Seminario Cooperazione Civile Militare in Afghanistan.

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Seminario Cooperazione Civile Militare in Afghanistan
Esperienze dell’Università di Sassari e della Brigata Sassari

Mercoledì 6 giugno 2012. Ore 9. Aula Magna dell’Ateneo
Piazza Università 21, Sassari

Apertura dei lavori e saluti

ATTILIO MASTINO

Magnifico Rettore Università di Sassari

Desidero dire due parole con grande affetto, con grande amicizia, ai militari rientrati recentemente dall’Afghanistan e in particolare al nostro carissimo generale Luciano Portolano.

Voglio ricordare l’emozione  vera che abbiamo provato in piazza Italia qualche settimana fa in occasione della cerimonia che ha accompagnato il rientro della Brigata Sassari, dopo questo periodo operativo particolarmente difficile e gravoso in Afghanistan. E devo dire che abbiamo sentito tutti l’entusiasmo di chi rientrava dopo aver portato a termine una missione impegnativa, di chi era convinto di aver svolto fino in fondo –  come lo siamo tutti – il proprio dovere in Afghanistan per aiutare la popolazione civile a ritornare ad un periodo di tranquillità e di pace, ma soprattutto di chi sa di aver servito la propria patria con l’onore e con il rispetto soprattutto manifestato da parte dei soldati di tante altre nazionalità impegnati in quel campo.

E nelle parole, in particolare, del Presidente della regione on.le Ugo Cappellacci abbiamo sentito l’emozione forte, la simpatia, il legame che lo unisce con i militari che ha visto all’opera in Afghanistan.

Noi abbiamo voluto questo seminario, promosso dal professor Sergio Vacca, del Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio, che volevo ringraziare in apertura, per l’impegno e per l’attenzione che ha manifestato per questo tema non soltanto oggi ma anche più ancora negli anni precedenti.

Abbiamo voluto questo incontro sulla Cooperazione civile e militare in Afghanistan per presentare le esperienze dell’Università di Sassari e della Brigata Sassari, in particolare a Herat.

I lavori saranno coordinati dal professor Paolo Puddinu.

Volevo veramente soltanto salutare i nostri ospiti, in particolare i generali presenti, il generale Natalino Madeddu, che consideriamo un amico vero della nostra Università e il generale Carta che ha diretto la Brigata Sassari in passato con un grandissimo successo.

Ma questo seminario, e poi la tavola rotonda che seguirà, saranno due momenti per approfondire anche il tema del ruolo internazionale dell’Università, le Azioni che l’Ateneo può concretamente promuovere d’intesa con il territorio e in particolare d’intesa con gli Ordini Professionali e con le strutture dipartimentali, le sue articolazioni interne, quelle dell’università, che in qualche modo sono impegnate in una politica di internazionalizzazione a favore della pace.

Noi abbiamo previsto già da alcuni anni delle borse di studio per studenti stranieri. Ci sono attualmente tre studenti, tre nostri dottorandi che frequentano il nostro Dottorato di Ricerca, la Scuola di dottorato in Scienze e Biotecnologie dei Sistemi Agrari e Forestali e delle Produzioni Alimentari, diretta dal professor Antonino Spanu e i nostri allievi sono Mohammad Alam Ghoryar, Mohammad Osman Karimi e Addullah Halim, che hanno in questi due anni circa frequentato a Nuoro e a Sassari la Scuola di Dottorato.

Ma al di là di questo volevo dire anche la gratitudine dell’Ateneo nei confronti di chi ha reso possibile questa collaborazione e che speriamo possa estendersi in futuro dando una dimensione internazionale e ulteriore al nostro Ateneo, e in particolare al Presidente dell’Ersu, Gianni Poggiu, per risolvere definitivamente i problemi dell’internazionalizzazione dell’Università che passano attraverso anche le figure che vengono formate; dirigenti, manager, persone destinate a svolgere un ruolo molto attivo nel proprio paese al loro rientro, soprattutto in alcuni campi come l’agroalimentare e non solo. Credo che noi abbiamo assolutamente l’esigenza di collaborare con l’Ersu per trovare soluzioni concrete, così come a Nuoro con il Consorzio per la promozione dello sviluppo universitario nel Nuorese, che oggi è rappresentato dalla Presidente Loi.

Volevo anche dire che le nostre Scuole di Dottorato hanno una quota rilevante di studenti stranieri. Io sono stato recentemente in Vietnam, perché abbiamo parecchi dottorandi e dottori di ricerca Vietnamiti. Complessivamente al momento sono circa trentacinque gli studenti che frequentano i nostri dottorati e sono provenienti da paesi extraeuropei.

Ci sono in questa giornata tante storie che si incrociano, tante questioni in discussione, tante competenze che siamo riusciti a raccogliere, e in particolare volevo ringraziare i colleghi dell’Università di Milano, Marco Lombardi, del Ministero degli Affari Esteri, Alberto Bortolan, i professori che hanno accompagnato in Afghanistan i nostri allievi, in particolare Chiara Rosnati e Gianni Battacone, tutti coloro che insomma hanno contribuito a portare avanti questa esperienza che cambia profondamente anche i nostri dipartimenti, i nostri laboratori e il nostro Ateneo.

Nella tavola rotonda si discuterà assieme agli Ordini Professionali, assieme ad alcuni direttori dei dipartimenti e alcuni ricercatori, il problema del ruolo di Organismi di Formazione e degli Ordini Professionali nella formazione permanente nei paesi in via di sviluppo. Io credo questa sia la nuova frontiera. Sono stato recentemente in Tunisia, a Djerba, per un progetto di cooperazione del Nucleo Ricerca Desertificazione nella regione di Tataouine e Matmatma, e in Algeria nella regione di Batna.

Ci sono dei finanziamenti concessi dal Ministero per gli Affari Esteri per la Cooperazione Internazionale che sono gestiti direttamente dal nostro Ateneo e che in qualche modo qualificano anche l’attività di ricerca che si svolge nei paesi in via di sviluppo.

Voglio dire il ruolo e il significato alto di una cooperazione a livello internazionale che deve estendersi e che, nel caso dell’Afghanistan, si appoggia fortemente anche su un rapporto profondo di stima, di rispetto con i nostri militari e in particolare con la Brigata Sassari.

Ecco, io volevo semplicemente dare atto di questo, ringraziare il generale Luciano Portolano per l’attenzione che ha avuto nei confronti delle nostre piccole iniziative e dire che l’Università c’è, ci sarà ancora e spera di poter contribuire a una politica di pacificazione in quel paese con l’obiettivo soprattutto di stabilizzare una situazione difficile e di combattere il terrorismo con le armi della pace e della cultura.

Grazie e buon lavoro.