, doluit dies XIII. Così a Roma Probina, vissuta 17 anni, 100 soli giorni con il marito, ammalata per 45 giorni, aegrotavit dies XXXXV prima di riposare in pace (ICUR I 3903 = CLE 1339 = ILCV 3330).

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Apertura della 12th Conference of the International Committee for the conservation of mosaics ICCM

Attilio Mastino
Apertura della 12th Conference of the International Committee for the conservation of mosaics ICCM
Sassari, 27 ottobre 2014

Cari amici,

sono onorato di accogliere tanti colleghi, tanti ricercatori, tanti illustri ospiti provenienti da 24 diversi Paesi nell’Aula Magna dell’Università di Sassari, negli ultimi giorni del mio mandato di Rettore: già ieri sera ad Alghero l’Ateneo vi ha accolto sul mare del Golfo delle Ninfe, nei nuovi locali del Dipartimento di Architettura design e urbanistica, ma oggi volevo portare il saluto dei colleghi antichisti, archeologi e storici dell’Arte dei nostri altri Dipartimenti, il Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione, il Dipartimento di scienze umanistiche e sociali, il Dipartimento Scienze della natura e del Territorio, che apprezzano l’azione svolta dall’International Committee for the Conservation of Mosaics, a partire dalla sua costituzione nel 1977 e che seguiranno questa 12a Conferenza triennale dell’ICCM, al quale oggi aderiscono oltre cento Stati.

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Conclusioni al Convegno su “Bosa, la città e il suo territorio dall’età antica al mondo contemporaneo”

Attilio Mastino
Conclusioni al Convegno su
“Bosa, la città e il suo territorio dall’età antica al mondo contemporaneo”
Bosa, 24-25 ottobre 2014

Cari amici,

dopo due giorni di lavori davvero intensi, dopo tante novità, tante piste aperte, tanti colori e tante immagini, spetta a me concludere questo Convegno, fortemente voluto dal direttore del Centro interdipartimentale di studi storici Antonello Mattone e dai direttori del Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione Maria Margherita Satta e ora Marco Milanese.

Grazie ai Vescovi Mauro Maria Morfino, Paolo Atzei, Pietro Meloni, grazie a mons. Antonio Francesco Spada, a Suor Alessia per la straordinaria ospitalità nell’auditorium del Palazzo Vescovile di Bosa, al Rettore Emerito dell’Università di Cagliari Pasquale Mistretta, a Tonino Oppes, a Maria Antonietta Mongiu, a Roberto Porrà, a Guido Melis, ai tanti relatori, agli autori dei 40 posters, ai nostri carissimi studenti, alle autorità, ai tantissimi cittadini presenti, primo tra tutti il sindaco di Bosa, mio fratello Luigi Mastino, l’Assessore Foffo Campus, l’ex Sindaco Piero Casula e l’ex Assessore Lilli Piu. I tanti amministratori dei comuni della Planargia e del Montiferru che hanno voluto essere con noi.

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